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 Anno VI n° 5 MAGGIO 2010    -   FATTI & OPINIONI


I politici mentono
Tremonti aveva detto: “nessuna manovra finanziaria”
… ma l'UE ci impone un taglio di circa 25 miliardi di Euro e l'Economia dell'Italia sembra essere in coma vegetativo
Di Giovanni Gelmini


Sembrava che non ci fosse bisogno di una manovra fiscale, così almeno aveva affermato poco tempo fa Tremonti, ma l'UE ha invece chiesto un intervento piuttosto pesante: si parla di 25/28 miliardi d’Euro. Dove trovarli?

L'economia sonnecchia e non si può pensare che il gettito delle tasse aumenti. Per forza di cose si devono fare i salti mortali per rispondere positivamente a quanto richiesto perentoriamente da Bruxelles, perché quanto è successo in Grecia e le modifiche sostanziali apportate alle procedure UE di controllo della finanza pubblica, non ci permettono più di giocare a nascondino con la realtà.

Calderoli ha proposto il taglio del 5% dello stipendio dei parlamentari e ha auspicato che si possa estendere tale taglio anche ai politici locali e ai giudici.
Tremonti ha giudicato questo “l'aperitivo” di quanto ci dobbiamo attendere e ha detto che la manovra sarà impostata su “basi etiche”, cioè “Si darà a chi ha bisogno e si toglierà a chi non ne ha, riducendo i trasferimenti che non hanno ragione di essere e l’uso distorto del denaro pubblico.

Se così fosse certamente non vi sarebbe nulla da eccepire, ma le anticipazioni, che arrivano da varie fonti, non sembra che vadano in questo senso. Si parla di tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici e alla spesa spesa sanitari, ma sembrano essere sempre tagli “a pioggia” e non mirati alla reale utilità della spesa.
Si parla di lotta “ai falsi invalidi e agli evasori e sembra che si pensi ad un ennesimo condono, ma sappiamo che la gente non crede molto a loro, visti i comportamenti sempre a sostegno dell'attività irregolare che hanno i politici vicini al Governo.

Tremonti certo ha individuato delle sacche su cui si potrebbe agire per recuperare soldi, ma tra il dire e il fare ci sono due cose che probabilmente si frappongono: il clientelismo dei politici e il lungo contenzioso che gli accertamenti fiscali trovano sul loro percorso.

Inutile, fuori luogo, antipatico e insensato appare il ritornello che gli uomini del PDL continuano a dire “Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”. Per risolvere il problema le dovranno per forza mettere, come incremento delle tasse, magari in modo non apparente, o come peggioramento dei servizi. Ecco che già si parla di aumento dei ticket nella Sanità.

Come si diceva in apertura, non ci si può attendere un aiuto da un aumento di entrate tributarie legate alla ripresa economica. L'economia italiana, ha terminato la caduta precipitosa, ma non riesce a entrare nella “convalescenza”.
I dati che l'Istat continua a fornirci (PIL, produzione industriale, ecc) mostrano un andamento piatto (vedi grafici in fondo all'articolo), come se l'economia fosse in coma vegetativo, mentre l'occupazione diminuisce in modo costante e non ci sono indicazioni che il fenomeno della perdita di posti di lavoro stia arrestandosi. Questo lascia supporre invece che si dovranno aumentare le spese per il sostegno alle famiglie in difficoltà.

La verità è che il Governo non vuole (o forse non può) tagliare le spese veramente inutili, cioè quelle della corruzione e del clientelismo. La politica sembra essere ricattata da chi le fornisce i “voti”. A parole tutto va bene, ma come si fa a credere a questo, quando si assiste ad un dilagare di azioni giudiziarie che mettono in evidenza un’enorme diffusione delle tangenti pagate in vario modo per ogni opera pubblica?

La politica non ha tempo di occuparsi dell'economia, perché è troppo impegnata a difendersi dalle giuste azioni della magistratura e a cercare il consenso attorno ai provvedimenti che ritiene necessari per imbrigliare giudici e giornalisti. La dimostrazione l'abbiamo dal fatto proprio che Tremonti non si sarebbe mosso, se non ci fosse stata l'imposizione dell'Europa.



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