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Camera dei Deputati, 6 maggio 2010

La parola al Ministro Tremonti sui provvendimenti presi all'Ecofin

Informativa urgente del governo sulla crisi economico-finanziaria in atto in Grecia e sulle possibili ripercussioni sulla stabilità dell’euro


0. Credo sia doveroso iniziare questo intervento esprimendo cordoglio profondo per le vittime degli incidenti di Atene.
La nostra solidarietà e sostegno al popolo e al Governo della Grecia sono, in questo momento, ancora più forti.

1. La situazione della Grecia è molto seria.
La crisi è stata, è causata da profondi squilibri economici e finanziari, privati e pubblici, squilibri che si sono accumulati nel tempo per colpevole convenienza ed inerzia.
Squilibri che, alla fine, la speculazione ha amplificato, minacciando la stabilità tanto del Paese quanto dell’intera area dell’euro.
La discussione che si fa oggi in questa Aula è temporalmente parallela a quanto si sta facendo – in questi giorni, in queste ore – negli altri 15 Paesi dell’eurozona, nei loro Governi e nei loro Parlamenti.
Diciamo che la Grecia produce più democrazia di quella che riesce a consumare!

Domani mattina il Governo discuterà uno specifico Decreto-legge. Seguirà a Bruxelles il vertice di Capi di Stato e di Governo dell’eurozona.
Un vertice nel quale l’intervento del Presidente del Consiglio italiano sarà molto importante.

2. Si è diffusa in Europa l’idea di un certo ritardo sui tempi di reazione della politica, asimmetrici rispetto ai tempi di azione dei mercati. Sul ritardo è stato giustamente detto dal Presidente di Eurogruppo che è sbagliato: “Guardare con occhio nazionale alle cose europee, invece di guardare alle cose nazionali con occhio europeo”.

3. C’è chi manipola la sua contabilità per moltiplicare la sua ricchezza. C’è, all’opposto, chi manipola la sua contabilità per mascherare la sua povertà.

Dal 2004 la Grecia è sottoposta alle procedure europee di deficit eccessivo previste dal Patto di stabilità e crescita.
I problemi macroeconomici e di finanza pubblica tipici e propri della Grecia erano dunque già noti e da tempo.
Ma sono poi notevolmente peggiorati.
Peggiorati tanto sul piano ontologico – l’economia si è deteriorata – quanto sul piano gnoseologico: si è saputo di più e di peggio.
Sono emerse impressionanti e prima non rilevate asimmetrie informative.

4. Quanto è successo e sta succedendo era prevedibile per grandi linee ed è stato previsto.
Il 9 ottobre 2008, in questa Aula, nel riferire sulla crisi il Governo ha dichiarato: “Abbiamo ormai abbastanza chiaro cosa è successo in America, ma non è ancora evidentemente chiaro il carattere proprio e tipico della crisi finanziaria in Europa, che è proteiforme e segmentata. Nella dimensione nordica, in tutta la fascia che possiamo definire scandinava, la crisi ha avuto il suo epicentro in Islanda e si è irradiata verso est, nei Paesi nordici, e alla fine ha prodotto un effetto molto forte nella City di Londra.

Nel blocco continentale europeo, dal Benelux ad altri Paesi, la crisi ha avuto manifestazioni ancora diverse. In parte vediamo istituzioni finanziarie e banche che evidenziano attivi non esistenti, indebitamenti contratti per assumere dimensioni tipiche del gigantismo, e banche locali che hanno acquistato attivi ad elevato, seppure incerto, rendimento per retrocedere e per servire sul mercato rendimenti altrettanto elevati.
In Spagna la crisi, attesa ed evidente nella costituzione di un fondo ad hoc, ha origine nel settore immobiliare, prevalentemente. L'Inghilterra è l'epitome di tutti i fenomeni che caratterizzano questa crisi e molto, quasi tutto, si concentra nella City di Londra.
È ancora incognito quanto può accadere e sta accadendo nella fascia che va dal Baltico ai Paesi meridionali dell'est Europa”.

5. Sull’asse del tempo, la crisi greca accelera dopo le elezioni politiche del 4 ottobre.
Il 19 ottobre il Ministro del Tesoro informa che il debito salirà al 120% del PIL.
Il 5 novembre il Premier greco annuncia un bilancio di austerità: “volto a salvare il Paese dal fallimento”.
Il 10 dicembre il caso Grecia arriva al Consiglio europeo.
Da allora è stato, è un crescendo drammatico di fatti e di dati, economici e politici, domestici della Grecia e propri dell’Europa nel suo insieme.
I mercati hanno reagito a modo loro. Hanno per lungo tempo tenuto gli spread a livelli minimi, prezzando i rischi in modo non adeguato, poi hanno fortemente reagito, aumentando i differenziali di rendimento e producendo instabilità e volatilità, in un continuo saliscendi che è particolarmente negativo per le sue evidenti ricadute in termini di imprevedibilità dei costi di finanziamento.

In marzo queste tendenze hanno riguardato in particolare la Grecia, ma anche altri Paesi. L’instabilità e la volatilità si sono così estese al mercato europeo.
6. In questo scenario, è cresciuta la consapevolezza della necessità di un intervento dell’Europa.
Il 25 marzo, i Capi di Stato e di Governo dell’area euro hanno concordato in ordine alla salvaguardia della stabilità sistemica dell’area euro.
È essenziale notare che l’obiettivo dell’azione era allora ed è ancora la stabilità dell’area euro, perché il problema è dell’area, e non solo della Grecia.
È in specie essenziale notare gli altri due impegni contenuti nel comunicato del 25 marzo: forte coordinamento delle politiche economiche e rafforzamento della sorveglianza, inclusa la possibile modifica del quadro legale che ad essa sovrintende, vale a dire del Patto di Stabilità e Crescita.
Anche questo vuol dire Europa ed è importante.
L’azione della Grecia è necessaria ma non è sufficiente.
La reazione o è europea o non è.

7. L’immagine dell’estintore è tratta da una conferenza stampa del 17 dicembre 1940, con la quale il Presidente Roosevelt vuole persuadere che è nell’interesse degli USA aiutare finanziariamente l’Inghilterra. La logica è quella dell’aiuto non a fondo perduto, ma del prestito. L’opinione pubblica americana non avrebbe accettato la logica del fondo perduto. Ma ha accettato quella del “lend and lease”.

8. Le caratteristiche essenziali del meccanismo deciso il 25 marzo sono 3: a) l’intervento deve essere richiesto dal Paese che si trova a fronteggiare un insufficiente finanziamento dal mercato;
b) il Paese deve avere un programma credibile di risanamento e sviluppo, verificato dalla Commissione, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Fondo che può partecipare in posizione minoritaria rispetto al finanziamento europeo;
c) i Paesi europei intervengono con prestiti bilaterali, ma in una simmetrica meccanica multilaterale, sulla base oggettiva della loro quota nel capitale della Banca Centrale Europea.

9. L’11 aprile, i Ministri delle Finanze dell’area euro si sono riuniti in teleconferenza per rendere operativa la decisione dei Capi di Stato e di Governo del 25 marzo e per esplicitare la propria determinazione a sostenere la Grecia, indicando in dettaglio la struttura dell’ipotizzato prestito (2 voci: un tasso base, più uno spread di 300/400 punti base a seconda della scadenza; una commissione una tantum per i costi operativi pari a 50 punti base).

Ancora una volta i mercati hanno reagito bene sul momento, ma poi sono riapparse turbolenza e volatilità, soprattutto a seguito di alcune incertezze politiche.
In specie la reazione dei mercati è stata più forte che nelle occasioni precedenti.
Nel periodo che va dal 12 aprile al 2 maggio, lo spread Grecia ha toccato livelli eccezionali e allo stesso modo se pure su scala inferiore si sono mossi gli spread di altri Paesi.
Il 23 aprile la Grecia ha chiesto ufficialmente il sostegno europeo e del Fondo Monetario Internazionale e si è avviata la procedura per la definizione del programma di risanamento e sviluppo.

10. Mentre erano in corso i negoziati sul programma greco, i mercati hanno continuato a registrare fortissima turbolenza e volatilità a causa dei timori di contagio, amplificate da alcune decisioni sul rating.
Sulla base dell’accordo sul programma di risanamento e sviluppo, il 2 maggio i Ministri delle Finanze dell’area euro hanno deciso di attivare il programmato meccanismo di sostegno alla Grecia.
L’elemento di base e/o presupposto è il programma greco di risanamento e sviluppo.
Fondo Monetario, Commissione Europea e Banca Centrale Europea hanno accertato e dichiarato che il programma greco è adeguato e credibile e su questa base, insieme con gli altri Paesi euro, l’Italia concorda.
La Grecia si trova ad affrontare quelle che il Fondo Monetario ha correttamente definito come due sfide: risanare le finanze pubbliche e rendere competitiva l’economia.
Il Governo greco ha finora dimostrato eccezionale determinazione e grande capacità di leadership, annunciando pubblicamente ed impegnandosi ad adottare le misure che Commissione Europea, BCE, FMI considerano adeguate per affrontare entrambe le sfide:
a) dal lato del bilancio pubblico, in aggiunta a quanto già deciso ad inizio anno, sono previste misure correttive addizionali, sul lato della spesa e delle entrate, in misura pari a 11 punti di PIL in tre anni, al fine di riportare il rapporto deficit/PIL sotto il 3 per cento nel 2014;
b) dal lato economico strutturale, sono previste misure volte a modernizzare e rendere competitivo il sistema: stabilità del settore finanziario, mercato del lavoro, imprese statali e lotta alla corruzione.

È su questa base che è stato attivato l’intervento finanziario, sostanzialmente mirato a mettere la Grecia temporaneamente fuori dal mercato finanziario e dai suoi rischi.
Il funding della Grecia non dovendo più essere fatto sul mercato, ma appunto attraverso un nuovo strumento predisposto “ad hoc”. In specie:
a) l’ammontare è di 110 miliardi di euro in tre anni, di cui 80 miliardi messi a disposizione dai paesi dell’area euro e 30 dal Fondo Monetario;
b) gli 80 miliardi di pertinenza dei Paesi dell’area euro sono costituiti da prestiti bilaterali.
30 miliardi sono per il primo anno e la prima erogazione è prevista prima del 19 maggio, giorno in cui la Grecia deve fronteggiare importanti scadenze sul proprio debito;
c) il Fondo Monetario interviene a sua volta in misura eccezionale, pari a 32 volte la quota greca nel Fondo, con una procedura di approvazione estremamente accelerata (al momento è prevista per il 9 maggio).

La nostra quota nel pacchetto di sostegno è il 18,4 per cento del totale europeo, pari inizialmente a circa 5,5 miliardi.
Il Decreto-legge che sarà approvato domani dal Consiglio dei Ministri ci consente di intervenire in modo flessibile, con emissioni a medio/lungo termine e anticipazioni di tesoreria.
Trattandosi di un prestito, l’intervento non avrà effetti sul deficit ma sul debito, di cui però si terrà conto nettizzandolo nel quadro del Patto di stabilità.
Si avrà un differenziale positivo per l’Italia, tra il tasso applicato alla Grecia e il nostro costo della raccolta.

Questo differenziale è previsto per rendere compatibile lo strumento con ipotesi di interpretazioni “costituzionali” europee contrarie ai salvataggi e/o ai “bail out”.
I rimborsi in quota capitale da parte della Grecia sono destinati al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato mentre gli interessi all’entrata dello Stato.

11. Per concludere, per capire.
Finora per descrivere l’evoluzione della crisi ho usato l’immagine del videogame: affronti un mostro, lo batti e mentre ti rilassi ne arriva un altro, ancora più grande. Userò qui un’altra immagine.
Al termine del suo libro sulla II guerra mondiale, Churchill si chiede se quella sui cui scrive è stata davvero la seconda guerra mondiale od invece è stato il sequitur di una unica guerra, solo intervallata da un lungo armistizio.
Non è questa una seconda crisi che è arrivata. E’ solo la stessa crisi che è continuata e si è trasformata, passando dai debiti privati ai debiti pubblici e scalandosi su scala globale.
Per capire specificamente cosa è successo, sta succedendo in Europa, basta guardare alla carta “geoeconomica” dell’Europa.
In Europa sono rimasti i confini politici. Ma, unificando lo spazio monetario, sono stati rimossi tutti i confini economici. E’ così che non ci sono più confini tra il bilancio di una banca residente in uno Stato e il bilancio della banca controparte residente in un altro Stato. E’ così che non ci sono più confini ma travasi tra debiti, deficit e default delle banche e degli Stati.
L’esposizione della core Europe verso la Grecia è relativamente limitata. Ma l’esposizione della core Europe verso i Paesi che a stella la circondano è, contando i connessi derivati, enormemente superiore.

Le colpe passate e i doveri attuali non sono certo uguali, da banca a banca e da Stato a Stato. In particolare, i doveri degli Stati in crisi sono e devono restare assoluti, ma orami la responsabilità è di tutti. Rimossi ex ante i confini economici, non si possono più far valere ex post i confini politici.
Nessuno è immune dai rischi perché passeggero con biglietto di prima classe.
L’estensione della crisi è sistemica e la soluzione può essere solo comune e politica.
La sovrastruttura politica deve allinearsi alla struttura economica. E la semplice somma algebrica – totale o parziale – dei Governi nazionali più o meno forti non può fare da sola quel nuovo tipo di politica che il tempo presente richiede.
Il tempo è strategico. Dobbiamo guadagnare tempo, guardando non solo a domani od al prossimo mese, ma al prossimo decennio, per assorbire la crisi e per organizzare il futuro. Il nostro futuro non è infatti un destino ma una scelta.
Su questo è splendido l’intervento fatto oggi dal Presidente Delors, sui tempi e sugli strumenti (gli eurobond).
E’ stato scritto, su di un giornale inglese, che la Grecia è un Paese in cui l’impensabile diventa inevitabile, senza attesa nel reame dell’improbabile.
Crisi in greco vuole dire discontinuità. Una discontinuità che può essere positiva costitutiva e costruttiva dell’Europa.
Ci si aspetta che domani il Vertice possa dire che non basta dare una risposta a questa crisi. Dobbiamo saper andare più lontano, imparando la lezione e prendendo tutte le misure necessarie affinché una crisi di questo tipo non si ripeta.
Sono queste le basi su cui dobbiamo e possiamo avere fermezza nel presente e fiducia nel futuro.


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