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 Anno VI n° 6 GIUGNO 2010    -   TERZA PAGINA


Unico relitto con un carico di mercanzia veneziana della fine del XVI secolo
Il vascello dei tesori di vetro
Una scoperta nel 1967 nel mare dalmato. L'importanza del relitto è nel grado di conservazione dei reperti. Il livello di preservazione del legno e delle stoffe del carico è eccellente


Il relitto dello scoglio di Gnalic', distante un paio di miglia dalla cittadina da Zaravecchia, l'attuale Biograd, è uno dei giacimenti sottomarini meno noti e, allo stesso tempo, più interessanti del Mediterraneo.
L'importanza del relitto è data non solo dalla quantità e qualità della merce e dell'artiglieria rinvenute, ma anche dal grado di conservazione dei reperti in materiale organico. Il livello di preservazione del legno e delle stoffe del carico è eccellente - anche grazie agli ottimi restauri eseguiti - mentre ben poco rimane dello scafo. Si tratta inoltre dell'unico relitto indagato con un carico di mercanzia veneziana della fine del XVI secolo, nel quale vi è una collezione di vetri muranesi sorprendente per quantità e qualità.

La scoperta del relitto, giacente su un fondo di m 26-30 di profondità, venne effettuata nel 1967 da pescatori. Nello stesso anno e nel successivo, l'Ufficio per la Conservazione dei Monumenti Culturali della Jugoslavia e il Museo Nazionale di Zara organizzarono delle campagne di scavo. Il giacimento apparve subito già parzialmente depredato da clandestini.

Tra il 1970 e il 1971, a Lubiana venne allestita una mostra per far conoscere al pubblico gli eccezionali reperti rinvenuti. Già in occasione dell'esposizione, ma anche negli anni immediatamente successivi, i manufatti furono oggetto di alcune pubblicazioni preliminari.

Dopo un lungo periodo di relativo disinteresse, nel 1996 il prof. Brusic ha intrapreso una nuova campagna di ricerca per recuperare il resto del carico e documentare le poche testimonianze dell'opera viva dello scafo.

Il carico e l'artiglieria della nave sono oggi esposti presso il piccolo museo di Biograd, a sud di Zara. La collezione, che occupa quasi completamente l'esposizione, è ben allestita anche se non si può non notare la mancanza di pannelli illustrativi (le didascalie sono in lingua croata).

I due pezzi più pesanti di artiglieria fanno invece bella mostra di sé all'interno della hall del vicino Hotel Ilirija.


Quasi tutta la merce è stata rinvenuta ancora imballata in casse, botti, ceste o scatole che le contenevano e che si sono conservati in maniera sorprendente, per un relitto in ambiente marino. Non è troppo azzardato affermare che si tratta del carico in materiale organico meglio conservato del Mediterraneo. Molti di questi imballaggi presentano marchi, per lo più con l'effigie del leone marciano, che potrebbero dire molto sulla provenienza delle merci.

Del carico facevano parte 2500 oggetti di vetro, studiati e pubblicati da A. Gasparetto. Egli li ha suddivisi in perle di vetro, vetri cavi e vetri piatti.
Dei primi non vi è molto da dire, mentre dei secondi va detto che con questa definizione si intendono bicchieri, bottiglie, ampolle, fiaschette, boccali, vasi, ciotole e piatti di fattura tipicamente muranese.

Con vetri piatti si intendono ben 648 "rui" e 50 lastre. I primi sono i tipici dischi di vetro che riempiono le tradizionali finestre veneziane, con decorazioni a leggero rilievo che propongono schemi appartenenti al repertorio decorativo turco. I secondi sembrerebbero costituire i cosiddetti "quari" da specchio grezzo o, meno verosimilmente, altre lastre da finestra.

Del carico facevano parte anche dei lampadari in ottone, smontati ed imballati in botti di legno, provenienti dal nord Europa, forse da Lubecca, come indicato dalla presenza di aquile bicipiti.

Si tratta di circa 400 pezzi che potrebbero comporre otto lampadari da soffitto e sessanta lampade da parete.

In un grande baule perfettamente conservato è stato protetto un rotolo di 54 metri di seta damascata color porpora decorata con motivi vegetali. La pezza, che non ha eguali al mondo, è stata trovata, ancora ripiegata in strati, in un sacco piombato e sigillato.

Nel baule erano anche tre camicie bianche di cotone ed otto berretti neri di lana, eccellentemente restaurati in un laboratorio svizzero.

La parte forse più singolare del carico consiste in numerosissime scatole e scatolette contenenti alcune centinaia di oggetti di uso quotidiani: ditali, aghi da cucito, aghi fermaglio, rasoi, occhiali, forbici per tagliare lo stoppino delle lampade, sonagli, un bilancino di precisione con tutta la serie di pesi.

Se le confezioni sono quasi sempre ben conservate, gli oggetti in realtà sono molto corrosi e incrostati. La parte più consistente del carico è costituita da metalli semilavorati.


Pubblicato su "L'archeologo subacqueo" anno IX, n. 3 - Settembre Dicembre 2003 - pp. 10-14 di C.Beltrame

L’avventura del vetro dal Rinascimento al Novecento tra Venezia e mondi lontani
Trento, Castello del Buonconsiglio
Vigo di Ton, Castel Thun 
dal 27/06 al 7/11 2010
vedi presentazione



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