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 Anno VI n° 6 GIUGNO 2010    -   FATTI & OPINIONI


La politica oggi
Fini va avanti per la sua strada
Il suo appare un tentativo di modificare la visione culturale della politica di destra e determinare la nascita di una classe politica in grado di incidere sulle riforme, di renderle realizzabili e soprattutto condivise dal Paese. Il “federalismo” sarà un banco di prova
Di Giacomo Nigro


Una larga parte del mondo politico ed economico italiano è persuasa che occorrono e sono pressoché inderogabili riforme sostanziali alla società italiana. Occorre prendere atto sia della crisi economica che di valori, che attraversa il nostro tessuto sociale. Il federalismo fiscale, su cui convergono alcune speranze, è il banco di prova concreto di queste attese.

Il "fenomeno" Fini che si è materializzato all'indomani delle ultime elezioni è, evidentemente, un tentativo di smarcamento da parte di una parte della destra italiana che vuol essere più liberale ed europea. Ci si vuole distinguere dal berlusconismo, che incarna e incoraggia l'egoismo di una classe di arrampicatori sociali dallo stile mordi e fuggi. Fini, che ha spesso mostrato realismo, ha una sua visione delle riforme (la più importante delle quali è quella fiscale) che non può che essere legata all'elettorato che gli compete.

Il bacino elettorale di Fini (incorporato temporaneamente nell'alveo Pdl) è fondamentalmente al sud, grosso modo contrapposto a quello di Bossi situato esclusivamente al nord. Fini guarda al suo futuro politico alla luce di queste considerazioni. Nel recente passato è stato forzato ad entrare nel Pdl, ma al momento opportuno vorrebbe andarsene, senza pagar dazio eccessivo. Al momento sembra con le spalle al muro, ma dopo lo scontro con Berlusconi, da cui è uscito apparentemente perdente, egli ha di fatto continuato il suo percorso di distinzione.

Il suo appare un tentativo di modificare la visione culturale della politica di destra che determini la nascita di una classe politica in grado di incidere sulle riforme, di renderle realizzabili e soprattutto condivise dal Paese, da ultimo è intervenuto sulle criticità del mercato del lavoro e la piaga del lavoro nero, specialmente di quello straniero, si è spinto cioè nella "zona di competenza" della Lega Nord.

Il presidente della Camera, in occasione della presentazione dell'indagine conoscitiva dei fenomeni distorsivi del mercato del lavoro, ha elogiato la Commissione Lavoro della Camera presieduta da Silvano Moffa. Dall'indagine è emerso che la manodopera straniera è cresciuta in modo tale che il fenomeno del lavoro nero presenta proporzioni più vaste, proporzioni che non possono essere circoscritte alla mera regolamentazione dei flussi migratori. In realtà occorrono riforme di ampia prospettiva, entro tempi concordati e definiti, con il concorso del Governo.

Recentemente l'Istat ha inquadrato il fenomeno: sarebbero 2,9 milioni le unità di lavoro che risultano non regolari. Nel 2009 il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza dell'unità di lavoro non regolare sul totale delle unità di lavoro, risulta pari al 12,2%. L'incidenza del valore aggiunto, prodotto dalle unità produttive che impiegano lavoro non regolare, risulta nel 2006 pari al 6,4% del Pil.

Occorre quindi fare in modo che si determini un corretto incontro tra la domanda e l'offerta del lavoro straniero in modo tale da contrastare il lavoro nero. Regolare meglio le modalità d'ingresso, che al momento risultano spesso di non facile applicazione e favoriscono, appunto, il ricorso al lavoro sommerso. Questo fenomeno riguarda sicuramente gli immigrati irregolari, ma in misura maggiore quelli regolari con lavoro stabile.

Fini si rivolge alla classe politica in questi termini:"Se su questioni così rilevanti come il lavoro, che indicano la cifra politica complessiva del Paese e il livello di civiltà, si riesce nel prosieguo della legislatura a uscire dal clima di perenne contrasto e contrapposizione, che è il sale della democrazia, ma spesso in Italia è una rigida contrapposizione di ruoli, e si dà vita a riforme ampiamente condivise e ampiamente partecipate, si scrive un bel capitolo della politica italiana".

Non ci sarebbe molto da dire ed aggiungere se fossimo in presenza di una situazione politica ordinaria in cui chi governa, non avendo contrasti interni, si avvale del parere dei governati, specialmente di quei governati che non hanno scelto le forze politiche al potere e vorrebbero vedere riconosciute le specificità e gli interessi di tutti. Così non è, rimane il problema di passare dalle parole ai fatti.

Per realizzare il federalismo fiscale e renderlo giusto per tutti, occorre mettere mano seriamente al fenomeno del lavoro nero, appunto, di bianchi e neri e snidare gran parte dell'evasione fiscale. Due temi da cardiopalma, sia per la destra che per la sinistra che, non per niente, se li rimpallano.



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