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Economia, politica & società

Ce la farà il governo a resistere? Ma gli italiani ce la faranno a sopravvivere?

I veri problemi dell'Italia sono ignorati da una massa di politici inconcludenti

Di Giovanni Gelmini

La politica si è avvitata su se stessa: si parla solo di elezioni e affari connessi. Secondo i nostri uomini politici i problemi sono: regge il governo? Se cade si fa un governo per rifare la legge elettorale, sì ma quale?

Ora tutti sono d'accordo che la “porcata” promossa da Calderoli, con il benestare di Berlusconi, Fini e Casini, sia da cancellare, ma nessuno propone qualcosa che gli altri condividano. Pensare che sarebbe molto semplice: è, infatti, sufficiente abrogare la porcata e tornare alla legge precedente, che tanto male non andava, senza perdersi e dividersi in modifiche che sinceramente non interessano nessuno, se non gli stretti interessi dei politici. I problemi degli italiani sono ben altri e un Governo di “salvezza nazionale” dovrebbe fare qualcosa per risolverli prima di tornare alle urne.

La crisi ci ha messo in ginocchio, checché ne dicano i vertici confindustriali. La disoccupazione aumenta, il reddito delle famiglie di basso reddito diminuisce ulteriormente, troppe piccole aziende sono costrette a chiudere o a fallire.

Il PIL cresce poco e non riesce a recuperare l'abisso in cui è caduto. La nostra crescita è nettamente inferiore a quella degli altri paesi europei, lo dice il FMI e l'OCSE (l'OCSE prevede per l'Italia una riduzione per il terzo trimestre del 2010 (-0,3%) e per il quarto trimestre una sostanziale stabilità sul basso (+0,1%). Secondo questo istituto internazionale di studi economici occorrono riforme strutturali e per rilanciare gli investimenti serve la minore incertezza possibile sulle prospettive di medio e lungo periodo.

Anche la BCE insiste sulla necessità di rilanciare la competitività; nel il suo bollettino invita a procedere all'aggiustamento dei conti pubblici e alla riforme strutturali specialmente quei paesi che hanno subito "una perdita di competitività o che al momento soffrono di disavanzi di bilancio e disavanzi esterni elevati. Le misure dovrebbero assicurare che il processo di contrattazione dei salari ne consenta il flessibile e appropriato adeguamento alle condizioni di disoccupazione e alle perdite di competitività. Riforme tese a potenziare la crescita della produttività stimolerebbero ulteriormente il processo di aggiustamento di tali economie". Per il settore pubblico la BCE chiede “profonde riforme” della burocrazia e non tagli generalizzati.

Diciamo che tutti affermano che dobbiamo rimboccarci le maniche e necessitiamo di un Governo che non si trastulli con finte riforme della giustizia e con federalismi inopportuni in questo momento. Tra le righe fanno una profonda critica al nostro Governo, perché gli organi politici europei evitano evidentemente di dire il tal ministro è un incapace, ma indicano vie di uscita dalla nostra situazione esattamente opposte a quelle adottate dal ministro Tremonti.

È evidente che il Governo, dal punto di vista della politica economica, è inesistente. Sotto questo aspetto può aver ragione Berlusconi a non nominare il Ministro dell'Industria, tanto, a lui, non serve!

La mancanza di azione efficace del Governo trova riscontro nello stato dell'Italia che è sempre più teso. Avevamo detto che le crisi economiche come questa, oltre a impiegare anni per tornare alla ripresa, implicano grossi cambiamenti di struttura e scontri tra le parti che possono anche sfociare in rivoluzioni e guerre . Per ora il clima in Italia è solo surriscaldato, per fortuna. Durerà? Un esempio di cose che si dovevano prevedere e invece il Governo ha ignorato è il problema Fiat-FIOM. È evidente che un’azienda di dimensione mondiale non può prescindere dall'avere certezze sul ritorno degli investimenti. Fino a ieri, la Fiat, nel settore auto era un’azienda decotta, che accettava volentieri i soldi pubblici e si sobbarcava in cambio di problemi grossi come l'Alfa Romeo, facendo così contenti politici e sindacati.

Oggi l'UE non permette più il “finanziamento di imprese” in questo lurido modo e la Fiat auto non è più decotta, può perciò imporre la sua politica industriale ed è ovvio che vada a investire dove trova interesse. La FIOM si è opposta alla politica di ristrutturazione proposta da Fiat, non dico che non ne avesse le ragioni, ma i tempi sono cambiati e, questo è il punto dolente, non c'è stata alcuna mediazione del governo, che invece sarebbe dovuto intervenire per far accettare alla Fiat alcune condizioni e alla FIOM altre, come hanno sempre fatto i veri Governi. Questo si chiama mediazione e la politca deve essere capace di mediare se vuole produrre fatti positivi.

L'assenza della “politica” ha certamente indotto anche altre aziende a seguire l'esempio Fiat, ad esempio la Indesit. Infine Federmeccanica ha fatto un passo inatteso: ha disdetto il contratto. Questa azione non è una cosa “strana” o abnorme, è un passo normale quando un contratto è in scadenza e il contratto dei metalmeccanici lo è; non solo, nel 2009 UIL e CISL hanno firmato un altro contratto, quello sulla contrattazione a più livelli;manca solo la firma di FIOM/CGIL e questo ha spaccato la rappresentanza sindacale e ha creato una situazione assolutamente anomala che il Governo ha trascurato, anzi direi che il suo comportamento ne è stata la causa principale. E chi semina vento raccoglie tempesta.

Anche la vita sociale si sta degradando: ritornano le violenze politiche e le violenze private, ma non diamo la colpa ai rom, per favore, la violenza è diffusa e va dalle mafie, all'ambiente di lavoro, dalla famiglia alla scuola, fatta principalmente da italiani.

Questa è una situazione che necessiterebbe di un governo forte e attento, invece abbiamo un governo forte nelle chiacchiere e nel litigare, Chissà se dalle elezioni possa uscire a qualcosa meglio; mi sa di no, perché non vedo uomini capaci di dar vita ad una nuova politica. Unico sulla barricata è proprio Fini, ma di lui non mi fido perché ha avuto una lunga vicinanza col Cavaliere e, quindi, appartiene alla stessa matrice politica.


Tutti i grafici sono pubblicati tratti da Banca d'Italia, “L'economia italiana in breve” N. 40 - Agosto 2010

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