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 Anno VI n° 11 NOVEMBRE 2010    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi



Siamo tutti dipendenti?
Il problema della “droga” è molto ampio, proviamo a vedere in questo articolo quello posto dalle classiche: fumo e alcool
Di Silvano Filippini


Cosa è la dipendenza
E’ l’assieme delle assuefazioni ad una sostanza o ad un comportamento. Può essere fisica, psichica o entrambe.
Quella fisica è legata alle sostanze chimiche introdotte nell’organismo e genera crisi di astinenza al momento della sospensione dell’uso di tali sostanze. La gravità della sindrome di astinenza dipende dal tipo di molecole di cui si fa uso e, generalmente, è più marcata in caso di assunzione di eroina, morfina, barbiturici, amfetamine e alcool.
La dipendenza psichica, invece, è caratterizzata dall’impulso ad assumere la sostanza in modo continuativo per evitare una sensazione di malessere e per ricavarne piacere. Ma può essere dovuta anche all’abitudine sistematica ad attuare un comportamento ripetuto nel tempo la cui sospensione genera malessere psichico tra cui angoscia, irritabilità, depressione.
E’ chiaro che tutte le sostanze che inducono dipendenza fisica causano anche quella psichica che può essere rinforzata da un tipo di comportamento. Ad esempio il fatto di accendere la sigaretta in continuazione è frutto di un’attività ossessivo compulsiva caratteristica del tabagista. La risoluzione della dipendenza fisica, pur essendo complicata, è di più facile soluzione; per contro, l’eliminazione di quella psichica comporta maggior determinazione e tempi più lunghi.

Tabacco e Alcool
Sono le sostanze, tra quelle che creano dipendenza, più antiche e mai debellate proprio per la forte componente psichica. Accessibili a tutti per via dei costi modesti, nei secoli hanno creato danni ingenti a tutte le popolazioni del mondo. Come non ricordare l’alcolismo dei pellirossa, ereditato dai “bianchi”che avrebbero dovuto civilizzarli?

Tra l’altro i conviventi non fumatori sono costretti a subire il fumo passivo che fa lievitare le polveri sottili in casa: basta accendere una sigaretta e le Pm10 passano da 50 a 5.000 microgrammi. Per non parlare delle altre sostanze che inquinano l’aria e ci sottopongono all’azione cancerogena di: idrocarburi aromatici, catrame, fenolo, cresolo, B-naftilamina, N-nitrosornicotina, benzopirene, catecolo, nikel, arsenico, cadmio, polonio 210. Oltretutto, a questi vanno aggiunti anche gli acceleratori tumorali, quali indolo e carbazolo.

Nel fumo la dipendenza viene creata dalla nicotina che, oltre ad agire da vaso costrittore, essendo un alcaloide, agisce pure sulle sinapsi del cervello (prima le stimola e poi le deprime) e sulle giunzioni neuro muscolari.

In base alla quantità assorbita velocemente dalle mucose dell’apparato respiratorio e digerente può creare (a basse dosi) segni di iperstimolazione neurologica, mentre con dosi maggiori si arriva alla depressione totale del sistema cardiocircolatorio.

Ma i danni maggiori sono creati da molte sostanze cancerogene derivanti dalla combustione del tabacco e della carta che determinano il 90% dei tumori polmonari. Per ciò che concerne la dipendenza della nicotina le case produttrici di tabacco ne hanno aumentato l’effetto, aggiungendo altre sostanze in modo che, una volta acchiappato il “cliente”, difficilmente lo perderà. Se poi si inizia a fumare in tenera età i danni all’apparato respiratorio e la dipendenza aumentano in proporzione.
Purtroppo gli ultimi dati relativi alla Lombardia ci dicono che l’età media di inizio è intorno ai 13 anni e quasi il 30% dei quattordicenni (maschi e femmine) è già fumatore abituale, mentre a 18 anni si arriva al 40%.

L’alcool etilico (o etanolo) invece è una molecola piccola che non richiede digestione o scissioni e perciò viene assorbita immediatamente in tutto il tratto gastrointestinale e, entro un’ora, il suo assorbimento è quasi totale anche se la concentrazione ematica massima si raggiunge già dopo 40 minuti. Invece ci vogliono almeno otto ore affinché ritorni a zero.
Tra gli effetti dell’alcool vi è l’alterazione delle cellule epatiche e l’azione sui neuroni al punto da aumentare la litigiosità e la violenza. Ma senza giungere a tali effetti-limite si ha, comunque, l’alterazione dell’attenzione e della coscienza fino al torpore e al sonno e, in casi estremi, il coma etilico.
La differenza tra l’alcolizzato e il consumatore “normale” (un bicchiere di vino a pasto e niente superalcoolici) sta nell’incapacità di fermarsi e nella comparsa di alcune abitudini che portano all’alcolismo cronico, legato all’impossibilità di smettere per via della raggiunta dipendenza. Sulle donne e gli adolescenti gli effetti sono più intensi in quanto il loro fegato possiede minori capacità di neutralizzare la molecola dell’alcool.

Purtroppo in questi ultimi anni va abbassandosi progressivamente l’età in cui si inizia a bere e a fumare: 11 anni. Se a seguito delle norme sul divieto del fumo nei locali pubblici si è ridotta sensibilmente la percentuale dei maschi adulti che fumano, in contemporanea è aumentato il numero delle donne che si dedicano alle malefiche spire che, oltre tutto, creano danni durante la gestazione. Nel contempo l’aumento della frequenza dei locali e delle discoteche da parte dei giovanissimi ha diffuso comportamenti che danneggiano la salute in quanto l’accoppiata fumo-alcool rischia di creare danni permanenti! Se poi i gestori non controllano l’età degli acquirenti di alcoolici e sigarette (vietati ai minori) appare evidente che le leggi restrittive non servono. Servono controlli più serrati, sino alla chiusura del locale che no rispetta le regole.

Droghe
Non esistono droghe leggere, in quanto tutte agiscono sui neuroni e sui neurotrasmettitori, danneggiandoli, e tutte creano una dipendenza più o meno spiccata a seconda della sostanza introdotta nell’organismo. Se a ciò si aggiunge l’assuefazione progressiva, che induce ad aumentare le dosi per ottenere il medesimo effetto, appare sin troppo evidente la spirale a cui si va incontro quando si inizia a far uso di droghe.
La voce che circola tra i giovani, secondo la quale gli spinelli non fanno male, è del tutto infondata e messa in circolazione dalla criminalità per acchiappare più “clienti”; anzi, oltre ai danni della Cannabis sul sistema nervoso, si devono aggiungere anche quelli del fumo sull’apparato respiratorio e cardio-circolatorio.
Di recente, poi, vanno aumentando le sostanze chimiche che vengono offerte e si abbassano i costi della “dose”, allargando il mercato soprattutto verso i giovanissimi. Del resto le analisi sugli scarichi fognari delle città e il progressivo aumento di sostanze illecite sequestrate evidenziano la fiorente attività di spaccio. L’ultima trovata è quella delle insospettabili casalinghe che offrono sostanze stupefacenti nel proprio salotto.

Se molti anni fa l’uso di droghe era riservato ai ricchi, che volevano provare nuove esperienze, o a controculture giovanili, che volevano estraniarsi dalla normalità, ora la droga, attraverso la vastissima gamma di offerte, è divenuta più “democratica” in quanto investe tutte le categorie sociali e rientra tra le varie consuetudini di una vita considerata comunque “regolare”. Insomma è venuto a mancare il freno sociale che tendeva ad emarginare i trasgressori.
Del resto le ripetute e gravi intossicazioni che si registrano a seguito dei sempre più diffusi “rave” o delle serate in discoteca sono la prova evidente di questa nuova cultura dello sballo. Purtroppo tali episodi sono soltanto la punta dell’iceberg della dimestichezza con le sostanze psicoattive. Una recente ricerca milanese ha indagato sulle motivazioni di oltre 400 giovani di età compresa tra gli 11 e i 34 anni nelle principali città italiane. Dall’indagine è emerso un dato assai pericoloso: il primo approccio si registra tra gli 11 e 13 anni (20%), ma pure l’inizio tardivo (14-16 anni) desta preoccupazione (57%). Se si allarga fino ai diciottenni già il 73% ha provato.

Per ciò che concerne il luogo di iniziazione i posti all’aperto la fanno da padrone (più del 50%), ma già a scuola (12%) o a casa (15%) i giovanissimi hanno avuto l’occasione. Se si esaminano le motivazioni, sono le più disparate: curiosità ed emulazione sono in testa, seguite dalla ricerca di uno stato di benessere, dal miglioramento delle prestazioni, dal superamento di uno stato di disagio, per terminare con la riduzione dell’ansia. Oltre tutto chi ha provato una volta, nel 90% dei casi continua.

Oggi si tende ad andare verso il “policonsumo” che abitua a sperimentare sostanze sempre diverse e magari in associazione. Le cosidette “smart drugs”, cioè droghe furbe non perseguibili per legge perché non ancora annoverate negli elenchi legislativi. Esattamente ciò che si verifica nel doping sportivo: l’antidoping è sempre in ritardo sui nuovi “prodotti”!
Tra l’altro di tali composti non si conosce ancora la reale pericolosità. Dal 1997 ad oggi sono state monitorate più di 110 sostanze psicoattive di cui almeno 24 arrivate sul mercato soltanto nel 2009. Inoltre sono proprio gli adolescenti ad affidarsi a queste nuove molecole attraverso Internet che è divenuto la maggior fonte di informazione e di socializzazione per i giovanissimi. La pericolosità viene accentuata dalla pubblicità insidiosa che reclamizza gli effetti dei prodotti: oltre a quelli euforizzanti e psichedelici, vengono evidenziate le performance fisiche, mentali, sociali, sessuali. Il tutto senza presentare le nuove sostanze come droghe, ma come, ad esempio, profumatori d’ambiente. Il che fa cadere ogni remora psicologica sull’eventuale pericolosità.



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