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 Anno VI n° 12 DICEMBRE 2010    -   FATTI & OPINIONI


Critica politica
Attendendo... cosa? È la crisi globale!
Lo stato che ci appare oggi è disastroso. Vediamo alcuni esempi del pessimo governo realizzato da Berlusconi. Dove sono i suoi Miracoli? Cosa ci aspetta?
Di Giovanni Gelmini


Sono settimane che l'Italia sta sempre di più soffrendo di una crisi economica mal governata, di una crisi dei servizi pubblici e di una crisi istituzionale profonda.

Da un semestre siamo ormai incollati attorno al disfacimento di una maggioranza che aveva stravinto le elezioni, che aveva tutti i numeri per fare cose meravigliose, con un’opposizione che appariva senza numeri e senza idee.
Finite le elezioni regionali della primavera scorsa i leader di governo avevano arrogantemente affermato: “Per tre anni non ci saranno elezioni, adesso possiamo tranquillamente fare le riforme”.
Ma l'arroganza ha rovinato i loro piani: Fini si è messo per traverso a quelle riforme. La risposta di Berlusconi è stata disordinata, un po' di qua un po' di là, senza la capacità di sconfessare le accuse di Fini: azione di Governo incentrata solo sulle esigenze del premier e mancanza di discussione all'interno del PDL. Il modo con cui il premier ha condotto la sua prima crisi di leadership mostra nettamente la sua incapacità di governare.

Per quasi due decenni la sua è stata un’azione basata su una facciata costruita con slogan adeguati, da buon esperto di pubbliche relazione, e su provvedimenti ad uso “personale”; oggi però Berlusconi sembra non avere più lo smalto di vent'anni fa e la Giustizia reclama i suoi doveri.

I risultati della sua insipienza nel governare si accumulano e sono sotto gli occhi di tutti. Gli interventi “risolutori” che Berlusconi vanta come fiori all'occhiello di questo governo “il miracolo dell'Aquila” e “l'immondizia di Napoli” mostrano a tutti che le sue sono solo palle emerite: non è stato risolto nulla in entrambi i casi!

Gli interventi sono stati solo di facciata. A Napoli è bastato un granello di sabbia, la protesta di Terzigno, nell'ingranaggio di provvedimenti senza vitalità, per far crollare tutto il castello di immagine. L'insussistenza di provvedimenti di sistema è certificata dall'ispezione della UE. “Dopo due anni la situazione non è molto diversa.” così ha detto il capo degli ispettori UE, Pia Bucella.

Dell'Aquila non si sente più parlare, ma noi pubblichiamo una “Lettera dall'Aquila” che ci descrive in modo chiaro e molto preoccupante lo stato di un territorio due volte terremotato: dal terremoto geologico prima e poi dall'incapacità politica di gestire le risorse, sprecando soldi e tempo in grandi interventi di facciata senza sapere, o volutamente ignorando, che la prima cosa da fare è mobilitare la gente, ricostruire la fiducia e far ripartire il tessuto economico. Il Friuli aveva insegnato come affrontare questi drammi e di certo gli aquilani non sono da meno dei friulani come capacità di impegnarsi silenziosamente a lavorare; ma il pupillo di Berlusconi, Bertolaso, ha monopolizzato tutto; se fosse milanese, avrebbe detto. “ghe pensi mi!”, ma i risultati oggi sono disastrosi e i dubbi sugli sprechi e sulle spese inutili, come quello del G8, sembrano essere più che ovvi.

L'economia italiana boccheggia, non riesce a cogliere le poche occasioni di ripresa che si possono rilevare negli altri paesi. Qualche impresa riesce a cavalcare le opportunità d’esportazione, ma, come una rodine non fa primavera, queste non riescono a rilanciare i consumi interni, che sono la vera ed unica forza basilare di una sana economia. La situazione interna risente di una continua erosione dei redditi: da parte dell'inflazione strisciante, da parte della riduzione di servizi erogati dalla pubblica amministrazione e non ultimo dalla disoccupazione reale ed incipiente, mascherata ancora da una cassa integrazione che diventa giorno dopo giorno sempre più insostenibile.

Ancora due sono i casi emblematici che mostrano l'inconsistenza dell'azione di questo Governo: il caso Vinyls e il caso Fiat.

Il problema della Vinyls si trascina da più di un anno; l'azienda era in grado di produrre e vendere il suo prodotto, d’ottima qualità e richiesto dal mercato italiano, ma l'ENI si è rifiutata di fornire la materia prima; ora dopo una fermata di oltre un anno degli impianti, le difficoltà per la loro riattivazione sono grandi ed è possibile che la paura dei “cassaintegrati dell'Asinara” diventi realtà, cioè che chi acquista porti i Know-how della Vinyl all'estero. Il governo avrebbe dovuto premere sull'ENI, ancora controllata dallo Stato, per non far fermare gli impianti.

Il caso Fiat è ancora più grave. La Fiat, con l'intervento in Crysler, ha modificato completamente la visione dei suoi mercati, dei suoi interessi. A questo consegue una necessaria e profonda ristrutturazione. Lo vediamo chiaramente da quanto sta facendo: chiusura di Termini Imerese, rivoluzione gestionale a Pomigliano d'Arco, l'annuncio del cambiamento delle linee produttive a Mirafiori. È scontato che in queste operazioni l'imprenditore cerchi di ottenere il massimo dagli investimenti che effettua e di eliminare i fattori che a suo avviso sono problematici.
Un qualunque Governo, anche il più scalcinato, sarebbe intervenuto per mediare, per recuperare benefici per lo stato sociale e per limitare i danni della ristrutturazione industriale. Invece no, Berlusconi, che era anche ministro dello Sviluppo Economico, se ne è totalmente fregato e ha lasciato che Fiom e Fiat si scannassero, col risultato che la Fiat a fatto quello che aveva annunciato e che era nelle sue possibilità di fare.

Le agitazioni, che alla base hanno ora un forte disagio, scuotono tutto il paese. Molto gravi sono le “occupazioni di torri” da parte di immigrati clandestini di Brescia e Milano, perché è gente che mette in gioco la propria vita e non lo fa certo per divertirsi.
Ancora una critica forte va all'operato del Governo: la “sanatoria” fatta di corsa nel 2008 è stata un disastro. Troppo lente le risposte, troppe le istanze respinte, troppe le frodi fatte a danno dei “clandestini” da parte dei datori di lavoro e personaggi delinquenziali che hanno incassato migliaia di euro da ognuno di questi poveri lavoratori e sono spariti.
Il ragionamento che dovrebbe essere fatto è semplice: devono essere perseguiti i datori di lavoro che tengono le persone in nero, non i lavoratori, ma, tra questi italiani indegni, che giocano sulla pelle dei più poveri, sicuramente troppi sono i sostenitori di Lega Nord e PDL.

Berlusconi afferma “In questi due anni abbiamo lavorato bene e risolto tutte le emergenze, vecchie e nuove” chi gli può credere?
Berlusconi accusa tutto il mondo di essere contro di lui, di mistificare, di tradire, di denigrare l'Italia e non si accorge che se c'è qualcuno che ha tradito gli elettori, che mistifica, che denigra l'Italia è proprio lui e il suo Governo. Le cosiddette riforme sono solo delle pezze per evitare i processi, per controllare la giustizia; tutto il resto è bloccato dagli sprechi del clientelismo di questa classe che sta al Governo.
Mi permetto di commentare una sua recentissima frase “i parlamentari eletti nel centrodestra saranno costretti a sostenerci con i loro voti sino al completamento della legislatura”. Questa è una realtà purtroppo; i parlamentari del PDL sono suoi schiavi e guai se si dovessero ribellare, sarebbero buttati all'inferno “dove è stridor di denti” e questo i parlamentari lo sanno. Ecco perché il Grande Silvio si attende la fiducia anche alla Camera. Non potrebbero mai votare per andare alle elezioni.

C'è un solo modo per far cadere Berlusconi: occorre che si prospetti un Governo non di breve durata, che affronti i gravi problemi sociali ed economici e che dia il via ad un profondo rifacimento del tessuto politico. Forse, per fare questo, la via potrebbe essere una Costituente, per rivedere molte parti della costituzione, che oggi il parlamento non è in grado di affrontare, così da lasciare al Governo il compito di sistemare i danni fatti da Berlusconi alla Nazione. Non credo però che questa sarà la via che sarà percorsa, perché, come nel 1996 quando la chiese Bossi, è invisa alle segreterie dei partiti, che perderebbero buona parte del loro assurdo potere.



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