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 Anno VI n° 12 DICEMBRE 2010    -   FATTI & OPINIONI


Camera dei Deputati - Seduta n. 404 di martedì 30 novembre 2010 - Bozze non corrette in corso di seduta
Ferdinando Latteri. -Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud
Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario - Dichiarazioni di voto


Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge che stiamo per approvare presenta significative novità rispetto al vigente modello normativo.

Si tratta di novità che non sempre si qualificano per coerenza ad un chiaro progetto di autonomia e responsabilità degli atenei, anche se molto spesso costituiscono un tentativo positivo di dare risposta ai difficili problemi dell'attuale fase.

Sono state già espresse, in sede di discussione sull'articolo 1, alcune preoccupazioni sul regime di autonomia che si viene a configurare e sull'incerta prospettiva del rapporto tra poteri del Governo, competenze del Parlamento e autonomia statutaria e organizzativa degli atenei.

Nello specifico della definizione dei sistemi di governance, non si può fare a meno di sottolineare la fragilità dell'impianto dei rapporti tra organi di vertice - Senato e Consiglio di amministrazione - e sostanziale riduzione degli spazi di autoamministrazione della docenza universitaria.

Chi ha vissuto profondamente l'esperienza di un grande ateneo, non può non guardare con preoccupazione ai rischi di verticalizzazione e di concentrazione verticistica che gli spazi aperti dalle nuove norme sugli statuti possono fare emergere.

Anche per quel che attiene la concentrazione dei poteri di gestione delle attività ordinarie degli atenei in capo ai dipartimenti si possono fare osservazioni di opportunità, specie per le garanzie di efficienza di un sistema troppo concentrato.

Per quel che riguarda la definizione della carriera della docenza universitaria, non si può fare a meno di sottolineare come l'introduzione della progressione, opportunamente subordinata al conseguimento di livelli di qualità, risulti poi contraddetta e frustrata dal mancato riconoscimento dell'unicità della carriera. Sarebbe stato molto più coerente con il progetto generale prevedere un ruolo unico e un meccanismo di avanzamento sia economico, che giuridico e di competenze di governo, fondato su riconoscimenti di qualità ed evitare le problematiche concorsuali sempre difficilmente risolubili.

Inoltre, evidenziamo la mancanza di risorse adeguate, specie per le università del sud.
Non si può fare a meno di affermare che questo disegno di legge scaturisce comunque dalla necessità di trovare adeguati e accettabili compromessi sia tra le forze parlamentari, sia con le forze sociali e con le posizioni espresse dalle istituzioni direttamente interessate.

Per queste ragioni, nell'esprimere il voto favorevole dell'MPA, è comunque necessario richiamare l'attenzione sulle possibilità di miglioramento del quadro normativo, con l'esercizio di una prudente ed attenta potestà statutaria da parte degli atenei e con un altrettanto prudente e attenta vigilanza degli organi di sistema.

Un pensiero particolare deve essere rivolto al CUN che - seppure non direttamente coinvolto nell'attuale riforma - continua a mantenere le proprie funzioni di consulenza e controllo sull'esercizio dell'autonomia del sistema.

In ogni caso, sembra di poter affermare che, nel calcolo costi-benefici, nella valutazione delle opportunità che si aprono con la riforma che si deve approvare e dei rischi che si correrebbero con l'immobilismo, vale la pena di tentare la strada della rimessa in gioco dell'autonomia degli atenei (Applausi dei deputati del gruppo Misto -Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).



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