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 Anno VI n° 12 DICEMBRE 2010    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Le «Considerazioni generali» del 44° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2010
Un inconscio collettivo senza più legge, né desiderio
La società slitta sotto un’onda di pulsioni sregolate. Viene meno la fiducia nelle lunghe derive e nell’efficacia delle classi dirigenti. Tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare le dinamiche sociali
Di Giovanni Gelmini


La società slitta sotto un’onda di pulsioni sregolate. Viene meno la fiducia nelle lunghe derive e nell’efficacia delle classi dirigenti. Tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare le dinamiche sociali

Come ogni anno il Censis pubblica la sua indagine sullo stato dell’Italia. Anche quest’anno l’indagine coglie gli aspetti più significativi della nostra realtà.

Se nel complesso l'Italia ha resistito ai mesi più drammatici della crisi, seppure con una “evidente fatica del vivere e dolorose emarginazioni occupazionali”, ora per il Censis, non è più rimandabile una verifica di cosa è diventata la società italiana. Perché sembra possibile che, anche se ripartisse la marcia dello sviluppo, la nostra società non avrebbe lo spessore e il vigore adeguati alle sfide che dovremo affrontare, come già due anni fa noi avevamo sospettato.

La situazione attuale viene definita dal Censis come “società appiattita”, perché sono presenti “ atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattativi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro. Si sono appiattiti i nostri riferimenti alti e nobili (l’eredità risorgimentale, il laico primato dello Stato, la cultura del riformismo, la fede in uno sviluppo continuato e progressivo), soppiantati dalla delusione per gli esiti del primato del mercato, della verticalizzazione e personalizzazione del potere, del decisionismo di chi governa.

Non si ritrova più la grinta che ha fatto superare il dopoguerra e le crisi che si sono ripetute negli anni '70 e “ si ritrova a dover fare i conti proprio con il declino della soggettività, che non basta più quando bisogna giocare su processi che hanno radici e motori fuori della realtà italiana”. Questo è un motivo sufficiente per non spiegare il fatto che la ripresa non decolla, ma il Censis aggiunge altro, che aggrava ulteriormente la situazione che sintetizza con “Un’onda di pulsioni sregolate”.

Da un punto di vista del comportamento sociale per il Censis non riusciamo più ad individuare un dispositivo di fondo (centrale o periferico, morale o giuridico) che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori. Si afferma così una “diffusa e inquietante sregolazione pulsionale», con comportamenti individuali all’impronta di un «egoismo autoreferenziale e narcisistico”: negli episodi di violenza familiare, nel bullismo gratuito, nel gusto apatico di compiere delitti comuni, nella tendenza a facili godimenti sessuali, nella ricerca di un eccesso di stimolazione esterna che supplisca al vuoto interiore del soggetto, nel ricambio febbrile degli oggetti da acquisire e godere, nella ricerca demenziale d’esperienze che sfidano la morte (come il balconing). Questo indica come “Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento e dalla nirvanizzazione degli interessi e dei conflitti”.

Conseguenza di questo svuotamento sono comportamenti non corretti, che non stimolano al miglioramento. Ogni giorno di più il “desiderio”, molla della crescita, diventa pallido, indebolito dalla soddisfazione di desideri covati per decenni (dalla casa di proprietà alle vacanze) o indebolito dal primato dell’offerta di oggetti in realtà mai desiderati (con bambini obbligati a godere giocattoli mai chiesti e adulti al sesto tipo di telefono cellulare). “La strategia del rinforzo continuato dell’offerta è uno strumento invincibile nel non dare spazio ai desideri”. Così, all’inconscio manca oggi la materia prima su cui lavorare, cioè il desiderio.

Contemporaneamente, gli archetipi, gli ideali, le figure di riferimento perdono di consistenza e in questo modo il rispetto delle regole e della legge non sono più dei punti di riferimento per il comportamento. “Si vive senza norma, quasi senza individuabili confini della normalità, per cui tutto nella mente dei singoli è aleatorio vagabondaggio, non capace di riferirsi ad un solido basamento”.

La fiducia e il rispetto delle regole sono alla base di una civile convivenza; senza di esse e in mancanza di una domanda interna è difficile che si possa “investire sul futuro”, cosa che è necessaria perché vi sia la ripresa economica.

Anche il Censis ritiene che “di fronte ai duri problemi attuali e all’urgenza di adeguate politiche per rilanciare lo sviluppo, viene meno la fiducia nelle lunghe derive su cui evolve spontaneamente la nostra società”. Anche perché “ancora più improbabile è che si possa contare sulle responsabilità della classe dirigente, sulle leadership partitiche o su un rinnovato impegno degli apparati pubblici.

l'Istituto di ricerca sociale sottolinea che manca una vera politica per lo sviluppo “i tanti richiami ai temi all’ordine del giorno (la scuola, l’occupazione, le infrastrutture, la legalità, il Mezzogiorno) sono solo enunciati seriali. La complessità italiana è essenzialmente complessità culturale. Nella crisi che stiamo attraversando c’è quindi bisogno di messaggi che facciano autocoscienza di massa.

Ma ritiene che non esistono attualmente in Italia “autorità” che possano ridare forza alla “legge”. Consiglia così di cercare un rilancio del desiderio, individuale e collettivo, per andare oltre la soggettività autoreferenziale, per vincere il nichilismo dell’indifferenza generalizzata e “ Tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita”. Individua anche tre processi in cui sono ravvisabili germi di desiderio: la crescita di comportamenti “apolidi” legati al primato della competitività internazionale (gli imprenditori e i giovani che lavorano e studiano all’estero), i nuovi reticoli di rappresentanza nel mondo delle imprese e il lento formarsi di un tessuto federalista, la propensione a fare comunità in luoghi a misura d’uomo (borghi, paesi o piccole città).

Seguono alcune analisi puntuali del “44° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/ 2010”



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