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Lo sbuffo

Le jene delle TV a Brembate per Yara

È necessario fare ogni giorno stupidi servizi TV sul nulla?

Di Cricio

Spesso mi sono lamentato della pessima abitudine dei giornalisti TV di disturbare chi è colpito da eventi dolorosi, con domande inutili, sciocche e invadenti. Il tutto per produrre servizi inutili da trasmettere nei TG, servizi che non dicono nulla come notizia e che vanno solo a stimolare la libidine nera di una certa classe di spettatori, che sembra interessarsi solo al male che infastidisce gli altri.

L'ultimo esempio è stato il caso “Sara”, in cui le famiglie coinvolte si sono trovate sbattute in TV quasi a recitare per un reality; peccato che fosse ma una tragedia famigliare. Si tratta di un’invadenza incredibile, voluta più dai direttori che dai giornalisti, che cercano di sbarcare il lunario sperando di riuscire a montare un servizio decente per pagarsi la loro giornata.

Oggi è il caso di Yara. Spesso i giornalisti trovano tanta gente che li intrattiene e risponde alle loro domande. A Brembate di Sopra però la gente non è disposta a dire puttanate per farsi bella davanti ad un obiettivo e sta zitta, rispettando la sofferenza della famiglia. Famiglia che ha chiaramente chiesto di evitare cose che coinvolgano l'apparire. Ha detto sì alle veglie di preghiera e no alla fiaccolata e a tutte le iniziative d’immagine.

Quanto questi “inviati” delle TV siano fastidiosi e disturbino il normale scorrere di una vita già rattristata dall'evento lo troviamo nella lettera che il Parroco di Brembate di Sopra, Don Corinno Scotti, sopra ha indirizzato al quotidiano locale L'Eco di Bergamo, di cui vi riporto alcuni passi.

    Lasci però che le dica tutto il mio sconcerto per il comportamento di certi giornalisti, soprattutto della televisione. C'è stato un giorno di settimana scorsa in cui c'erano giornalisti di cinque canali tv nei dintorni della chiesa e facevano domande, a dir poco, insulse. Vuole saperne qualcuna? “In una parrocchia qui vicina pregano la Madonna delle Ghiaie. Lei e la sua comunità quale Madonna pregate?”, “Che cosa dicono i bambini di Brembate Sopra di questa vicenda?”, “Secondo lei, Yara è ancora viva?”, “Qual è il messaggio della lettera che lei leggerà in chiesa a nome dei genitori?”. E ancora: “Perché non dice tutto quello che sa?”. E quando rispondo che non so nulla, mi ribattono: “Ma allora anche lei è omertoso”. E potrei continuare.

Tragico è il racconto finale:

    Settimana scorsa alla messa delle diciotto c'era una signora. Dopo la funzione chiede di parlarmi: “Sono una giornalista della RAI”. Mi sono irrigidito e le ho risposto che non volevo dire niente. E' scoppiata in lacrime: “No, non voglio sapere nulla. Solo mi lasci piangere”. E per tre quarti d'ora ho ascoltato i drammi che ogni giorno deve conoscere e la sua sofferenza per Yara. Abbiamo pregato e pianto insieme

Questo dimostra che forse si può fare un giornalismo diverso e a Brembate di Sopra anche gli inquirenti stanno zitti e non ci sono i “si dice” che fanno tanto danno. È un altro esempio di comportamento corretto.

Argomenti:   #brembate di sopra ,        #cattiva stampa ,        #giornalismo ,        #mass media ,        #opinione ,        #privacy ,        #tv ,        #yara



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