ATTENZIONE  CARICAMENTO LENTO


Senato Della Repubblica - Dal Resoconto stenografico della seduta n. 482 del 23/12/2010 (Bozze non corrette redatte in corso di seduta)

FINOCCHIARO (PD) - Riforma dell’Università: dichiarazioni di voto

Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati)


Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora ministro Gelmini, questa riforma sulla quale i miei colleghi hanno con tanta serietà e argomenti e passione e riflessioni dibattute in quest'Aula è, per dirla in maniera icastica, la foglia di fico sui tagli che il Governo ha impresso all'università e alla ricerca, dopo averli impressi alla scuola. Una legge che si sovrappone ad una vergogna.

Tra il 2008 e il 2009, mentre il resto della spesa pubblica cresceva e cresceva a più del 3 per cento al netto dell'inflazione, la spesa per l'istruzione calava del 2 per cento, quindi del 5 per cento complessivo.

Nel 2010, secondo le previsioni della Ragioneria dello Stato, avremo un punto e mezzo in meno per la scuola, il 9 per cento in meno per l'università. A coprire questo vi è la riforma Gelmini.

Lei, signora Ministro, non ritiene di ricevere gli studenti e pure esegue con muta disciplina le disposizioni di Tremonti, incarnando anzi inverando una idea, il fatto che l'università sia costo piuttosto che investimento, mentre invece sulla riforma dell'università un unanime consenso c'era. Occorre cambiare, è indispensabile riformare. C'era anche un consenso generale sulla necessità di agire su quattro leve: quella dell'autonomia, quella della responsabilità, quella della valutazione e quella del merito.

Al contrario - checchè ne dica il senatore Valditara - la legge riduce l'autonomia dei singoli atenei, introducendo troppe norme burocratiche e centralistiche. Compromette l'assunzione di responsabilità dell'università e, quindi, la possibilità di una valutazione e selezione dei meriti e l'agenzia che dovrete valutarle è priva di risorse.

Vengono peggiorate le condizioni per il diritto allo studio. Viene ridotto drasticamente il numero delle borse di studio. Non esiste alcun progetto di welfare della conoscenza e di welfare studentesco. Non si promuove il merito, lasciando 26.000 ricercatori senza una seria valutazione e senza uno blocco.

La legge, inoltre, non sostiene in alcun modo un altro strumento essenziale, quello della mobilità degli studenti, perché questi possano coltivare la loro determinazione, la loro intelligenza e i loro talenti in un ateneo che non sia necessariamente quello sotto casa. Mi pare incredibile che si favorisca economicamente chi studia nella propria Regione frenando in tal modo, nel mondo che cambia e si allarga, la libera circolazione delle persone e delle idee. (Applausi dal Gruppo PD).

Si risparmia sull'università pubblica. Si abbonda generosamente con le università telematiche e con quelle private. Eppure, volevamo una riforma per ragazzi che studino di più, che studino meglio ma soprattutto che studino tutti. Non è andata così. (Applausi dal Gruppo PD).

Ma è l'aspetto politico quello al quale voglio guardare e non a quello di merito, che i miei colleghi hanno trattato molto ma molto meglio di quanto non possa fare io. Desidero cominciare con una osservazione, Ministra. Lei ha detto, qualche giorno fa, con un compiacimento non nascosto, ma anzi esplicito, esibito, che qui finisce il '68. A me viene da sorridere, Ministro. Lei è troppo giovane per ricordare il '68, e mi chiedo dove abbia studiato questo decennio lungo nel secolo breve - come è stato definito - che nasce nel '62 - come tutti ricordiamo - con il manifesto di Port Huron. Vi era una espressione in quel manifesto che penso descriva quanto le centinaia di migliaia di ragazzi, studenti e ricercatori, hanno detto in questi giorni, nelle strade e nelle piazze d'Italia. Diceva quel manifesto: «Siamo figli della nostra generazione, cresciuti nel benessere, parcheggiati nelle università e guardiamo al mondo che ereditiamo con sconforto». Non è finito il '68, se a questo ci dobbiamo riferire.

Vorrei poi ricordare a tutti che il '68 nasce esattamente nei Paesi occidentali, nasce a Berkeley per l'esattezza nel 1964, e poi in Germania, in Francia, in Italia. Nasce cioè in Occidente, nelle democrazie occidentali, ed è una rivoluzione culturale che investe tutto. L'hanno studiato anche molti studiosi di centro﷓destra, con studi davvero interessanti, che sarebbe interessante rilegger per chi oggi mugugna. E confidava ovviamente nella forza rivoluzionaria della intelligenza collettiva - come la chiama Gramsci - nella consapevolezza che la cultura è la chiave per esercitare la libertà di pensiero e di critica.

Guardate, contrariamente a quanto si pensi, fu quel '68 che assistette non solo alla nascita di Kennedy e Clinton, ma anche di quella destra magistrale - come la definisce Riotta - che fu quella di Ronald Reagan: una idea liberale e liberista della società americana, che trovò in quelle idee del '68 il suo alimento culturale.

Fu un movimento che destrutturò ruoli sociali, gerarchie sociali e anche il dominio di un pensiero unico, di una cultura. Fu un evento molto interessante, perché liberò straordinarie energie culturali, e non solo. Lei non lo sa, ministro Gelmini, ma ha un debito nei confronti di quel movimento delle donne che nacque contestualmente al Sessantotto e che oggi le consente di essere una giovane donna Ministro di un grande Paese. (Applausi dal Gruppo PD). Dovrebbe avere orgoglio di ciò.

Fu una destrutturazione così profonda dell'ordine dato (De Andrè avrebbe detto «dell'ordine costituito») da legittimare la contestuale protesta degli afroamericani. E guardate, non è un caso che la primavera di Praga, che è la prima frattura nel potere assoluto di un Paese dell'Unione sovietica, veda uno studente, Jan Palach, darsi fuoco davanti ad un tank (Applausi dal Gruppo PD), così come a Tienanmen è uno studente di architettura che ferma... (Proteste dal PdL. Prolungati applausi dal Gruppo PD). Non l'ho tirato io fuori il Sessantotto. Vi conviene ascoltare tranquillamente, perché io prometto di fare altrettanto. (Richiami del Presidente. Commenti dei senatori Gamba e Benedetti Valentini). Saranno molto contenti tutti quelli che ascoltano.

PRESIDENTE. Colleghi,lasciate concludere la senatrice Finocchiaro.

FINOCCHIARO (PD). È in questo clima che viene scritta la «Lettera ad una professoressa» di don Milani (Commenti dei senatori Ferrara e Pastore) ed è nello stesso clima che la teologia della liberazione parla agli ultimi del mondo. (Commenti dal Gruppo PdL). Scusate, ma qual è il motivo della protesta? PRESIDENTE. Basta, colleghi!

FINOCCHIARO (PD). Recupererò questo tempo, Presidente. (Commenti del senatore Ferrara).

MARCENARO (PD). Vergogna! PRESIDENTE. Prego, senatrice Finocchiaro, prosegua.

FINOCCHIARO (PD). Mi chiedo quale sia la ragione di questa intolleranza. Forse la ragione è esattamente questa: volete riportare il mondo ad una dimensione, avrebbe detto nel Sessantotto Marcuse, volete cioè ricondurre il tutto a una dimensione nella quale c'erano le disuguaglianze che voi oggi non vedete.

Insieme, noi e voi, dovremmo affrontare la questione squisita della crescita del Paese e del destino delle nuove generazioni, secondo un'altra gerarchia di valori, cominciando a guardare la realtà italiana come è e ad accorgerci che, per esempio, abbiamo un indice di mobilità sociale azzerata.

Quindi, se abbiamo un imperativo, subito, è quello di far sì che il diritto allo studio e l'accesso all'istruzione, il più alto livello di riconoscimento del merito, ma anche l'offerta di strumenti e di condizioni di pari opportunità per accedere alla valutazione di merito siano garantiti al maggior numero possibile di ragazzi italiani, anche perché nei prossimi anni - forse non ci pensiamo - dalla Cina arriveranno 25 milioni di ingegneri e a questa competizione il nostro, che è un grande Paese, deve essere in grado di rispondere.

E forse dovremmo riflettere anche sulla disuguaglianza e disparità che vediamo, come hanno ricordato poc'anzi anche i colleghi della Lega, tra istituti universitari di diverse parti d'Italia, che non sono nelle condizioni di garantire a tutti un adeguato livello di formazione e di qualità, tacendo del fatto che abbiamo un serio problema di qualificazione delle nostre università, dal momento che queste, nelle statistiche formulate dagli istituti che svolgono la funzione di osservatorio, non se la passano benissimo.

Però voi non volete capire, come non avete voluto capire il movimento degli studenti, che è certamente molto complicato. Tutto voglio fare tranne che mettere un cappello, posso dire soltanto quello che ho capito.

Ho capito, innanzitutto, che sanno leggere e scrivere, quindi non sarà necessario spiegare agli studenti la riforma: l'hanno già letta ed evidentemente non l'hanno apprezzata. Mi chiedo come il Governo non riesca a capire (dicendo in maniera così sbrigativa che gli studenti capiranno, che è stato fatto il loro bene, che hanno avuto solo vantaggi, rifiutandosi di incontrarli) che quella che si sta mettendo in scena in Italia, con le manifestazioni e il movimento che ha tenuto insieme anche docenti e ricercatori, è una questione politica di prima grandezza.

Infatti, se voi pensate, dove registriamo nella società italiana, che vi invito a leggere con noi, perché non voglio puntare il dito, le massime punte di disparità? Sulle giovani generazioni. Pensate al mercato del lavoro. Noi della nostra generazione abbiamo comunque quasi tutti, non dico quelli che sono qui, ma quelli che sono fuori, un lavoro a tempo indeterminato e sicurezza sociale. Avremo una pensione. I ragazzi delle ultime generazioni hanno un lavoro precario, nessuna sicurezza, nessun diritto. Questa è una disparità. (Applausi dal Gruppo PD). Non avranno mai la pensione. Forse arriveranno a qualche centinaio di euro.

C'è un'altra questione... (Proteste del senatore Asciutti) ... c'è un modello di welfare che è studiato esclusivamente sui lavoratori occupati a tempo indeterminato...

PRESIDENTE. Senatrice Finocchiaro, la pregherei di concludere.

FINOCCHIARO (PD). Ho quasi finito. Mi hanno interrotto a lungo.

PRESIDENTE. Prego.

FINOCCHIARO (PD). Nell'accesso all'istruzione abbiamo una disparità. Tra i ragazzi del Nord e i ragazzi del Sud c'è una disparità ancora più aspra di quella che ci sia tra gli adulti del Nord e gli adulti del Sud del Paese. La questione è questa. Su questo noi avremmo dovuto cifrare la riforma, senza il contorno che c'è stato, definendo irresponsabile chi riceveva gli studenti.

Ministro Gelmini, ci siamo parlate molto francamente e con rispetto reciproco - credo - questa mattina. Penso che quando si governa, ma anche quando si è all'opposizione, e quando si maneggia il pubblico potere, bisogna essere in grado di tenere insieme la forza e la misura, perché la democrazia è fatta di forza e misura insieme. Noi ieri abbiamo accoppiato alla nostra forza la misura. Chi governa su questo ha una responsabilità ancora più alta. Altro che frantumare il Regolamento, imporre votazioni, costringere a votare un testo sbagliato. (Applausi dal Gruppo PD). Le dicevo che la tentazione quale avrebbe potuto essere stata? (Proteste dal Gruppo LNP). Colleghi, veramente ...

PRESIDENTE. Senatrice Finocchiaro, concluda.

FINOCCHIARO (PD). Ho finito. (Commenti dal Gruppo PDL).

PRESIDENTE. Concluda senatrice, per cortesia. (La senatrice Finocchiaro fissa i settori dai quali giungono i commenti e non parla).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego la senatrice ha concluso.

Senatrice Finocchiaro, per cortesia, siamo a 14 minuti.

FINOCCHIARO (PD). Non posso continuare ad essere insultata, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ci mancherebbe.

FINOCCHIARO (PD). Io mi rifiuto di concludere in questo clima mio intervento.

PRESIDENTE. La prego di concludere, con calma.

FINOCCHIARO (PD). Allora, abbiamo ancora 110 voti sul coordinamento formale! Non è il modo questo! (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Senatrice, vada avanti.

FINOCCHIARO (PD). Questo non è il modo di rispettare le opposizioni responsabili su una questione così importante. Stiamo parlando dei vostri figli. (Vivi applausi dal Gruppo PD). Ma che modo è? (Applausi dal Gruppo PD).

Signor Presidente, avrei voluto fare un omaggio alla ministro Gelmini, ma francamente sono anche dispiaciuta della situazione. Siccome vedo che c'è questo clima non voglio neanche leggere una cosa che avrebbe potuto essere equivocata. Erano tre versi. Capisco che vi venga difficile, tutto di salita, ascoltare tre versi. (Proteste del senatore Monti).

BOLDI (LNP). Basta!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

FINOCCHIARO (PD). Il Presidente del più grande Gruppo di opposizione non può tollerare di sentirsi dire "basta". Io chiudo qui il mio intervento e annuncio il voto contrario del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Fate parlare la senatrice Finocchiaro e ascoltatela.

FINOCCHIARO (PD). Non so cosa accadrà adesso in Aula e quale sarà il comportamento del mio Gruppo! (La senatrice Finocchiaro allontana bruscamente il microfono e si siede. I senatori del Partito Democratico si alzano in piedi e applaudono in direzione della senatrice Finocchiaro).

PRESIDENTE. Senatrice Finocchiaro, concluda.

FINOCCHIARO (PD). (Da seduta). Voglio le scuse formali! (Vivi, prolungati applausi dal Gruppo PD).

PINOTTI (PD). Siete dei bifolchi! (Proteste dal Gruppo LNP).

FILIPPI Marco (PD). Chi è che parla? Ora tocca a noi. Forza! (Vivi, prolungati applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Senatrice Finocchiaro, io la inviterei... (Vivi, prolungati applausi dal Gruppo PD). Potete un attimo ... (Applausi dal Gruppo PD. Commenti del senatore Barbolini). Mi rivolgo alla senatrice Finocchiaro. La pregherei di concludere il suo intervento. (Applausi dal Gruppo PD. La senatrice Finocchiaro rimane seduta). Va bene. Le ho dato il massimo del tempo che potevo. Ha parlato quanto voleva. (Proteste della senatrice Soliani).



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