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 Anno VII n° 3 MARZO 2011    -   PRIMA PAGINA


Il mondo non reagisce
Bengasi come Budapest e Praga?
La carneficina prosegue, ma le decisioni di un intervento non si prendono
Di Il Nibbio


Nel 1956 una rivoluzione ha infiammato noi giovani di “patriottismo per la libertà” e ci fece sperare nel cambiamento repentino della situazione nel blocco sovietico: la Rivoluzione ungherese.

Cosi scrive Wikipedia:

    La Rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come insurrezione ungherese o semplicemente rivolta ungherese, fu una sollevazione armata di spirito anti-sovietico scaturita nell'allora Ungheria socialista che durò dal 23 ottobre al 10 - 11 novembre 1956. Inizialmente contrastata dall'ÁVH,[1] venne alla fine duramente repressa dall'intervento armato delle truppe sovietiche. Morirono circa 2652 Ungheresi (di entrambe le parti, ovvero pro e contro la rivoluzione) e 720 soldati sovietici[2]. I feriti furono molte migliaia e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell'Ungheria) furono gli Ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente. La rivoluzione portò a una significativa caduta del sostegno alle idee del comunismo nelle nazioni occidentali.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_ungherese_del_1956

Allora, quando iniziò la repressione russa, seguivamo alla radio cosa stava succedendo e speravamo che arrivasse il 7° Cavalleggeri a ristabilire le cose in favore di chi cercava la libertà, ma nessuno si mosse e quell'anelito fu spento in un bagno di sangue.

Così successe dieci anni dopo a Praga in quella che fu chiamata la “Primavera Rossa”, così sta succedendo in Libia.

Gheddafi per decenni è stato considerato molto pericoloso e l'ispiratore di tutto il terrorismo islamico. Però l'Italia ha sempre tenuto con lui un rapporto economico piuttosto stretto, sia per la vicinanza, sia per la capacità della Libia di toglierci dai guai energetici.

Forse la comparsa di al qaeda e un comportamento più attento di Gheddafi ha fatto credere che il regime libico fosse diventato più occidentale, ma evidentemente non è così, il genocidio che sta compiendo sulla sua stessa popolazione lo mostra in tutta la sua crudeltà.

Gli insorti avevano occupato mezza Libia, sembrava che anche Tripoli stesse insorgendo, ma prima la repressione ha fermato l'insurrezione, poi le truppe del vecchio Colonnello hanno sferrato il contrattacco e stanno recuperando città dopo città, il territorio occupato dagli insorti.L'occidente tentenna e non interviene.

Usa, Gran Bretagna e Francia, spingono per un intervento militare, fosse anche la semplice no-fly zone, ma gli altri alleati europei tentennano. Si chiede l'unanimità dei consensi, ma questa è evidentemente difficile da raggiungere.

Un bell'esempio lo troviamo nelle parole del nostro Ministro degli Esteri Frattini dette dopo l'approvazione delle sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu e dell'Ue: “ci sono delle riflessioni in corso, non ancora un consenso, su ulteriori misure compresa una no-fly zone” e prosegue spiegando “Molti Paesi, tra cui l'Italia, ritengono comunque imprescindibile che il Consiglio di sicurezza dell'Onu e la Lega Araba siano favorevoli", ha aggiunto ”. Cioè non facciamo nulla e lasciamo che il Raìs macelli il suo popolo e riconquisti il potere.

Se la situazione all'epoca delle rivolte di Budapest e Praga presentava un ragionevole motivo per il non intervento ( non c'erano gli strumenti di controllo oggi disponibili ed un intervento avrebbe potuto scatenare una guerra profonda e pericolosa tra due potenze nucleari) oggi l'unico motivo sembra essere quello degli interessi finanziari, cioè noi europei siamo dei luridi approfittatori, complici dei dittatori.



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