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Legambiente segnala

Stop agli incentivi per le rinnovabili e “centralismo”

Il provvedimento che passerà nei prossimi giorni dal Consiglio dei Ministri pone problemi e sembra un favore alla lobby del nucleare

Di F.B.

Proteste e preoccupazioni da parte sia delle associazioni ambientaliste sia degli operatori di categoria iniziano a far emergere segni di ripensamento circa la decisione del governo di mandare avanti il decreto legislativo sulle rinnovabili, che sarà licenziato nei prossimi giorni.

Alcuni punti dovranno essere certamente riesaminati, poiché la norma rischierebbe non solo di mettere in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro, ma anche di compromettere l'intero settore delle energie rinnovabili e del fotovoltaico, per favorire gli affari delle lobby del nucleare, nonché creare una serie di contraddizioni.

Si pone lo stop agli aiuti una volta raggiunti gli 8.000 Megawatt, risultato cui siamo molto vicini, a partire dal 2014, ma si parla anche di un taglio retroattivo del 30% sugli incentivi all’eolico e di un meccanismo di aste al ribasso per i nuovi impianti.

Alla dichiarazione del Ministro dell’Ambiente in merito al cosiddetto decreto legislativo “Rinnovabili” che, dopo il pre-consiglio di oggi, approderà in Consiglio dei ministri giovedì 3 marzo, Legambiente commenta: “Bene che il Ministro Prestigiacomo tolga il tetto di 8mila Mw per la produzione di energia fotovoltaica, ma non basta a salvare centinaia di posti di lavoro e lo sviluppo dell’imprenditoria legata alle energie pulite<”.

Edoardo Zanchini, responsabile Energia e infrastrutture di Legambiente, aggiunge: “Ci chiediamo se il Ministro Calderoli abbia davvero letto i contenuti del decreto legislativo con cui si vieta ai regolamenti comunali e alle leggi regionali di intervenire autonomamente in materia di rinnovabili. Il paradosso è che, a partire dall’approvazione del provvedimento, le leggi approvate in Piemonte e in Lombardia, come in centinaia di comuni del Nord Italia, diverranno di colpo illegittime, poiché questi territori improvvisamente si troveranno a possedere standard superiori rispetto a quelli consentiti dal Governo e quindi saranno automaticamente cancellati. Il Decreto Romani, in totale incoerenza con i proclami federalisti del Governo, costituisce infatti una norma assolutamente centralista, che non consente ai territori alcuna libertà di crescita e scelta di sviluppo di fonti rinnovabili in edilizia. E’ per questo che Legambiente chiederà alle Regioni di fare ricorso alla Corte Costituzionale per continuare a far sì che i territori interessati possano invece accrescere lo sviluppo delle energie pulite, come ritengono più opportuno”.

A quanto pare l'idea del federalismo, tanto ostentata dalla riforma del titolo V della costituzione, nonché oggetto di innumerevoli dibattiti, sembra ancora essere ben lontana dalle idee di politici non leghisti.

Argomenti:   #energie rinnovabili ,        #federalismo ,        #governo ,        #legambiente ,        #politica



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