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 Anno VII n° 5 MAGGIO 2011    -   PRIMA PAGINA


Considerazioni sulla crisi del Maghreb
L’Europa dove è?
I problemi del Mediterraneo sono affrontati in ordine sparso e in modo contraddittorio. Ancora un occasione persa per una Europea che voglia contare
Di Giacomo Nigro


Da europeista convinto sono imbarazzato e disorientato di fronte alla disgregazione politica a cui assistiamo da parecchie settimane, seguendo le reazioni dei Paesi UE più direttamente coinvolti dai fatti nordafricani.

L'Italia, che è geograficamente e quindi politicamente più vicina al Maghreb, pare dilaniata da una sindrome dilettantesca che porta a una serie di decisioni contraddittorie il cui obiettivo è quello di sfilarsi dalle responsabilità dirette, che paiono insormontabili, ma che semplicemente non si vogliono affrontare.

E allora si chiede all'Unione europea di sostenere a livello operativo e finanziario gli Stati membri che sopportano la maggiore pressione migratoria, creando un apposito fondo di solidarietà e rafforzando Frontex. In questa richiesta l'Italia è sostenuta da Spagna, Grecia, Malta e Cipro, che hanno sottoscritto un impegno che sarà presentato alla riunione del Consiglio dei Ministri degli Interni europei del prossimo 12 maggio.

Naturalmente la Francia continua la sua solitaria politca di rifiuto che recentemente ha realizzato con i respingimenti alla frontiera di Ventimiglia; eppure con l'Italia aveva condiviso una “profonda preoccupazione per il conflitto in Libia e le sue conseguenze in termini di sofferenze per tantissime persone e per il crescente numero di sfollati in fuga dalla guerra” ammettendo che “un enorme numero di persone, che necessitano di protezione internazionale, potrebbero arrivare nei Paesi più esposti del Mediterraneo nell'immediato futuro”.

Intanto la Germania, che si è astenuta dall'intervento il Libia, ritiene che i 23.000 rifugiati, al momento transitati dall'Italia, siano un numero esiguo rispetto ai suoi 100.000 esuli dall'ex Jugoslavia, a suo tempo accolti senza l'aiuto di nessuno, e non ci è dato di sapere con chiarezza quale contributo voglia ora offrire.

Questa chiusura totale ha dato il destro al Ministro degli Interni Maroni, leghista, di caricare con un'eventuale uscita dall'eurozona gli sbarchi e il timore che i migranti raggiungano il nord del paese; l'incubo è una perdita di consensi alle prossime elezioni amministrative, ormai vicinissime.

Queste brevi annotazioni inducono a pensare che l'unità politica europea è una chimera allo sbando: ogni Stato persegue l'interesse interno di breve e basso profilo.

Si sta perdendo l'occasione per organizzare l'accoglienza al tempo dell'emergenza e porre le basi per la futura rinascita democratica dei Paesi maghrebini, dove in futuro i migranti potrebbero tornare con un carico di nuove cognizioni utili alla ricostruzione politica e morale dei loro paesi di provenienza.



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