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 Anno VII n° 5 MAGGIO 2011    -   FATTI & OPINIONI


Questo Governo vuole cambiare l'Italia
Testamento biologico: provvedimento contro la libertà
Ancora una volta leggi liberticide che cercano di superare i limiti imposti dalla nostra Costituzione per garantire la democrazia e il rispetto dell'uomo
Di Francesca Bisbano


A poco più di due anni dal caso Englaro, il disegno di legge sul testamento biologico, approvato dal senato nel 2009, ritorna alla camera. Quello del “fine vita” è un tema delicato, se non controverso. Certo è che da qualche tempo questo è divenuto oggetto delle più disparate prese di posizione politico-ideologiche, le quali vedono buona parte degli italiani dichiararsi favorevoli alla legalizzazione dell'eutanasia.
Dalle correnti di pensiero di tipo laico, radicale, a quelle di matrice confessionale, cristiana in particolare, emerge che il lavoro sin ora attuato dal Parlamento è in controtendenza alle istanze del Paese, ma anche estremamente lento rispetto all’urgenza percepita dai cittadini.

Ogni dubbio al riguardo viene dissipato dalle parole di Silvio Berlusconi in una lettera indirizzata agli onorevoli colleghi del PDL. In difesa del ddl Calabrò, il presidente scrive: “questa legge sancisce per la prima volta il principio laico di ‘consenso informato’ per cui nessun trattamento sanitario può essere compiuto sul paziente senza che questi abbia espresso il proprio consenso, assicurando così la libertà di cura”.
Peccato però che il testo del provvedimento preveda ben altro. Il premier, infatti, sembra dimenticare che la legge in questione dispone l'obbligatorietà dei trattamenti di idratazione e alimentazione artificiali, viste non come terapie, bensì come forme di sostegno vitale. Di conseguenza queste potranno essere sospese solo in casi di estrema necessità: cioè quando il paziente non è più in grado di assimilarle o le medesime risultino non più efficaci.

Non tutti però condividono la bontà della disposizione legislativa sopra citata. Si pensi ad esempio alla mozione di incostituzionalità presentata come primo firmatario da Antonio Palagiano, responsabile della sanità dell'Italia dei Valori e firmata anche da Mura, Di Pietro, Donadi e altri. L'onorevole afferma: “Il sostegno vitale primario è l’aria. Senza ossigeno si muore in pochi secondi. Per cui, prima ancora dell’idratazione, avrebbero dovuto indicare la ventilazione. Ma non l’hanno fatto. È il punto chiave della legge ed è privo delle premesse scientifiche necessarie per portare avanti un confronto accettabile. Inoltre denota mancanza di buon senso, di rispetto della persona e della Costituzione!”

La mozione è pienamente giustificata, perché, ironia della sorte, mentre l' articolo 1 della legge sul testamento biologico fa esplicito riferimento agli articoli 2, 3, 13, 32 della Costituzione per sottolineare la sua aderenza ai principi fondamentali della carta, in realtà negli articoli successivi si presentano norme in palese conflitto con essi.
Ciò può essere reso evidente dal confronto dell'art 32 della Costituzione con i commi 5, 6 e 7 dell'art 5 del ddl Calabrò: i limiti imposti alle dichiarazioni anticipate di trattamenti, nelle forme e nelle modalità espresse dalla legge con conseguente divieto di inserire in esse indicazioni finalizzate all'eutanasia attiva o omissiva, la non vincolatività di queste per il medico curante, nonché il citato obbligo di idratazione ed alimentazione artificiali, contrastano fortemente con quanto è affermato dall'art 32 della costituzione.
Al secondo comma, infatti, questo stabilisce che: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, riconoscendo fra l'altro il diritto al rifiuto e/o all'interruzione dei trattamenti sanitari. Dunque è lecito sostenere che il diritto al rifiuto e/o all'interruzione dei trattamenti sanitari non può essere disatteso nel nome di un supposto dovere pubblico di cura, a meno di non voler affermare l'idea di uno Stato illiberale, peraltro ripudiata dai costituenti.

In realtà la legge sul testamento biologico si presenta come un provvedimento liberticida, che sacrifica sull’altare degli scambi simoniaci la laicità dello stato. Un regresso vassallatico che serve al signore e a quella feudale gerarchia ecclesiastica, che non ha mai e mai rinuncerà al suo imperialismo politico, economico e morale. Quest'ultima s'impone nuovamente come ordinamento universale, pronta a sfoderare la sua arma vincente. La Chiesa richiama a sè il suo braccio secolare. Non più un impero, bensì una maggioranza di governo che impasta e sforna leggi precetto contro l’esercizio della responsabilità di scelta, una maggioranza che preme perché si approvi la legge. Urgenza che- come afferma Palagiano - è dettata solo da ragioni di propaganda elettorale.


Abbiamo parlato di questi problemi in:

Anno VII - numero 3 MARZO 2011 - FATTI & OPINIONI
06/03/2011
Lo sbuffo
Il Papa predica bene, ma la sua Chiesa lo smentisce
La tolleranza religiosa, invocata in difesa dei preti cattolici, non è applicata nel rispetto della libertà dell'uomo proprio dai cattolici che si mostrano sempre intolleranti
di Giovanni Gelmini

Anno IV - numero 11 NOVEMBRE 2008 - PRIMA PAGINA 
Lo sbuffo
Voglio poter morire tra i miei familiari
Anno V - numero 3 MARZO 2009 - PRIMA PAGINA
L’eredità di Eluana Englaro
Dalla Religione allo Stato, quanto avvenuto ha lasciato tracce profonde e preoccupanti
di Giovanni Gelmini

Anno III - numero 8 AGOSTO 2007 - FATTI & OPINIONI
Commenti dei politici e prospettive per una legislazione futura
Il limite del rispetto
Prosciolto il medico che aveva lasciato morire Piergiorgio Welby, morto di fame Nuvoli: due destini incrociati, ma non troppo
di Marina Minasola

Anno II - numero 3 del 16/02/2006 - LENTE DI INGRADIMENTO
Eutanasia
di Concetta Bonini

Anno II - numero 1 del 19/01/2006 - PRIMA PAGINA

Le ingerenze del potere papale nella politica italiana
La Chiesa è libera, ma è in uno Stato altrettanto libero?
Perché oggi uno Stato che si professa laico e democratico dovrebbe pendere dalle labbra di un potere religioso che i popoli avrebbero dovuto avere l’intelligenza di privare già da molto tempo del suo inaccettabile appeal politico?
di Concetta Bonini 



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