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 Anno VII n° 5 MAGGIO 2011    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Le conclusioni del Censis
Niente lavoro manuale, siamo italiani
Siamo forse vittime di un “razzismo” del lavoro? Ci si lamenta della disoccupazione giovanile, ma la nostra “cultura” ci impedisce di lavorare e... allora occorrono gli immigrati!
Di G.G.


Il Censis ha realizzato un’indagine sul “lavoro manuale” e i risultati non fanno altro che aggiungere un tassello a quella che possiamo, senza ombra di dubbio, chiamare “strana situazione italiana”

Secondo il Censis il “lavoro manuale” occupa nel 2010 ben otto milioni 357mila persone, cioè il 36,6% degli occupati del Paese.

Quando si parla di lavoro manuale, non si parla solo di lavoratori a bassa o nulla qualificazione (2 milioni 295mila), ma anche di lavori che hanno un’elevata specializzazione e garantiscono redditi elevati come artigiani e operai specializzati (4 milioni 264mila occupati), addetti agli impianti (1 milione 798mila)

Tra i lavori più diffusi, vi sono gli addetti alle pulizie (969.580), muratori, carpentieri e ponteggiatori (705.126), autisti e camionisti (588.262), meccanici, gommisti e carrozzieri (511.636), piastrellisti, idraulici ed elettricisti (472.435), operai agricoli specializzati (354.325).

Il Censis rileva come questi mestieri siano sempre più snobbati dagli italiani, che lasciando ai lavoratori stranieri nuove opportunità di lavoro e di impresa. Tra il 2005 e il 2010, infatti, a fronte di un crollo del numero di lavoratori italiani occupati in lavori manuali (-847mila, con un decremento dell’11,1%), aumenta quello dei lavoratori stranieri (+718mila, con una crescita dell’84,5%). Un vero e proprio «effetto sostituzione», considerato che, fatti 100 i lavoratori manuali, l’incidenza degli stranieri è passata, nel corso degli ultimi cinque anni, dal 10% al 18,8%, raggiungendo quota 52% tra gli addetti ai servizi di pulizia, il 32% tra gli addetti del settore edile, il 30% tra le figure non qualificate che lavorano nel turismo.

Mestieri a vocazione sempre più straniera e sempre meno giovanile. Tra i “lavoratori manuali” diminuisce, infatti, la presenza di giovani under 35, che passano dal 34,3% al 27,6%, mentre cresce quella degli over 45, dal 34,2% al 40,2%. Si mantiene stabile la presenza femminile, che risulta ancora minoritaria (24,8%).

Se ci si lamenta della elevata disoccupazione, specialmente giovanile, si rileva che il mercato dei “lavori manuali” non sembra conoscere crisi. Stando alle previsioni di assunzioni delle aziende, il 43,1% di quelle programmate per il 2010, cioè 238.000 nuovi posti di lavoro, avrebbe interessato questa tipologia di lavoratori, e in particolare gli addetti ai servizi di pulizia (su 100 previsioni di assunzione, otto sono destinate a tali figure), muratori (5%), conduttori di camion e macchine (2,6%).

Per molti di questi mestieri, le aziende incontrano difficoltà a reperire le figure necessarie: sono più di 60.000 i posti di lavoro che rischiano di restare vacanti, perché le aziende non trovano persone disposte a svolgere tali lavori o per la scarsa preparazione di quelle individuate. Circa 36.000 riguardano operai specializzati, e in particolare muratori in pietra (6.505 posti), meccanici (3.596), elettricisti (3.408), idraulici (2.469), meccanici e montatori di macchinari (2.330); altri 150.000 i conduttori di impianti, soprattutto camionisti (2.753) e conduttori di macchine per il movimento terra (1.769); e 9mila lavori non qualificati, tra cui soprattutto personale per le pulizie (4.596).

È così che il Censis definisce questa situazione di disoccupazione da una parte e di rifiuto di posti di lavoro possibili con il motto: “Niente lavoro manuale, siamo italiani!”



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