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 Anno VII n° 7 LUGLIO 2011    -   DOCUMENTI


Dallo Stenografico della Camera dei Deputati 15-7-2011
Stabilizzazione finanziaria – Silvano Moffa (Popolo e Territorio): dichiarazione di voto
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria


Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, noi siamo oggi impegnati con un tempismo assolutamente impensabile fino a qualche settimana fa a convertire in legge un decreto-legge importante, che il Governo e il Parlamento stanno varando e che riguarda una manovra finanziaria ed economica assolutamente rigorosa, ma certamente in linea con quanto ci viene chiesto dagli interlocutori europei e mondiali. Con grande senso di responsabilità - dobbiamo ammetterlo e riconoscerlo - tutte le forze politiche hanno concordato sulla necessità di dare subito dei segnali ai mercati ancor prima che si aprisse la borsa lunedì prossimo. Credo che questo senso di responsabilità debba essere la collocazione essenziale di questo passaggio importante nelle aule parlamentari.

Ma, anticipando subito il voto favorevole del gruppo Popolo e Territorio a questa manovra, vorrei concentrarmi su alcuni aspetti caratterizzanti la manovra, perché credo che abbiamo il dovere di spiegare agli italiani qual è il livello dei sacrifici che stiamo chiedendo e qual è la consistenza della politica economica che stiamo mettendo in piedi.

Parto da un dato che può sembrare in controtendenza. Ritengo, infatti, che l'unica critica seria per qualche misura che eventualmente possa venire nei confronti del Governo potrebbe in qualche modo riguardare il fatto che per alcuni passaggi di questa manovra si rinvia ad una dilazione di alcune scelte nel tempo e si fanno interventi che in qualche modo si spostano in avanti. In un contesto come quello nel quale noi ci siamo trovati e che stiamo vivendo, la validità degli interventi di riduzione della spesa pubblica che per forza di cose - lo vogliamo dire -, anche se avremmo in qualche modo auspicato interventi di natura diversa, non può che essere lineare e non selettiva, sono resi indispensabili dall'esigenza di scongiurare il rischio di una grave crisi speculativa sui mercati internazionali. Siamo convinti che ci sarà tempo per correggere la situazione e che ci sia davvero la possibilità, di fronte alla crisi in atto, di riguardare alcuni aspetti di questa manovra in futuro.

Ma vorremmo anche capire bene da chi dall'opposizione, pur in ragione della responsabilità di mantenere saldi i conti di bilancio, critica i tagli, qual è la proposta che viene dall'opposizione? Che cosa si vuol proporre in alternativa a quello che è stato costruito attraverso questa manovra? Si ritorna al vecchio canto che è quello di far pagare con un taglio ideologico assolutamente inaccettabile nel terzo millennio la manovra economica integralmente a chi è più ricco nella società oppure si vuole ricorrere ad una patrimoniale che in questo caso nella sua iniquità generalizzata colpirebbe tutti in maniera massiccia? È questa la politica alternativa? Noi siamo assolutamente convinti - lo voglio dire anche per la responsabilità che porto in quanto presidente della Commissione lavoro - che il problema riguardante la situazione pensionistica del nostro Paese è un problema che presenta ancora degli squilibri, nonostante le tante riforme che sono state fatte nel tempo e che hanno riguardato i passati Governi.

Il nostro sistema pensionistico è caratterizzato ancora da uno sfasamento, da un disequilibrio rispetto al livello europeo. Il 14,9 per cento del nostro Paese contro l'11,6 per cento della media europea. Questa è l'incidenza sul PIL della manovra e del peso pensionistico: il che significa che bisogna ancora intervenire radicalmente e strutturalmente su questa questione. Forse sotto questo aspetto, signor Ministro, ci saremmo aspettati qualche atto di coraggio in più e l'avremmo voluto soprattutto con riferimento non soltanto a quello che è stato un recupero importante fatto in Senato.

Lì come gruppo abbiamo insistito, ben sapendo che vi erano anche altre posizioni favorevoli, quelle cioè di fare in modo che non si intervenisse sulle pensioni più ridotte, ma si colpissero quelle più alte. In questa manovra si chiede un contributo di solidarietà proprio alle cosiddette pensioni d'oro, il che significa che si è fatta una scelta, una scelta di rigore ma anche una scelta di giustizia sociale.

Avremmo voluto in qualche misura che si affrontasse anche il tema della sostenibilità dei sistemi pensionistici nel nostro Paese, non solo collegandoli evidentemente al progressivo aumento dell'aspettativa di vita, ma anche affrontando il tema dei trattamenti pensionistici di anzianità. Noi siamo convinti, ad esempio, che per quanto riguarda l'intervento per il pensionamento di vecchiaia delle donne la normativa italiana prima si adegua a livello europeo e meglio è. Abbiamo necessità di capire che l'Europa ci ha chiesto di fare questo perché ha creduto che proprio su questo elemento si misura il superamento della disparità di trattamento tra uomo e donna. Infatti sappiamo che la condizione particolare vissuta molte donne nel nostro Paese, chiamate a dividersi fra gli impegni lavorativi e l'attività di cura familiare, potrebbe peraltro indurre a ritenere che una differenziazione sia socialmente giustificata ed opportuna. Non si può non ricordare che questa equiparazione va nel senso opposto rispetto a quello che demagogicamente ancora da talune parti si chiede. Allora da questo punto di vista la manovra presenta sicuramente aspetti importanti.

Avremmo voluto per esempio - e su questo insisteremo nelle prossime settimane, colleghi della maggioranza - che vi fosse più coraggio, anche rispetto ad alcune ipotesi che sono al vaglio del Parlamento e che riguardano proposte di legge che sono sottoscritte da tutti i partiti, dal Partito Radicale al Partito Democratico fino al Popolo della Libertà e che riguardano la possibilità di evitare l'espulsione dal mercato del lavoro di chi ha raggiunto l'anzianità, ma può ancora permanere in servizio e può evitare quindi occupazione in nero. Sono progetti di legge sui quali vorremmo impegnarci fortemente.

Ma detto questo, io credo che sia doveroso richiamare alla nostra attenzione la situazione economica e finanziaria del nostro Paese. La nostra situazione è diversa dagli altri Paesi europei, dobbiamo rendercene conto. A differenza della Grecia, da diversi anni l'Italia è riuscita a mantenere il disavanzo pubblico sotto controllo. A differenza dell'Irlanda, non abbiamo esposto le banche alla crisi, alle difficoltà ed alla necessità di salvataggio facendo leva sui fondi dello Stato. A differenza della Spagna, non abbiamo avuto il problema del boom edilizio che ha causato profonda recessione. Ha scritto Monti ieri sul Corriere della Sera - e credo che sia autorevole la sottolineatura di ciò - che si può dire che la reazione di cui l'Italia è stata capace in questa circostanza è stata davvero notevole. Questa è la forza del nostro Paese, su questo bisogna costruire una prospettiva di futuro e chiederci allora se è sufficiente questa manovra, se dobbiamo fare qualcosa di più, se dobbiamo far sì che l'onda anomala della speculazione possa essere sempre tenuta fuori dall'economia nazionale.

Io credo che proprio le prossime settimane ed i prossimi mesi dovranno vederci impegnati per riorientare la politica economica dell'Italia, per far sì che si punti definitivamente a creare le condizioni di crescita del nostro Paese. È questo un obiettivo che noi abbiamo il dovere di cogliere, di centrare. Questa è la sfida del domani, mantenendo certamente la disciplina di bilancio, ma puntando decisamente a rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo, ostacoli di natura burocratica, ostacoli di natura strutturale che impediscono la crescita, che impediscono la ripresa produttiva, che impediscono alle imprese di innovare il proprio prodotto. Dobbiamo farlo con il convincimento che soltanto in questa maniera si recupera dignità e ruolo alla politica. Lo voglio dire soprattutto soffermandomi in conclusione su quello che deve essere il significato di questa giornata.

Se c'è stata responsabilità, colleghi dell'opposizione, la responsabilità non può essere una categoria della coscienza, la responsabilità si deve tramutare in una categoria della politica. Non potete continuare a dire un giorno sì e l'altro pure: «Dimettetevi». Non potete continuare a dire: «Il Governo vada a casa».

Misuratevi e confrontatevi sui problemi seri! Noi chiediamo al Governo e alla maggioranza di avere una sessione del Parlamento dedicata allo sviluppo, perché vogliamo concorrere in Parlamento alla creazione di quelle che sono le condizioni per lo sviluppo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Lo vogliamo fare con tutte le forze, forti del fatto che il Titanic, che è stato evocato in questi giorni, lo vogliamo fuori dai marosi. Vogliamo portare l'Italia finalmente in Europa, capace di competere con le sue imprese e con la sua forza, e recuperare la politica alla sua dignità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Onorevole Di Pietro, io credo che l'antipolitica debba essere lasciata ai «grillini» e ai giustizialisti di turno. Torniamo alla politica fatta di moralità e di dignità, e andiamo avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania – Congratulazioni)!



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