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 Anno VII n° 7 LUGLIO 2011    -   RECENSIONI


Letto per voi
“La generazione tradita. Gli adulti contro i giovani” di Pier Luigi Celli
Riflessioni sulla condizione dei giovani, le cause e le possibili soluzioni
Di Giovanni Gelmini


Il problema dei giovani è ormai un discorso che invade tutte le tavole. In questo libro Pier Luigi Celli ripercorre le varie facce del problema e propone alcune soluzioni, ma la cosa principale è che fa una attenta autocritica alla società creata dalla sua generazione quella che, cavalcando il '68, ne ha travisato completamente le spinte innovative.

Celli ha un anno più di me; da quello che scrive pensavo fosse più giovane di me perché, in genere, la mia generazione ha vissuto il '68 dall'esterno, subendone e non sempre aprezzandone i metodi, ma Celli si è laureato in sociologia all'Università di Trento, luogo ideologico del '68 italiano e quindi è corretto che si senta responsabile della generazione della società attuale e delle difficoltà che oggi i giovani incontrano, ben più gravi di quelle che noi trovammo sulla nostra strada.

Il libro inizia con “la causa scatenante”: una lettera aperta di Celli diretta a suo figlio pubblicata su “Repubblica” nel novembre 2009 e che ha scatenato una rissa culturale, rissa descritta nel primo capitolo che cosi panoramicamente si conclude su quanto accaduto:

    Perché questo è avvenuto: che lo chiedessero.
    C'è sempre un surplus di benpensanti al lavoro, quando si respira aria di burrasca, che amano saltare alle conclusioni, appellandosi alle" conseguenze", senza essersi mai sognati di ragionare sulle premesse.
    Questo consente loro di operare al riparo, di mantenere la terzietà implacabile di chi riscuote sempre, avendo la capacità di scandalizzarsi a comando.
    Il posto ha resistito, loro malgrado. Per ora.

Capitolo secondo “Di cosa stiamo parlando quando parliamo di giovani”. Una cosa da chiarire da quanto mai ovvia, ma che tropo spesso che li descrive non si pone la domanda.

    Certo, le descrizioni abbondano, le ricerche si susseguono, a ogni stagione ci viene offerto l'ultimo modello di grido per interpretarne le tendenze, dalla tribù in cerca di territorio al rifugio solitario tra tecnologia e famiglia, dall'ideologia gaudente allo sfarinamento ottuso e autolesionista. Per non parlare di bamboccioni e altre simili amenità. La verità è che, guardandolo di lontano e con una lente di ingrandimento ora benevola e indulgente …
… ecco l'accusa, credo quanto mai vera: li guardiamo da lontano.

Dall'analisi della realtà dei giovani passa, nel secondo capitolo, “all'autocritica” . Mi sembra che questa frase sintetizzi bene il pensiero di Celli:

    Stava morendo, con gli anni, un'intera generazione di rivoluzionari riluttanti, di arditi vellicatori di visioni "in conto terzi", arresi alla dura realtà di una società che fagocita indifferente il buono e il cattivo in nome di un progresso che va assecondato senza riserve.

e poco sotto:

    La nostra generazione ha corroso anche quelle che ci hanno seguito, proprio per la sua incapacità narrativa: un'afasia "verbosa" e senza presa; laddove "tramandare" avrebbe richiesto un impegno a "fare", mentre noi disperdevamo il nostro patrimonio in mille pretese in cui era in gioco soltanto l'apparenza, senza appeal.
Ecco il “tradimento” e Celli lo spiega con dovizia: gli ideali dimenticati e travolti per una smania di potere che tutto ha corroso.
Il libro procede, nei successivi capitoli, in un’analisi impietosa delle cause. Un poco debole, anche se corretta quella relativa all'Istruzione. La critica all'Università mi sembra decisamente buonista, sarà perché Celli è dentro l'Università e non riesce, o non vuole, ferire a fondo questo corpo malato di egocentrismo.

È colpa della politica? Ecco una frase tratta dal capitolo “Dove fallisce la politca”

    Se guardiamo al modo con cui si è andata strutturando l'agenda delle nostre priorità e agli stili con cui si è venuta caratterizzando la qualità dei rapporti civili, è facile capire che, progressivamente, abbiamo dato forma a un universo in cui, al venir meno di punti di riferimento certi, si è accompagnato l'esasperarsi della tensione verso storie individuali separate; l'ossessione degli interessi singoli da perseguire; la conquista dell'apparenza da spendere; la voglia di emergere a qualunque costo, purché ci fosse un palcoscenico, anche minimo, da frequentare.
    Non è ininfluente che padri e madri abbiano spesso abdicato a ruoli tutoriali, alle volte negando nei fatti, altre dissimulando nei pensieri quello che andavano predicando e faticavano ad avallare nella pratica.

Ma in effetti nella conclusione Celli riporta il problema nella caduta dei valori nella famiglia e credo che il mancato esempio, sia la causa principale del grave malessere in cui viviamo e in cui abbiamo trascinato i nostri figli; la “politica n’è semplicemente il riflesso.

La critica di Celli non riparmia neanche le imprese. Ha avuto una lunga esperienza nella gestione, organizzazione e formazione delle risorse umane in grandi gruppi, quali Eni, Rai, Omnitel, Olivetti ed Enel; è quindi interessante l'accusa di miopia che rivolge alle imprese:

    Si dice che l'organizzazione vincente è soprattutto un mondo razionale, che nella sua razionalità tende a selezionare chi è utile e chi è superfluo. È così che trasmette un messaggio preciso a quanti si apprestano ad approdare al suo interno: meno orpelli, meno fantasie, meno stati d'animo.
    Diventa sospetto chiunque non si pieghi a un ordine astratto e alla purezza del metodo. Salvo poi accorgersi che, razionalizzando, finisce col semplificare ciò che non è affatto riducibile a causa delle accresciute complessità. E scegliendo con l'ottica dello specialismo, tutto logica e business, si condanna a non capire quello che verrà.

Il management delle imprese ha effettivamente una buona parte di colpe della situazione attuale

Un libro che è opportuno leggere per aiutarci a riflettere su cosa dobbiamo fare per cambiare questa società, che non ci soddisfa e sempre di più corre verso un disastro: occorre fermasi prima che sia troppo tardi, anche se non è facile.


La generazione tradita. Gli adulti contro i giovani
Pier Luigi Celli
Prezzo di copertina € 17,00
Editore

Mondadori Anno: 2010
Collana:Ingrandimenti
Pagine: 144
Formato: Legatura:brossura con sovraccoperta
ISBN: 978880459821

Una generazione tradita da una società divisa, rissosa, individualista. Una generazione tradita da una politica faziosa, immorale e strafottente. Una generazione tradita dal suo Paese. Quel bel Paese in cui cultura e competenza sono requisiti trascurabili per accedere al mondo del lavoro e dove le aspirazioni di una generazione giovane vengono sacrificate a un sistema vecchio e malato. Pier Luigi Celli, che è stato direttore della Rai e oggi dirige l'Università Luiss Guido Carli, conduce con uno sguardo critico e impietoso un'indagine che scandaglia i sistemi educativi e gli intrighi della politica, i debiti della vecchia generazione e la lotta degli adulti contro i giovani. Dal suo punto di vista di manager di lungo corso, Celli recupera e sviluppa i temi che aveva lanciato in una provocatoria e assai discussa lettera a "la Repubblica", Figlio mio lascia questo Paese, fermamente determinato a trovare una risposta positiva possibile. C'è nell'aria un sentimento che ondeggia pericolosamente tra ineluttabilità, rassegnazione e voglia di riscatto. Solo un esame intransigente può restituire le condizioni per sperare e ricominciare. E, in questo, trova un suo senso preciso l'impegno di leggere pagine che sono, prima di tutto, un invito a guardare ai giovani con lungimiranza e generosità. Per prendere parte alla sfida. Per riconsegnare ai giovani la loro scommessa. Per rendere alla generazione tradita ciò che le spetta.



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