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 Anno VII n° 10 OTTOBRE 2011    -   TERZA PAGINA


Riflessioni leggendo “La Casa degli Inutili” di Saverio Castanotto
Vecchiaia: Sono solo individui da mantenere per lo Stato?

Di Francesca Bisbano


    “Il gabbiano vecchio ormai e stanco, tanto stanco viveva su un' isola deserta, che isola non era ma uno scoglio corroso dai marosi, ritmati da inverni sempre uguali e da estati lunghe come la coda di comete, e brevi a un tempo, come il luccichio del pianto delle stelle a ferragosto, che s'inabissano nel nero senza voce. Viveva solo e non per sua scelta: l'aveva relegato sullo scoglio la piatta indifferenza della specie (…) Viveva la sua specie per mangiare, aveva ormai le ali rattrappite, sporche le piume di colori strani, il lungo collo chino verso terra, ubbidiente al ventre e nulla più!”
Inerme, rassegnato, fisicamente debilitato, immobile e impassibile al fluire degli eventi, l'immagine del gabbiano, tratta dal romanzo “La Casa degli Inutili” dello scrittore barcellonese Saverio Castanotto, richiama un periodo particolare della vita di ogni uomo: la vecchiaia. Età questa, che se tanto fu lodata da Cicerone nel famoso “de Senectute” per bocca di Catone, la società da sempre ha biasimato e condannato.

E' risaputo che qualunque comunità per sopravvivere e continuare ad esistere, necessita di uomini attivi, giovani, nonché pieni di risorse da impegnare nel soddisfacimento di interessi ed esigenze sociali. I giovani sono il futuro.
E i vecchi?
Sono solo individui da mantenere per lo Stato e genitori di cui i figli stentano a farsi carico?

Eppure sentiamo spesso parlare di anziani:
“I pensionati italiani sono tra i più poveri d'Europa, poiché molti di loro non guadagnano abbastanza da poter coprire le spese a fine mese!”;
“In Italia quello dei pensionati è un problema serio, servono interventi immediati per riformare in modo decisivo il sistema pensionistico”;
“Sui pensionati il governo cercherà di scaricare la crisi e la propria incapacità nell'affrontarla”...

Pensionati e pensioni; pensioni e pensionati, come se i vecchi fossero solo un problema di soldi, nessuno mai che si occupi d'altro!
Qualcuno si è mai preoccupato se i vecchi vivono bene o male?
Se siano davvero inutili?
D'altronde perché dovrebbero essere tali?
Solo perché vanno in pensione?

Nel De Senectute, Catone afferma: “Rimane intatta ai vecchi l’intelligenza, a patto che rimangano fermi gli interessi e l’operosità, e questo non solo in uomini illustri e famosi, ma anche in chi ha avuto una vita riservata e quieta”.

Di conseguenza, mollezza fisica a parte, un pensionato non può certo considerarsi un oggetto dismesso o un cimelio da riporre in soffitta, sicché continuerà a nutrire interessi e coltivare le proprie passioni da condividere con gli altri membri della comunità. La vecchiaia, se ben vissuta o meglio sfruttata, può a ben ragione considerarsi, come suggerisce lo stesso Cicerone, il periodo aureo della vita umana e l'anziano rappresenta un punto focale per la collettività: è guida, pedagogo, fonte indispensabile per l'educazione dei giovani e non solo. I vecchi hanno esperienza si, esperienza vissuta, ma chi dice che abbiano imparato tutto?
Anche gli anziani maturano, crescono e si arricchiscono giorno dopo giorno. Danno e ricevono. Come?
Si pensi allora a Giovanni, il vecchio professore, protagonista della Casa degli Inutili, che nutre ancora speranza, non si rassegna, né tollera d' essere messo da parte. Giovanni non è un vecchio, è un uomo! Un uomo che ha molto da dire, un uomo aperto alle novità, che vuole vivere e condividere le sue esperienze, recenti e non, con chi lo circonda.

Giovanni lotta per abbattere le barriere di una realtà entro cui si ritrova imprigionato insieme ad altre persone, che hanno esaurito tutta la loro vitalità.

Il mondo esterno sembra rifiutarli, ma il piccolo professore ha ancora la forza di opporsi e lottare per riconquistare la propria individualità.

L'io non può essere soppresso, vuole e deve essere protagonista del tempo rimasto. Ancora si dimena, si arrabbia, infrange le regole impartite dall'alto, da chi è egoista tanto quanto la specie cui appartiene il gabbiano, sopra descritto, ormai in attesa della morte. Giovanni critica il modo d'essere e il modo in cui è dato essere. Vuole solo continuare ad esistere. Allora? In questo i vecchi non sono forse simili ai giovani?

Il corpo potrà anche invecchiare, ma lo spirito può conservarsi giovane a lungo. Di conseguenza è necessario abbattere tutti quei preconcetti che si frappongono fra generazioni diverse, poiché in ogni “nonno” più o meno si nasconde un “Giovanni”. Una parte speciale e indispensabile che non può certo venire alla luce da sola. E' necessaria una continua ed incessante cooperazione fra le generazioni, affinché questi due mondi possano completarsi a vicenda e, dunque, concorrere al miglioramento e allo sviluppo della vita sociale.


Letto per voi
“Casa degli Inutili” di Saverio Castanotto



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