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 Anno VIII n° 2 FEBBRAIO 2012    -   MISCELLANEA


I vini nel mondo
Sudafrica: il vino francese della Croce del Sud

Di Luana Scanu


Sudafrica: per noi europei, che coltiviamo la vite da migliaia di anni, a volte non è facile capire come queste terre, difficili non solo dal punto di vista climatico, ma anche politico, siano riuscite a fare passi da gigante nella coltivazione della vite.

Quella di Città del Capo è sempre stata la zona più vocata per la viticultura, e pian piano, soprattutto grazie agli ugonotti, la coltivazione si espanse anche alle zone limitrofe di Stellenbosch e Paarl. Infatti quando Luigi XIV revocò l'editto di Nantes (che assicurava la libertà di culto agli ugonotti), tanti di loro se ne andarono dalla Francia e alcuni si trasferirono in Sudafrica. Occuparono una zona che prese il nome Franschhoek (l'angolo francese), una vallata protetta da imponenti catene montuose e attraversata da un fiume, caratterizzata da un clima fresco e da precipitazioni più frequenti: ambiente perfetto per la viticultura.

I Francesi naturalmente avevano le giuste conoscenze sulle tecniche della vigna e sulla vinificazione, e riuscirono quindi a far fiorire ed espandere la viticultura nel raggio di 100 km da Capo Sud.
Il '700 però fu un periodo molto difficile per il commercio del vino, soprattutto perché la Compagnia Olandese delle Indie Orientali aveva il monopolio su tutto il commercio dei vini e, di conseguenza, impose dei prezzi molto bassi che ai viticoltori crearono non poche difficoltà.

L'occupazione inglese del Sudafrica all'inizio del 1800 e la contemporanea guerra commerciale tra Francia e Inghilterra aiutò la viticultura sudafricana ad aprirsi verso il mercato inglese. Paradossalmente però la pace tra Francia e Inghilterra fu la rovina del commercio sudafricano: il mercato inglese si aprì a quello francese e il mercato del Sudafrica crollò. Le giacenze di vino vennero offerte a prezzi stracciati e parecchi viticoltori finirono sul lastrico.

Al fine di uscire da questa crisi i viticoltori decisero di fondare una cooperativa che avesse l'obiettivo di promuovere i vini sudafricani all'estero, controllare l'avviamento di nuove imprese e la resa per ettaro, così da limitare la produzione in eccesso.

Parlando di vitigni invece dobbiamo sottolineare che il Sudafrica ne ha uno tutto suo: il Pinotage. Un incrocio tra Pinot Nero e Cinsault, che fu creato nel 1924 dal professor Perold, dell'Università di Stellenbosch. La scelta di incrociare due vitigni così diversi sta proprio nelle loro caratteristiche. La delicatezza del vitigno della Borgogna che incontra la rusticità dell'insignificante Cinsault dà ottimi risultati: colore profondo e intenso con una buona predisposizione all'invecchiamento.

I primi vini di Pinotage avevano sentori particolari che ricordavano l'acetone. Ora, naturalmente, il vino è stato migliorato, grazie a fermentazioni a temperature controllate, ma vi sono ancora oggi estimatori del primo Pinotage che considerano i sentori di acetone e aceto balsamico tipici del vitigno.

Tra gli altri vitigni presenti ricordiamo il Cabernet Sauvignon, il Merlot, lo Shiraz, il Pinot Nero (ma solo nelle zone più fresche), lo Chenin Blanc, lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc e, per finire, il Colombard, vitigno insignificante in Francia che in Sudafrica dà eccellenti risultati.



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