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 Anno VIII n° 3 MARZO 2012    -   FATTI & OPINIONI


La domanda che corre
TAV o no TAV? Ma non è questo il problema
Quando la protesta diventa rivoluzione
Di Il Nibbio


La discussione sulla TAV in Val di Susa è ormai cosa antica. Non entro in una valutazione su questo progetto perché sinceramente ho dei dubbi sulla scelta, ma sicuramente non sono stato convinto dai ragionamenti dei “No TAV”. Ritengo che il collegamento Torino - Lione sia un'opera assolutamente necessaria. Se il sistema ferroviario oggi in Italia è disastrato e in questo momento non regge la concorrenza della gomma per il trasporto merci e dei voli low-cost per i passeggeri, non è questo il futuro che dobbiamo pensare. Una più efficiente gestione del servizio ferroviario è una necessità perché l'incremento del costo del petrolio nel medio e lungo periodo renderà molto costoso sia il trasporto su gomma, sia quello aereo in cui le energie alternative hanno difficoltà ad essere utilizzate e il trasporto su rotaia sarà la vera soluzione sulle medio lunghe distanze. Oggi l'aereo è vantaggioso se si superano i 500-600 chilometri, domani questa distanza sarà attorno ai 2000 chilometri e forse più.
Credo che la discussione sulla TAV avrebbe bisogno di uno spazio serio per far capire a tutti le ragioni e chiarire i dubbi, ma non è questo di cui voglio oggi parlare.

Oggi ci sono troppe persone che sono giustamente insoddisfatte e preoccupate per il loro futuro e già in altri articoli abbiamo accennato ai grandi rischi di eversione che stiamo vivendo. L'esperienza dei “forconi” siciliani ha ben mostrato che esiste una fetta di italiani pronta ad applaudire alla sommossa. La protesta “No TAV”, legittima per i residenti della Val di Susa, si è già dimostrato essere infiltrata da organismi estranei, gruppi che fanno della violenza il loro obiettivo.
Le smentite dei leader della Val di Susa dell'esistenza di queste infiltrazioni aggiungono preoccupazione perché sono contraddette dall'attività giudiziaria, che non è un’opinione, e negarne l'esistenza vuol dire esserne partecipe.

È un rischio reale che vi sia qualcuno che cerca di usare il dissenso per scardinare lo Stato già traballante per conto suo. È un rischio reale, che abbiamo già visto negli anni di piombo e da quell’esperienza sappiamo che dietro al “disordine” c'è sempre qualcuno che è pronto a riportare ordine: il suo ordine però!

Noi continuiamo a dire che occorrono investimenti, che in Italia le infrastrutture sono insufficienti, però ogni progetto di una certa dimensione trova opposizioni tali da renderne impossibile la realizzazione. Secondo l'osservatorio media permanente Nimby Forum le opere contestate in Italia nel corso del 2011 sono state 331. Questo è un dato preoccupante perché indica un cattivo modo di gestire la progettualità, ma anche una conflittualità che è probabilmente esagerata; ognuno vuole che si realizzino le infrastrutture necessarie, ma non vicino a lui.

Monti ha affrontato il problema TAV in modo duro, ha precisato che tutto quello che si poteva fare è già stato fatto e che non esistono motivi per sospendere i lavori. Basterà questo a fermare l'ondata di proteste e di violenze? Non credo proprio, perché sono convinto che anche in questo caso la violenza è voluta ad hoc per permettere poi la presa del potere da parte di un “salvatore”.
Sono anche convinto che molti di quelli che oggi si schierano per i “No TAV” sono in buona fede e seguono la loro inclinazione rivoluzionaria contro il “potere della destra e della finanza”, ma credo proprio che siano presi per il naso da chi è di destra e controlla la cattiva finanza, quella che vede il profitto monetario sopra tutto. Il tutto è condito da falsi profeti che seguono la facile onda della protesta per ogni cosa che cambi la realtà: ci sono sempre più persone, che non vogliono il cambiamento, di quelle che apprezzano l'innovazione.



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