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 Anno VIII n° 3 MARZO 2012    -   PRIMA PAGINA


Forse il cambiamento della FIAT non è ancora stato metabolizzato
Quando Marchionne agita le acque
Marchionne non è il solito interlocutore, sia per sindacati, sia per chi governa il Paese, ma non è un marziano
Di Giacomo Nigro


Secondo Felice Belisario, capogruppo dell'Italia dei Valori in Senato, “Marchionne sta facendo con la più grande azienda del Paese il bello e cattivo tempo, calpestando i diritti di migliaia di lavoratori, pensando solo ad un tornaconto di parte e dimenticando gli aiuti di Stato ricevuti con leggi cucite addosso alla fabbrica torinese. Mentre la Fornero, con i suoi modi cordiali e gentili, ha iniziato a varare riforme fondamentali, ignorando le richieste dei lavoratori. Annuncia tavoli e incontri con le parti sociali, lo fa dal giorno del giuramento da ministro, ma veri incontri non ce ne sono mai stati. Gli italiani non sono stupidi, è chiaro a tutti che i giochi sono fatti e che dentro il guanto di velluto questo governo nasconda la mano di ferro con la povera gente. Adesso basta. Almeno il governo la smetta di prendere in giro i cittadini e chiami le cose con il loro nome: italiani, vi stiamo fregando! ”.

Anche Airaudo della Fiom-Cgil ha attaccato il ministro del Lavoro Elsa Fornero definendo “patetico” il suo atteggiamento mentre definisce “strategia della tensione per intimidire il governo” il comportamento di Sergio Marchionne. Da parte sua è duro anche Vincenzo Scudiere, della segreteria nazionale Cgil, che ha citato lo slogan “Con noi o contro di noi” di Benito Mussolini affiancandolo al comportamento dell'a.d. Fiat e marchiandolo come un atteggiamento fuori dalla storia.

Marchionne non può mettersi al di fuori delle regole e il governo non deve permetterglielo. Democrazia e lavoro non sono solo belle parole, sono due pilastri della nostra Costituzione che vanno difesi sempre e ovunque. Per questo saremo in piazza accanto alla Fiom: bisogna riaffermare la democrazia e la legalità nelle fabbriche, bisogna ricordare al governo che ha il dovere di intervenire”. E' questa la posizione della Cgil. C'è da chiedersi se questa durezza protegge davvero i lavoratori, perchè Marchionne è sfuggente, pertanto difficilmente inquadrabile in schemi precostituiti e quindi difficile da contrastare con il consenso dei lavoratori.

Infatti a seguito delle voci sul possibile disimpegno della Fiat dagli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori, seguite alle sue contradditorie dichiarazioni degli ultimi giorni, egli, dal salone dell'auto di Ginevra, è tornato a smentire tutto ribadendo che sui due impianti sono stati presi impegni precisi che saranno rispettati. Inoltre, nonostante i pessimi risultati del mercato dell'auto in Italia (-20% le vendite Fiat a febbraio), Marchionne non chiede aiuti al governo: “Non voglio incentivi o assistenza finanziaria. Voglio solo operare in modo efficiente. Fiat è finanziariamente solida e si oppone a qualsiasi intervento di sostegno. L'Italia ha un problema finanziario e una delle condizioni che noi abbiamo incluso verso il Paese è di non chiedere nulla per lo sviluppo industriale della Fiat, perché sarebbe una richiesta che andrebbe a gravare sulla situazione italiana”.

Secondo Marchionne però il mercato europeo “è in linea con le attese”. Ma nonostante le rassicurazioni sui due stabilimenti, a Ginevra si è tornato a parlare dello spostamento del quartier generale della nuova società che nascerà dalla fusione completa tra Fiat e Chrysler. Marchionne è cauto: “Lo spostamento è un'alternativa, non è stata ancora presa alcuna decisione. C'è la possibilità di farlo, saremmo anche disposti a farlo, ma non è detto che lo faremo”. Poi ha spiegato che “l'integrazione tra Fiat e Chrysler non è impattata dalla crisi europea. La parte europea del gruppo è la più debole e questo potrebbe incidere sul contributo di Fiat. È un problema complicato, ma non abbiamo urgenza”.

Come abbiamo già accennato, i fatti dicono che a febbraio il mercato europeo dell'auto piomba ai livelli minimi da vent’otto anni e la quota delle marche Fiat si è ridotta ulteriormente, addirittura al 28% in Italia, che la prima auto lanciata in forze da Fiat negli Usa, la nuova Cinquecento, ha venduto la metà di quanto programmato. Lo stesso Marchionne ha riconosciuto di essere stato un po' ottimista. Il manager italocanadese, che tra il 2004 e il 2007, intervenendo a cuore aperto su un'azienda schiacciata da costi inutili e da una situazione finanziaria insostenibile, è riuscito a salvarla, ha però poi ritenuto di non poter o di non dovere puntare sul rinnovo profondo della gamma di prodotti. In un mercato complessivamente fiacco le quote hanno quindi favorito i concorrenti, soprattutto tedeschi.

In compenso è riuscito nel capolavoro di acquisire la Chrysler quasi a costo zero, rilanciandola. Logico che voglia capitalizzare su questo colpo da maestro e sul suo teatro, il mercato nordamericano. Ma vendere in Nord America auto prodotte in Italia sembra troppo, agli occhi di tutti gli esperti. Già il trasporto incide sul costo del prodotto per circa il 3 per cento. Inoltre i prezzi delle auto in America sono più bassi, a parità di modelli, e quindi meno remunerativi che in Europa.

Nel mondo Fiat i doveri sono di serie, ma il diritto è un optional. Decide Marchionne cosa è giusto e cosa no, il resto non conta, nemmeno se si tratta del governo. Vige una strana consuetudine per cui cambiando i ministri il risultato non cambia: Fiat fa quello che gli pare, gli operai o fanno buon viso a cattivo gioco oppure stanno a casa, soprattutto se hanno simpatie per la Fiom, e il Governo di turno resta a guardare o, al più, si limita ad accennare provvedimenti generalmente inconsistenti.

Insomma come già ho scritto tempo fa su queste pagine, Marchionne non è il solito interlocutore, sia per sindacati, sia per chi governa il Paese. Quindi è un osso duro! il capo della Fiat veniva addirittura descritto dai suoi collaboratori come un “marziano”. Infine chissà se in Cgil ricordano quello che di lui disse Epifani: “egli incarna il modo corretto di interpretare la funzione di dirigente industriale”, era un'altra epoca, ma pochissimi anni sono trascorsi.



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