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 Anno VIII n° 4 APRILE 2012    -   PRIMA PAGINA



Spigolature sportive
Dallo sport nella scuola, al ridimensionamento del CONI, passando per la “malattia del calcio”
Di Silvano Filippini


Sport a scuola Sono anni che in questa rubrica esorto il nostro governo ad incentivare l’attività motoria in ambiente scolastico, ma nulla è stato fatto.

A dire il vero due anni orsono c’era stato un progetto di “alfabetizzazione motoria” all’interno della scuola primaria, dove l’attività fisica è sempre stata affidata a personale non qualificato e, spesso, non incentivato a farla praticare ai propri alunni. Avrebbero dovuto intervenire autentici insegnanti di educazione fisica e, dopo un primo tentativo sperimentale effettuato presso una provincia in ogni regione, l’iniziativa avrebbe dovuto andare a regime presso tutte le scuole elementari italiane.
Siccome è facile effettuare riforme sulla carta, ma poi ci si scontra con la realtà che non consente di coprire le spese, anche questa iniziativa si è ridotta in modo vistoso tanto da coprire poche scuole. Ad esempio, in provincia di Bergamo non arrivano neppure a 10 le scuole interessate. Infatti sono state escluse tutte le classi che già usufruiscono, di solito per poche settimane, di altre iniziative di tipo sportivo sostenute dalle famiglie o da società sportive del territorio.
Ma c’è di più: la maggior parte dei neo laureati della facoltà di scienze motorie (per i quali era stata creata questa iniziativa) rifiuta tale proposta e si accontenta di sporadiche supplenze nelle scuole secondarie. Pare che occuparsi di bambini della primaria sia dispendioso sul piano psicologico e, al massimo, si possono guadagnare 7.500 euro all’anno (legge Pescante).

Io avrei, invece, una proposta assai più costruttiva per “obbligare” i nostri piccoli allievi (ormai in sovrappeso per oltre il 20%) ad una sana attività motoria continuativa in cui inserire istruzioni per l’acquisizione di uno stile di vita salutare da applicare per l’intera esistenza: utilizzare i 5 miliardi risparmiati per l’annullamento delle Olimpiadi di Roma, per riformare completamente lo sport scolastico, in modo da equipararci agli altri stati europei che, nel peggiore dei casi, svolgono almeno tre ore di educazione motoria e sportiva alla settimana in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Noi, purtroppo, dobbiamo accontentarci di due sole ore obbligatorie, ad esclusione della scuola primaria, dove l’assenza di professionisti della materia lascia alle maestre la facoltà di come gestirle, quando vengono svolte. Così i genitori sono costretti a sobbarcarsi ulteriori spese per iscrivere i figli ai corsi organizzati dalle società sportive.

La serie A del calcio trema
Avevo già preventivato, in un precedente appuntamento con i lettori, che lo scandalo delle scommesse avrebbe continuato ad allargarsi e così è successo. Dopo l’arresto di Andrea Masiello, ex giocatore del Bari e attualmente all’Atalanta, aumenta il numero delle squadre coinvolte: almeno 8 in serie A (con 12 giocatori indagati) e molte di più nelle serie minori.

Nel frattempo è stato arrestato anche uno dei componenti del gruppo degli “zingari” che da Singapore gestivano le scommesse, pur avendo diverse basi nell’Europa dell’est. Per il momento si trova in Svezia dove gli inquirenti l’hanno convinto a parlare come un “pentito” e dalle sue dichiarazioni potrebbero emergere tutte le connivenze del “sistema” internazionale delle scommesse taroccate. A tal proposito, dalle recentissime dichiarazioni di Masiello emerge che Almir Gegic (uno degli zingari) aveva una valigetta con 1000.000 € da offrire al dirigente del Bari Jacovelli in occasione dell’incontro Bari-Sampdoria. Inoltre vengono esaminate pure le partite Bari-Palermo e Bari-Chievo e quelle di Milan e Roma (sempre con il Bari), su ammissione di Masiello che operava con un gruppo di amici.

Il calcio “infetto” è ormai diffuso ad ogni latitudine, ma noi italiani, in più, dobbiamo aggiungere le scommesse del mercato parallelo, gestito dalla malavita organizzata, che tendono ad inficiare parecchi risultati.

Oltre al marciume delle scommesse, che per anni hanno minato la regolarità dei campionati, si è evidenziata pure la prassi di vendere partite a quelle società che si trovano nelle ultime posizioni di classifica in modo da tentare la “salvezza” in modo illegale.
Lo stesso Masiello nella trascorsa stagione aveva concordato con i giocatori del Lecce di farli vincere in occasione del derby con il Bari. E così è stato grazie al suo autogoal!
Ma anche alcuni presidenti si prestavano al giochetto: chi per salvarsi, chi per ripianare i debiti accumulati durante gestioni allegrotte.
A proposito del Bari, poi retrocesso in serie B, persino i suoi “ultrà” scommettevano sulle sue partite a perdere, arricchendosi.

Ma il giro delle indagini si sta allargando anche a tutti coloro (dirigenti, allenatori, giocatori) che, pur sapendo di tentativi di “combine” rifiutati, non avevano denunciato i fatti, come previsto dalle norme federali.
Intanto il Tnas ha respinto il ricorso dell’Atalanta contro i sei punti di penalizzazione. Così il sodalizio orobico mantiene l’attuale classifica e dovrà fare a meno anche di Masiello, che si aggiunge all’assenza di Doni, già indagato ed arrestato.

Moggi: ci vuole un bel coraggio!
Torna di nuovo alla ribalta il personaggio chiave di Calciopoli che questa volta ha pure avuto la spudoratezza di ricorrere a Strasburgo contro la condanna di radiazione, nonostante tutti gli indizi e le condanne recitino contro di lui.

Addio comitati provinciali?
L’ultima notizia funerea riguarda il ridimensionamento del CONI e delle Federazioni Sportive. Dalle ultime dichiarazioni emergono le difficoltà economiche del CONI, che ha già deciso di eliminare tutti i comitati provinciali, delegando le loro funzioni a quelli regionali. Sulla falsariga si è mosso pure Dino Meneghin che, ormai in scadenza di mandato, ha deciso di fare altrettanto per ciò che concerne la F.I.P. (federbasket).

Contro la decisione, presa senza contattare la periferia, sono insorti tutti i comitati provinciali che, conti alla mano, hanno dimostrato che l’incidenza dei comitati periferici (ridimensionati sulla loro stessa iniziativa) avrebbe un costo pari all’1,5% del budget annuale della federazione. Semmai sono le spese centrali, spesso inutili o sproporzionate, che debbono essere ridimensionate, a partire dai compensi dei dirigenti federali.
Del resto non ha senso che una piccola società della provincia, retta da dirigenti che se ne occupano come forma di volontariato, magari mettendoci pure dei soldi, debba sobbarcarsi il viaggio sino a Milano ogni volta che deve districare tutti gli incartamenti necessari per l’attività annuale.
Anche l’ufficio gare avrebbe difficoltà a gestire un territorio così vasto senza incorrere in disservizi che inficerebbero i numerosissimi campionati giovanili.



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