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 Anno VIII n° 6 GIUGNO 2012    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


La nuova frontiera dell'agricoltura
L'Agricoltura oggi è fatta da imprese che attirano i giovani
Non più “contadini”! In Italia ci sono ben 65.000 imprese condotte da giovani preparati e dinamici
Di Francesca Bisbano


Era il 1966 e Celentano cantava:

    Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via Gluck, in una casa fuori città. Questo ragazzo si divertiva a giocare con me, ma un giorno disse: "vado in città"e lo diceva mentre piangeva. Io gli domando: "amico non sei contento? Vai finalmente a stare in città e là troverai le cose, che non hai avuto qui.”
Ora se negli anni in cui un' Europa provata dalla Guerra faceva fatica ad uscire dalla distruzione essere agricoltore veniva concepito come un lavoro faticoso e non appagante quanto il lavoro nelle fabbriche, oggi non si può certo dire che i giovani abbiano la stessa idea. E' in corso infatti un significativo mutamento di tendenza, che coinvolge sempre più la new generation. Un cambiamento epocale, che trasforma l'approccio sociale verso il settore agricolo: vista come attività imprenditoriale a pieno titolo.

La Coldiretti segnale che l'Italia, con Francia e Germania, registra il numero più elevato di giovani agricoltori, che negli ultimi anni si sono mostrati sempre più intraprendenti e competenti nel campo. Oltre 65 mila imprese guidate da under 35 operanti in agricoltura lo collocano, come settore, al terzo posto dopo il commercio e le costruzioni.

Chi è impegnato in agricoltura, precisa Coldiretti, dimostra una maggiore voglia di investire e, anche in tempi di crisi, cerca di espandere la propria attività, puntando sul miglioramento dei prodotti aziendali. A ciò si aggiunge una maggiore capacità di presidiare il mercato attraverso nuove formule commerciali, come la vendita diretta, la quale coinvolge l’80 per cento dei giovani agricoltori.

Novità, abilità, competenza e voglia di fare però non sono gli unici ingredienti del successo. Per investire non ci vuole solo coraggio, ma anche un aiuto concreto, che il più delle volte ai neo agricoltori non hanno.

Penuria di leggi, forse?
No! Di quelle ne abbiamo fin troppe!
Finanziamenti carenti? Azioni sbagliate?
Nemmeno!
Direi più che altro mancanza di organizzazione locale, nonché abbattimento reale di costi ed ostacoli all'avviamento delle imprese nascenti.

Di conseguenza è già da cinquant'anni che si parla di politiche comunitarie per la creazione di posti di lavoro nel ramo agricolo. È dal 1958 che l'Europa pianifica strategie comuni per favorire uno sviluppo armonico e completo delle politiche agrarie, ma resta il fatto che l'Italia sul punto rimane ancora indietro.

Restano problemi e difficoltà, aggravati molto spesso da consistenti barriere burocratico-fiscali, nonché da una mancata informazione nei confronti dei giovani, perché riescano ad inserirsi più facilmente nel mercato del lavoro. Così, ove non arriva l'aiuto sociale o mancano forum, agenzie territoriali, suppliscono cooperative e neo gruppi d'azione sociale.

In sostanza oggi più che mai s'assiste alla crisi del welfare state, già palesatasi nella seconda metà del secolo scorso: sempre meno interventi reali a favore di un'azione, che ripone sempre maggiore affidamento sulle capacità imprenditoriali del singolo individuo!



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