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 Anno VIII n° 6 GIUGNO 2012    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Per la prima volta l’Istat fa previsioni
Le prospettive per l’economia italiana nel 2012-2013 secondo l’Istat
Il 2012 chiuderà con una riduzione del PIL (-1,5%), ma il secondo semestre potrebbe far registrare una moderata crescita. Per il 2013 l’Istat prevede che il tasso di crescita del Pil torni ad essere leggermente positivo (+0,5%)


Per la prima volta l’Istat fa previsioni Le prospettive per l’economia italiana nel 2012-2013 secondo l’Istat Il 2012 chiuderà con una riduzione del PIL (-1,5%), ma il secondo semestre potrebbe far registrare una moderata crescita. Per il 2013 l’Istat prevede che il tasso di crescita del Pil torni ad essere leggermente positivo (+0,5%) L’Istat, in sostituzione dell’Istituto di Studi e Analisi Economica soppresso, pubblica per la prima volta le previsioni per l’economia italiana e per questo compito utilizza un nuovo modello econometrico realizzato allo scopo.

Per l’anno 2012 prevede una riduzione del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari all’1,5%, provocata da una contrazione della domanda interna, non pienamente compensata dalla dinamica positiva della domanda estera netta, la quale riflette la forte discesa dell’import (-4,8%) e una tenuta dell’export (+1,2%) (vedi Prospetto 1).

Per l’anno in corso, la dinamica prevista dell’occupazione e delle retribuzioni reali renderebbe molto stringenti i vincoli alla spesa delle famiglie; ci si attende, quindi, una contrazione nei consumi privati pari al 2,1%. Dopo i primi due trimestri di ulteriore contrazione, nella seconda metà dell’anno si registrerebbe un’inversione di tendenza, con tassi di crescita congiunturali moderatamente positivi. L’uscita dalla fase recessiva sarebbe comunque lenta e graduale_ nel 2013, infatti, il Pil è previsto in crescita modesta (+0,5%).
Il moderato miglioramento atteso in chiusura dell’anno in corso è previsto proseguire anche nel 2013, ma la continua debolezza del reddito disponibile e dell’occupazione, nonché gli effetti di breve periodo delle misure di finanza pubblica dovrebbero determinare, nella media dell’anno, un’ulteriore leggera diminuzione dei consumi (-0,2%).

Il progressivo deterioramento delle prospettive di domanda, associato al peggioramento delle condizioni di finanziamento, sono previste influire negativamente sull’accumulazione di capitale.
Nel 2012, gli investimenti fissi lordi dovrebbero subire una contrazione del 5,7% rispetto all’anno precedente, in presenza di ampi margini di capacità produttiva inutilizzata.
A tale risultato contribuirebbero le forti diminuzioni degli investimenti sia delle imprese (anche per effetto delle crescenti difficoltà di accesso al credito), sia delle amministrazioni pubbliche. I margini di profitto delle imprese registrerebbero una contrazione per effetto dell’incremento dei costi unitari di produzione. Le prospettive di recupero della domanda estera e il graduale miglioramento delle condizioni di accesso al credito determinerebbero una leggera ripresa del processo di accumulazione delle imprese, ma nella media del 2013 si registrerebbe una flessione dello 0,4% degli investimenti.

Per il 2013, l’Istat prevede che il tasso di crescita del Pil torni ad essere leggermente positivo (+0,5%) per effetto del rafforzamento della domanda mondiale e di una debole ripresa degli investimenti delle imprese.

Il prossimo anno la crescita del commercio mondiale dovrebbe sostenere le esportazioni italiane (+4,0%), anche se il contemporaneo incremento delle importazioni (+2,3%) attenuerebbe il contributo positivo alla crescita del Pil.
Il permanere o l’aggravarsi delle tensioni sui mercati finanziari, con il conseguente ampliamento del differenziale dei rendimenti sui titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi, e una dinamica meno vivace del commercio mondiale costituiscono i principali fattori di rischio al ribasso per queste revisioni.

Il quadro internazionale
Il ciclo economico internazionale evidenzia una fase di rallentamento. Tra le economie avanzate, l’area dell’euro continua a mostrare le maggiori difficoltà e il ciclo statunitense, seppure in moderata ripresa, rimane al di sotto del potenziale. La decelerazione riguarda anche le economie emergenti, che tuttavia continuano a mantenere un ritmo di espansione sostenuto.

In base alle assunzioni formulate, nel 2012 le economie avanzate dovrebbero sperimentare una crescita moderata (+1,4%), nonostante il rafforzamento ciclico negli Stati Uniti (Prospetto 2). L’orientamento restrittivo della politica fiscale contribuisce a determinare una contrazione del Pil nell’area euro (-0,5%).

Nel 2013, il consolidamento della ripresa statunitense e giapponese e il graduale miglioramento dell’economia europea sono previsti favorire una dinamica ciclica più vivace sia nei mercati emergenti (+6,4%) sia nei paesi avanzati (+2,1%). Anche per l’area euro si prevede una moderata ripresa (+0,8%) per effetto del traino della domanda estera.

A fronte di un rapido deterioramento delle prospettive di crescita, nei primi mesi del 2012 si è verificata una ripresa dei prezzi delle materie prime. Le tensioni geo-politiche in Iran e dei timori circa possibili limiti all’aumento della produzione, hanno spinto le quotazioni del Brent tra febbraio e marzo, che hanno nuovamente superato i 120 dollari a barile, per poi flettere nuovamente all’inizio di maggio. Nell’ipotesi di un’attenuazione graduale di tali tensioni il prezzo del greggio è atteso stabilizzarsi intorno ai 110 dollari a barile a partire dalla seconda metà dell’anno in corso.

Nei primi due mesi del 2012 il commercio mondiale ha registrato, secondo i dati del Central Planning Bureau olandese, un incremento superiore alle attese, principalmente sostenuto dalla dinamica delle importazioni delle economie emergenti.

Il rallentamento in atto in queste ultime, in particolare in Cina, determinerebbe nel 2012 un dimezzamento del tasso di espansione del commercio in volume (+3,6%), cui è prevista seguire una nuova accelerazione nel 2013 (+5,7%), in coincidenza con il rafforzamento delle condizioni cicliche internazionali.

Nella seconda metà del 2011 le turbolenze finanziarie dell’area euro hanno determinato una fase di deprezzamento della moneta unica. Le sfavorevoli prospettive di crescita per l’area euro implicano una sostanziale stabilità del rapporto di cambio dollaro/euro durante l’orizzonte di previsione, che si attesta sui livelli medi della prima metà di maggio (1,30 dollari per euro). Rispetto al 2011, si determinerebbe, quindi, un consistente deprezzamento nominale (circa il 6,5%) a cui seguirebbe una sostanziale stabilizzazione.

I rischi dello scenario di previsione
L’Istat ricorda che lo scenario previsionale illustrato è caratterizzato da notevole incertezza sia per fattori interni che per effetto del quadro economico e finanziario internazionale. Il principale elemento a sostegno della crescita del Pil, nel biennio di previsione, è rappresentato dal contributo positivo della domanda estera netta.
Nel 2012 quest’ultimo sarebbe determinato principalmente dalla forte caduta delle importazioni, mentre nel 2013 esso deriverebbe da una dinamica più vivace delle esportazioni, sostenute dalla ripresa del commercio internazionale. Qualora tale andamento fosse meno accentuato, anche l’apporto da parte della domanda estera netta alla crescita del Pil risulterebbe meno rilevante.


Per approfondimenti vedi: "Previsioni", Istat 22 maggio 2012



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