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 Anno VIII n° 7 LUGLIO 2012    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Brevi considerazioni sulle tematiche proposte
Confindustria La lunga crisi: ultima chiamata per l'Europa - Liberare l'Italia dal piombo burocratico
Lo studio suscita le domande: sapranno i nostri governanti superare i punti critici? Sapranno i nostri politici rinunciare ai troppi e per noi mortali interessi dei loro apparati per ridare all’Italia lo spazio per la crescita economica e sociale?
Di G.G.


Confindustria ha oggi diffuso lo studio sulla situazione economica mondiale, europea e italiana e così viene presentato lo studio:

    Nello scenario mondiale i fondamentali di lungo periodo sono favorevoli alla crescita, grazie al traino degli emergenti e alle opportunità tecnologiche. Ma soffiano ancora forti venti contrari: l'aggiustamento della finanza, in particolare dei bilanci di banche e famiglie, e, soprattutto, l'incompiuta integrazione istituzionale di Eurolandia. Quest'ultima sparge incertezza e rappresenta un’incombente minaccia per l’economia globale. In Italia la recessione si è aggravata nel secondo trimestre, anziché allentare la morsa e lasciare poi il posto a una lenta ripresa. Questa è rinviata di almeno un paio di trimestri, verso l'inizio del 2013, sempre che vadano a posto i tasselli del complesso mosaico politico europeo, accordando più tempo agli indispensabili rientri dai deficit pubblici e costruendo finalmente un unico sistema bancario sovranazionale.

    Nel Paese i lacci e lacciuoli di antica memoria continuano a rendere difficile il fare impresa, scoraggiano gli investimenti, italiani ed esteri, abbassano la qualità della vita e allontanano i talenti. L’eliminazione dell’eccessiva burocrazia e un insieme di regole più chiaro nell’interpretazione e più rapido nell’applicazione possono ridare slancio alla società e all’economia e arrestare la tendenza al declino.
Ci sembra esplicito e da tutti leggibile questo passo contenuto nello studio
    I mali antichi sono quelli che affliggono il Belpaese e sono dovuti all’assenza di politica lungimirante e all’incapacità di fare sistema; entrambe trovano la massima espressione nell’inefficienza della pubblica amministrazione (un tema su cui si concentra la seconda parte di questo rapporto).
    A livello UE progressi di consapevolezza e di consenso politico si intravedono dietro le quinte.
    Le proposte non mancano, ma non basterà più annunciarle per far riguadagnare al progetto dell’integrazione europea credibilità e, non meno importante per la tenuta sociale, popolarità. Non basterà annunciarle perché servono celeri azioni concrete per estirpare gli embrioni di disgregazione monetaria che si sono già materializzati attraverso la segmentazione dei sistemibancari e l’enorme dislivello dei tassi di interesse.
    Segmentazione e dislivello agiscono inizialmente da potentissime centrifughe, ridistribuendo oneri, competitività e prospettive di sviluppo. Ma poi funzionano da grimaldelli che scardinano l’Unione.
Sapranno i nostri governanti superare i punti critici velocemente superando le posizioni di estrema difesa degli interessi apparenti dei singoli stati? Questo lo sapremo tra qualche giorno, ma resta la domanda cruciale per noi: Sapranno i nostri politici rinunciare ai troppi e per noi mortali interessi dei loro apparati per ridare all’Italia lo spazio per la crescita economica e sociale? Purtroppo la mia risposta a questo quesito è decisamente negativa.


Vedi lo studio: SCENARI ECONOMICI, Giugno 2012, N. 14 - LA LUNGA CRISI: ULTIMA CHIAMATA PER L’EUROPA Vedi lo studio:SCENARI ECONOMICI, Giugno 2012, N. 14 - LA LUNGA CRISI: ULTIMA CHIAMATA PER L’EUROPA



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