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 Anno VIII n° 7 LUGLIO 2012    -   FATTI & OPINIONI


Un po' d’ottimismo non fa male
Monti ha mantenuto la parola. Adesso la mantengano anche i politici
Ora l'Italia è rientrata tra gli Stati che contano, ma per ridurre le tasse e rilanciare gli investimenti si devono tagliare le spese dovute alla corruzione e al clientelismo, cioè ai partiti
Di Giovanni Gelmini


Mi sembra quanto mai sciocco il comportamento di tanti editorialisti che affiancano il successo della Nazionale di Calcio, realizzato con gli interventi decisivi di Mario Balotelli, con l'opera degli altri due Mario: Draghi e Monti.

Non m’interessa per nulla lo sport visto e tifato e, mi scusino i tifosi, se non mi associo alla loro gioia, che però posso comprendere. Permettetemi però di rilevare che l'opera di Balotelli di venerdì sera termina con questo torneo e non porta alcun vantaggio reale agli italiani, quello degli altri due Mario si traduce invece in un miglioramento netto della capacità di superare la crisi e quindi di ridurre i sacrifici imposti in Italia, e in buona parte dell'Europa, a tutti e in particolare alle classi più deboli.

Mario Draghi ha dato alla BCE una politica meno monetarista di protezione del valore dell'EURO, con una visione più dell'economia globale e, salvaguardando la liquidità delle banche, unica leva a sua disposizione, ha permesso di evitare la pressione della speculazione finanziaria oltre certi limiti. Ha anche delineato in modo chiaro e inequivocabile i difetti di questo sistema europeo zoppo, in cui gli interessi miopi di un singolo Stato sono in grado di far fallire tutti gli altri.

Mario Monti ha saputo imporre a tutti, in particolare alla Merkel, le ragioni di un buon governo della crisi: non è possibile che un paese ricco guadagni a spese dei suoi vicini più poveri lasciando che la speculazione succhi le loro finanze. Ora è compito della politica attuare le riforme non più rinviabili.

È la prima volta, che mi ricordi, che l'Italia è riuscita ad imporre una sua posizione nel panorama mondiale. Fino a ieri l'Italia ha sempre patteggiato “al ribasso”, cioè ha concesso cose importanti ai partner per qualche beneficio, spesso utile agli amici, ma inutile al paese. Un esempio per tutti è stato lo scambio delle quote latte a favore dei tedeschi e dei francesi in cambio dell'inutile permesso di realizzare un’acciaieria a Gioia Tauro: mai realizzata. Ci siamo sempre svenduti per poco. Monti ha cambiato il modo di fare politica e ha trascinato con sé tutti gli altri paesi europei; non è poco questo, perché sembravamo essere ormai passati tra le nazioni pezzenti e il cambiamento è avvenuto in pochi mesi: dal dicembre scorso.

Questo Governo ha ereditato dal precedente una situazione disastrosa, con la spesa pubblica fuori controllo, il debito pubblico in crescita e l'economia in contrazione, ma a tutto questo si deve aggiungere un impegno al pareggio di bilancio entro il 2013. Quest'ultima condizione per essere raggiunta in così poco tempo ha una sola via percorribile: aumentare le tasse ed è quello che Monti ha fatto, criticato da tutti. Oggi possiamo comprendere che solo il quel modo l'Italia ha potuto impuntarsi a Bruxelles e ottenere quelle azioni che dovrebbero bloccare la speculazione e che la Merkel ha osteggiato fino a quando ha potuto.

Non è che oggi la crisi economica sia cambiata, che la pubblica amministrazione sia diventata virtuosa, che si siano trovati i soldi per rilanciare gli investimenti e ridurre le tasse, ma almeno possiamo guardare al futuro con un briciolo più di ottimismo e l'ottimismo, in economia, è la molla che rilancia il futuro. Fino a quando tutti i giorni i telegiornali spaventavano con l'andamento dello spread, una propaganda terroristica cretina devo dire, a nessuno poteva venir voglia di investire per il futuro.

I problemi veri restano sul tappeto: l'eccessiva spesa pubblica, l'evasione fiscale, la criminalità, la corruzione e la giustizia troppo lenta e incerta restano di non facile soluzione, anche perché la politica mette i bastoni fra le ruote al Governo. Però ora anche i politici non possono più parlare di “fallimento” del governo tecnico e farneticare su possibili elezioni o ritorno di un governo guidato da loro.

Ora Monti deve proseguire con la parte più difficile del suo programma che si può indicare con la drastica riduzione della spesa pubblica, cioè riduzione della corruzione e del peso degli affari loschi della criminalità sull'azione di governo nazionale o locale. In poche parole cambiare il modo di essere dei partiti.

Si spera che i politici si astengano dal fare ostruzionismo e giocare con gli emendamenti che ricostituiscono le situazioni indecenti esistenti, si spera che non parlino di riforme costituzionali inutili come il “presidenzialismo”, la difesa dei corrotti dalla giustizia e, almeno negli ultimi mesi, dimostrino di essere veramente “onorevoli”, si spera che comprendano che se non fanno così saranno spazzati da quella che chiamano erroneamente “l'antipolitica”.



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