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Bergamo - Il Palazzo del Podestà e le scoperte archeologiche

Il Palazzo - Le scoperte archeologiche - La valorizzazione dell’area archeologica


Il Palazzo Del Podestà

Il palazzo in cui si apre il Museo dell’età veneta ha una lunga storia, strettamente legata alla vita politica della città.

Sorto a fianco del Palazzo della Ragione, sede del potere civile, e del Vescovado, sede del potere religioso, il corpo di edifici che abbracciano la Torre del Campanone si affaccia sulle due piazze che hanno costituito il centro socio-politico di Bergamo tra l’epoca comunale (Piazza Duomo) e quella rinascimentale (Piazza Vecchia).

Il palazzo, benchè coinvolto da complesse vicende architettoniche che lo trasformarono nel tempo, restò da sempre caratterizzato – proprio come oggi – da più corpi di fabbrica e dalla torre.

Edificato con molta probabilità alla fine del XII secolo dalla potente famiglia Suardi, che lo mise a disposizione della città, il palazzo da allora divenne luogo di residenza del Podestà, il governatore forestiero, in carica per sei mesi, chiamato a reggere con equità il comune.

Per tutto il XIII secolo l’intero complesso prese così il nome di Hospitium potestatis e al suo interno i rettori che si avvicendarono nel governo della città amministrarono la giustizia, avendo a disposizione – dalla metà del ‘300 – le carceri (la basta), poste sotto la torre.
I Podestà vi tennero residenza con continuità fino all’inizio della dominazione veneziana, fatta eccezione per un periodo compreso tra il 1360 e il 1372, a seguito di un incendio che danneggiò la parte più interna dell’ Hospitium.

Bergamo- Palazzo del Podestà - interno

Da quando Bergamo divenne Terra di San Marco, nel 1428, i luoghi delle istituzioni mutarono di aspetto e funzioni. Si assiste da allora al graduale spostamento di funzioni pubbliche dalla Platea Sancti Vincentii (oggi Piazza Duomo) in ambienti e in nuovi edifici che sorgono ai margini della Platea Nova (oggi Piazza Vecchia), definitivamente sancito dal ribaltamento della facciata principale del Palatium Comunis (oggi Palazzo della Ragione) e dalla costruzione del nuovo scalone d’accesso che vediamo ancora oggi, in passato orientati verso Piazza San Vincenzo.

Anche il Palazzo dove ha sede il nuovo museo fu coinvolto in questo processo di trasformazione, e ne diventò anzi uno dei principali testimoni, mutando la propria funzione da residenza del Podestà di età comunale a centro dell’amministrazione della giustizia. Il nuovo Podestà veneto si trasferì nei locali al primo piano della casa, di proprietà di Gentilino Suardi, prospettante sulla Piazza nuova (si tratta degli spazi occupati fino a poco tempo fa dalla Facoltà di Lingue dell’Università degli Studi di Bergamo), mentre l’ Hospitium, che già dal 1436 si definisce novo, fu adibito a residenza del Vicario del Podestà.

Il complesso di edifici venne ingrandito e rinnovato con lavori che durarono alcuni decenni e divenne luogo destinato all’amministrazione della giustizia, tanto da giustificare il nome di “Palazzo dei giuristi”, con cui si identifica ancora oggi il fabbricato a sud della torre civica.
Con il trasferimento del Podestà veneto nella nuova residenza, con la costruzione presso la Chiesa di San Michele dell’arco di una loggia “nuova” (1435) per le riunioni del consiglio degli anziani e del nuovo “regio” comunale, la Platea Nova, pavimentata nel 1461, si delinea come nuovo centro della vita istituzionale cittadina.

Vi si affacciano botteghe e luoghi del potere, con i loro simboli che segnano con forza la presenza della Dominante: sul nuovo fronte del Palazzo della Ragione è collocato nel 1464 il rilievo con il leone dorato di San Marco su fondo azzurro e il doge Foscari inginocchiato, nell’attuazione di un programma di valorizzazione del nuovo centro cittadino che si conclude con l’esecuzione degli affreschi prospettici di Donato Bramante (1477-78) sulla facciata della residenza del Podestà veneto, dipinta con le figure di antichi filosofi. (le indicazioni cronologiche si rifanno allo studio più aggiornato sull’argomento: Gianmario Petrò, Dalla Piazza di S. Vincenzo alla Piazza Nuova. I luoghi delle istituzioni tra l’età comunale e l’inizio della dominazione veneziana attraverso le carte dell’archivio notarile di Bergamo, Officina dell’Ateneo, Sestante edizioni, Bergamo 2008).

Le scoperte archeologiche

Le indagini archeologiche effettuate tra il 2001 e il 2011 nell’area del Palazzo del Podestà, grazie agli stanziamenti dell’Amministrazione Comunale di Bergamo e di Regione Lombardia, dirette dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, hanno permesso di conoscere un’importante stratigrafia archeologica, evidenziata sino a metri 2,50 di profondità dal piano pavimentale di Piazza Vecchia.

Bergamo - palazzo del Podestà - reperti archologici
© vincenzo Cammarata FOS
L’area archeologica conserva presenze di particolare interesse e rilevanza, riferibili all’impianto protourbano di epoca protostorica (VI-V sec. a.C.), alle fasi tardo repubblicane e di età romana imperiale correlabili con un complesso di botteghe nell’area del foro, sino ai livelli di abbandono tardo antichi, alle fasi altomedioevali e medioevali, al continuo riutilizzo dell’area, documentato anche in tempi recenti.

Le indagini archeologiche, condotte per saggi, anche di cospicue dimensioni, hanno permesso di individuare, scoprire e documentare un’interessante sequenza stratigrafica, tra età romana e età moderna.

In particolare nel saggio A (Ex ambiente vigili di Città alta), è stato posto in luce un complesso di strutture di età romana imperiale, contraddistinto da un perimetrale, orientato est-ovest, accertato per una lunghezza di m 30, che prosegue oltre i limiti di scavo, e da muri ortogonali, con andamento nord-sud, posti paralleli ad una distanza regolare di m 5,50 gli uni dagli altri. Le strutture murarie rinvenute sono riferibili a un complesso di botteghe nell’area del foro.

L’edificio siaffacciava, a sud, tramite una soglia in marmo di grosse dimensioni, su un lastricato, composto da grossi basoli, interpretato come strada o piazza; ai singoli vani, di forma quadrangolare, accertata grazie a una ricostruzione grafica, si accedeva tramite soglie, ubicate a nord. Il fabbricato di età romana è pertanto accessibile sia dal lato Sud , mediante la soglia litica di grandi dimensioni, sia dal lato Nord tramite un probabile accesso porticato, come suggeriscono le basi di colonna individuate nei saggi condotti nell’androne del Palazzo del Podestà.

Almeno tre fasi di utilizzo dell’area sono riscontrabili nell’età romana, tra il I sec a.C. e il IV sec d.C.

Relativamente all’età medievale, nel saggio A, è stata messa in luce la seconda risega di fondazione del lato sud della Torre Civica, la cui costruzione, nel XII secolo, ha comportato la parziale rimozione dei depositi archeologici preesistenti.

 Nello stesso saggio A, sono state rinvenute tre sepolture entro fossa e una calcara, riferibili ad età altomedievale.

Nel saggio C, collocato nell’ambiente 14, identificato come domus Bragagnoli, più strutture, databili a partire dall’età altomedievale, si sono impostate sulle presenze di età romana e su strati preromani, dell’età del Ferro, questi ultimi accertati in un sondaggio condotto sino alla profondità di circa m 3, fino al raggiungimento del substrato sterile.

Nell’area del Brolo, gli scavi, da ultimare con ulteriori ricerche, condotti all’interno dei saggi D1 e D2, hanno permesso di ritrovare, in un settore scavato sino alla profondità di circa m 2, un muro e un vespaio in pietre di età romana, ricoperti da strati di riporto e da strutture murarie inquadrabili tra il XII e il XVII-XIX secolo.

In particolare sono state rinvenute basi lapidee di pilastri, da riferirsi a un vano porticato, di XIV secolo, muri di epoca medievale (XIV-XV secolo), relativi a una suddivisione in ambienti, muri e pavimento in cocciopesto di XVI-XVIII secolo, funzionali alla irregimentazione delle acque e, infine, strutture, ugualmente collegate ad un uso idraulico, di XVIII-XIX secolo. Nella parte settentrionale del Brolo è stata scoperta una fontana medievale, trasformata, nei secoli successivi, in cisterna.

Nel saggio F, posizionato davanti all’accesso al nuovo ascensore della Torre Civica, sono stati documentati strati di riporto e di riempimento, inquadrabili tra l’età romana e il XVII secolo, sino alla profondità di m 3 dal piano di piazza Vecchia, profondità alla quale è stato riscontrato lo strato sterile, il cosiddetto “Flysch”.

La valorizzazione dell’area archeologica

Il 28 gennaio 2012 verrà aperta al pubblico l’area archeologica posta in luce nell’area dell’ambiente “ex- vigili “ di Città Alta - saggio A- il cui progetto di valorizzazione è stato realizzato grazie a uncontributo del Comune di Bergamo e regionale (Bando per la promozione di interventi di valorizzazione del patrimonio archeologico lombardo – Anno 2009).

Il progetto di valorizzazione si è articolato secondo le seguenti voci:

- realizzazione di strutture stabili, di percorsi per la fruizione e l’abbattimento di barriere architettoniche;

- interventi di restauro, indagine archeologica e risanamento conservativo;

- attività di documentazione e di ricerca necessaria per la redazione e la realizzazione di supporti informativi, mirati alla valorizzazione e alla divulgazione del bene archeologico ritrovato, di primaria importanza nel contesto archeologico della città romana di Bergamo.

Argomenti:   #archeologia ,        #bergamo ,        #città alta ,        #cultura ,        #storia ,        #turismo

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