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I risultati della prima indagine

Istat: le persone senza dimora

Le persone senza dimora stimate dalla rilevazione corrispondono a circa lo 0,2% della popolazione residente


L’Istat ha diffuso i risultati della prima indagine sulle persone senza fissa dimora e pubblichiamo di seguito la sintesi dei risultati.

Le persone senza dimora che nei mesi di novembre-dicembre 2011 hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l'indagine sono stimate in 47.648.

I dati sono il risultato della rilevazione condotta dall'Istat nell'ambito di una ricerca sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema, realizzata a seguito di una convenzione tra l'Istat, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (fio.PSD) e la Caritas italiana.

La stima è di tipo campionario ed è soggetta all'errore che si commette osservando solo una parte e non l'intera popolazione: di conseguenza, l'intervallo di confidenza all'interno del quale il numero stimato di persone senza dimora può variare, con una probabilità del 95%, è compreso tra 43.425 e 51.872 persone.

Le persone senza dimora stimate dalla rilevazione corrispondono a circa lo 0,2% della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati dall'indagine, anche se questo collettivo include individui non iscritti in anagrafe o residenti in comuni diversi da quelli dove si trovano a gravitare.

L'incidenza sul totale dei residenti risulta più elevata nel Nord-ovest, dove le persone senza dimora corrispondono a circa lo 0,35% della popolazione residente, seguono il Nord-est con lo 0,27%, il Centro con lo 0,20%, le Isole (0,21%) e il Sud (0,10%).

Le persone senza dimora sono per lo più uomini (86,9%), la maggioranza ha meno di 45 anni (57,9%), nei due terzi dei casi hanno al massimo la licenza media inferiore e il 72,9% dichiara di vivere solo. La maggioranza è costituita da stranieri (59,4%) e le cittadinanze più diffuse sono la rumena (l’11,5% del totale delle persone senza dimora), la marocchina (9,1%) e la tunisina (5,7%).

In media, le persone senza dimora riferiscono di esserlo da circa 2,5 anni. Quasi i due terzi (il 63,9%), prima di diventare senza dimora, vivevano nella propria casa, mentre gli altri si suddividono pressoché equamente tra chi è passato per l’ospitalità di amici e/o parenti (15,8%) e chi ha vissuto in istituti, strutture di detenzione o case di cura (13,2%). Il 7,5% dichiara di non aver mai avuto una casa.

Gli stranieri senza dimora sono più giovani degli italiani (il 47,4% ha meno di 34 anni contro l’11,3% degli italiani), hanno un titolo di studio più elevato (ha almeno la licenza media superiore il 40,8% contro il 22,1% degli italiani) e vivono da meno tempo nella condizione di senza dimora (il 17,7% lo è da almeno due anni, contro il 36,3% degli italiani). Più spesso vivono con altre persone (il 30% contro il 21,8%), in particolare con amici (17,4% contro 10,2%); ben il 99,1% è nato in uno stato estero e solo il 20% era senza dimora prima di arrivare in Italia.

Più della metà delle persone senza dimora che usano servizi (il 58,5%) vive nel Nord (il 38,8% nel Nordovest e il 19,7% nel Nord-est), poco più di un quinto (il 22,8%) nel Centro e solo il 18,8% vive nel Mezzogiorno (8,7% nel Sud e 10,1% nelle Isole). Il risultato, a livello ripartizionale, è tuttavia il frutto della notevole concentrazione della popolazione considerata nei grandi centri. Le più elevate percentuali osservate nel Nord-ovest e nel Centro dipendono, essenzialmente, dal fatto che Milano e Roma accolgono ben il 71% della corrispondente stima campionaria. Ben il 44% delle persone senza dimora utilizza servizi con sede a Roma o Milano: il 27,5% a Milano e il 16,4% a Roma.

Il 9,3% delle persone senza dimora ha avuto difficoltà a interagire con i rilevatori , non è stato cioè in grado di rispondere all’intervista.

Il 28,3% delle persone senza dimora dichiara di lavorare5: si tratta in gran parte di occupazioni a termine, poco sicure o saltuarie (24,5%); i lavori sono a bassa qualifica nel settore dei servizi (l’8,6% delle persone senza dimora lavora come facchino, trasportatore, addetto al carico/scarico merci o alla raccolta dei rifiuti, giardiniere, lavavetri, lavapiatti, ecc.), nell’edilizia (il 4% lavora come manovale, muratore, operaio edile, ecc.), nei diversi settori produttivi (il 3,4% come bracciante, falegname, fabbro, fornaio, ecc.) e in quello delle pulizie (il 3,8%).

Il 17,9% delle persone senza dimora non ha alcuna fonte di reddito, il 28,3% dichiara di ricevere un reddito da lavoro, il 9% un reddito da pensione e l’8,7% un sussidio da ente pubblico; infine, il 27,2% riferisce di ricevere denaro da parenti, amici o familiari e il 37% da estranei (colletta, associazioni di volontariato o altro). La maggior parte delle persone senza dimora (53,4%) riceve quindi aiuto economico dalla rete familiare, parentale o amicale e da estranei e associazioni di volontariato, che, in molti casi, rappresentano l’unica fonte di sostentamento; il 57,6% dichiara, infatti, di avere una sola fonte di reddito. In particolare, il 16,5% delle persone senza dimora ha solamente un reddito proveniente da un’attività lavorativa, il 5,9% da una pensione, il 3,8% da sussidi pubblici; l’11,4% riceve solo aiuti da familiari, amici o parenti e il 20% da persone estranee (colletta, associazioni di volontariato o altro).

La perdita di un lavoro si configura come uno degli eventi più rilevanti del percorso di progressiva emarginazione che conduce alla condizione di “senza dimora”, insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli e, con un peso più contenuto, alle cattive condizioni di salute. Ben il 61,9% delle persone senza dimora ha perso un lavoro stabile, il 59,5% si è separato dal coniuge e/o dai figli e il 16,2% dichiara di stare male o molto male. Inoltre, sono una minoranza coloro che non hanno vissuto questi eventi o che hanno vissuto uno solo, a conferma del fatto che l’essere senza dimora è il risultato di un processo multifattoriale. Circa un terzo delle persone senza dimora (33,4%) ha vissuto un solo evento (il 14,3% la separazione, il 16,9% la perdita del lavoro stabile e il 2,2% la malattia), che, nella maggior parte dei casi, ha preceduto la condizione di senza dimora (10,6% nel caso della separazione e 11,2% nel caso della perdita di lavoro).

Le donne rappresentano il 13,1% delle persone senza dimora, con caratteristiche del tutto simili a quelle osservate tra gli uomini.


Vedi la sintesi dello studio

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