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Elezioni regionali del 28 ottobre

La Sicilia deve far meditare


Di Giovanni Gelmini

Leggo un comunicato stampa del Comune di Scicli:
    Sindaci iblei consegnano le fasce tricolori al Prefetto. Elezioni regionali a rischio nel ragusano

    I comunali senza stipendio, si rifiutano di fare lo straordinario elettorale

    I sindaci della provincia di Ragusa sono stati ricevuti stamani dal Prefetto Giovanna Cagliostro, e hanno rappresentato il serio e fondato timore di uno svolgimento non ordinato delle elezioni regionali.
    Gli undici sindaci (a Ragusa c’è il commissario straordinario) hanno consegnato simbolicamente le fasce al rappresentante del governo.
    I mancati trasferimenti dalla Regione hanno impedito il pagamento delle ultime mensilità di stipendio ai dipendenti comunali iblei, i quali si rifiutano ora di effettuare lo straordinario elettorale.
Quello di Modica aggiunge:
    I Sindaci della provincia di Ragusa, hanno sottoscritto stamani una nota, su iniziativa dei sindaci di Modica, Antonello Buscema e di Scicli, Franco Susino con la quale si lancia un grido di allarme per la grave situazione finanziaria che non consente di garantire gli stipendi ai dipendenti diretti e dell’indotto e di fornire servizi ai cittadini determinando tutte le condizioni perché non possa essere garantito l’ordine e la sicurezza pubblica
Ecco il testo integrale sottoscritto dai sindaci della Provincia di Ragusa:
    Se l'Anci regionale ha giustamente definito la situazione dei Comuni siciliani come una bomba ad orologeria sul punto di esplodere, noi siamo pronti ad assicurare e a dimostrare che il tempo è già scaduto, a maggior ragione dopo le notizie che ci sono giunte circa la difficoltà della Regione di procedere alla regolarità dei trasferimenti.
    Siamo determinati ad affermare che l'argomento della situazione finanziaria dei nostri Comuni è prioritario per la tenuta di tutto il tessuto economico e sociale della Sicilia e non può attendere per essere affrontato.
    A tutti i soggetti che hanno una responsabilità - al Governo regionale ancora operativo e nella piena titolarità di fare scelte politiche e amministrative, al Governo nazionale che giustamente impone i propri vincoli, ai Prefetti siciliani che devono garantire il mantenimento dell'ordine pubblico - deve essere chiaro ciò che è chiaro a noi sindaci che stiamo tutti i giorni sul fronte infuocato dell'emergenza: senza una garanzia certa sull'entità e sui tempi dei trasferimenti regionali, fosse anche nella forma dell'anticipazione, noi non saremo in grado di pagare gli stipendi dei lavoratori e men che meno di garantire i servizi essenziali ai cittadini.
    Apprendiamo peraltro che l'esito della riunione di lunedì con Armao ha già determinato l'immediata proclamazione dello stato di agitazione del personale degli enti locali della Provincia di Ragusa e che i sindacati hanno già annunciato l’intenzione di mettere in campo ogni azione utile di protesta affinché il governo regionale si determini ad erogare quanto dovuto al sistema delle autonomie locali. È chiaro che, se ciò non avverrà, si corre il rischio che venga seriamente compromesso anche il normale svolgimento delle operazioni elettorali il 28 ottobre.
    Non a caso, oltre che ai Governi nazionale e regionale, rivolgiamo il nostro appello direttamente al Prefetto di Ragusa e agli altri sindaci siciliani affinché facciano lo stesso con i loro Prefetti: siamo già un passo oltre il limite in cui la crisi economica diventa crisi sociale e i sindaci non hanno più strumenti sufficienti ad arginare i numerosi focolai che già in queste ore si stanno accendendo e moltiplicando in tutti i Comuni della Sicilia.
Riporto questi brani perché il lettore possa capire dai documenti reali quale sia la situazione siciliana: sono a rischio le prime elezioni del “dopo Berlusconi” e questo è gravissimo! Queste iniziative dei sindaci sono diffuse perché la Regione non ha provveduto a trasferire i fondi ai Comuni, che, senza fondi, si trovano ovviamente in gravi difficoltà a adempiere ai propri compiti istituzionali. La Regione è praticamente dissestata. Questo non è certo una novità: è il risultato di decenni di sprechi che possiamo benevolmente chiamare “clientelismo”.

Ora vi sono le elezioni del nuovo Consiglio Regionale, le prime elezioni dell'era post Berlusconi, e saranno seguite da Lombardia, Lazio e poi dalle elezioni politiche. Anche se la Sicilia è sempre stata un mondo diverso dal resto dell'Italia, è ovvio che si cerchi di capire cosa porterà il nuovo corso.

Vi sono tante liste ed è prevedibile una gran dispersione del voto. La destra che ha governato da anni con Cuffaro prima e con Lombardo poi, non ha fatto nulla per rinnovarsi e ripresenta quasi tutti i consiglieri uscenti, compresi gli indagati; Cuffaro senior non c'è più, ma c'è suo figlio. Il centro sinistra, allargato con l'UdC, si presenta con un candidato sicuramente capace, ma forse qualcuno può storcere il naso per il suo passato “comunista”, ma potrebbe essere il cambiamento giusto per questa terra, ricca e povera nello stesso tempo.

Quello che la destra teme di più è però il movimento 5stelle di Grillo, che non è primo nei sondaggi, ma che è certamente nelle prime posizioni e che potrebbe, come in tutta Italia, raccogliere ulteriori voti dallo scontento diffuso.

Lo “scontento” per una classe politica intera, come in tutta Italia, è l'ovvia reazione a vent'anni di disastro causato dalla guida della destra, ma c'è il rischio che si voti “contro”: una scelta per evitare che il potere torni nelle mani di chi c'era prima, senza dare il gusto peso alle competenze. Grillo è un grande comunicatore e quindi per lui è facile intercettare questo scontento. Non sembra che invece il “Movimento dei forconi”, che aveva infiammato la Sicilia ad inizio anno e aveva preoccupato le indicazioni scissioniste, raggiunga livelli significativi: i consensi che raccoglie non vanno oltre qualche punto percentuale.

Se la Sicilia è praticamente dissestata, altre importanti regioni, come la Lombardia e il Lazio, sono coinvolte in chiari segni di sprechi incredibili e, se non si cambia il modo di gestire la cosa pubblica, potrebbero, anche loro, trovarsi presto in situazioni d’impossibilità a gestire il servizio pubblico di competenza; la Sicilia si presenta quindi come un punto importante per osservare il cambiamento possibile.

Vedremo quali saranno i risultati in Sicilia dopo il 28 ottobre, perché saranno certo un'indicazione per tutta l'Italia. Capiremo se, chi ha governato male, potrà contare ancora sui voti di chi spera in vantaggi diretti, se l'elettorato non è disposto a correre i rischi del “nuovo”, o, infine, se si fidano del “nuovo assoluto”, come negli anni novanta hanno fatto gli elettori del nord con la Lega e magari oggi rimpiangono questa scelta.

Argomenti:   #destra ,        #dissesto ,        #dissesto amministrativo ,        #elezioni ,        #forconi ,        #grillo ,        #pd ,        #sicilia ,        #udc



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