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Il “campo” della politica è sempre più frequentato

Dopo Grillo ecco Montezemolo: dove andranno gli altri?

Tutti “contro” e gli elettori sono caricati di paura da una campagna elettorale assurda e non sanno più chi votare

Di Giovanni Gelmini

Ci si avvicina alle elezioni con la paura. Paura che vinca Renzi, paura che torni Berlusconi, paura che salgano i “comunisti” al potere. Lo squarcio di campagna elettorale, fino a qui vista, è essenzialmente contro qualcuno o contro qualcosa; non si sentono proposte positive, forse anche perché i discorsi lunghi e complicati, per spiegare le proposte, mal si addicono alla comunicazione moderna fatta di titoli, di slogan, di twittate massimo di 250 caratteri.

E così abbiamo due fronti: i vecchi leaders e quello che non c'era prima. La differenza tra le due presenze politiche è netta; il nuovo, almeno a parole, non accetta i compromessi col vecchio, va da solo, mentre il vecchio continua a cercare compromessi all'interno di se stesso con inviti più o meno espliciti a coalizioni: destra con moderati, moderati con il centro sinistra, sinistra con il centro sinistra e, in fine, una larga coalizione che comprenda tutti; così Monti potrà governare ancora in loro vece e “loro” proseguire a dilettarsi con le appropriazioni indebite del denaro dei contribuenti.

Ma gli elettori non ci stanno a questo gioco.

Lo avevamo detto da tempo e le elezioni siciliane hanno dimostrato che avevamo visto giusto: i partiti oggi in parlamento rappresentano oggi il 40% dell'elettorato.

Se la Lega Nord ha perso certamente il consenso, il Pdl ha perso se stesso: non sa più cosa sia. La cosa è ben spiegabile perché non è mai stato un partito, ma una corte di lacchè stipendiati dal Principe. Oggi il Principe è politicamente moribondo e i lacchè corrono disperati nelle stanze vuote del potere che non c'è più, senza riuscire a combinare nulla. Forse però dall'ombra potrà arrivare un nuovo “principe”; uno che sappia ben parlare, che sappia cosa vuole, che sappia far tornare la tranquillità, che abbia le amicizie giuste, come Dell'Utri: ecco Gianpiero Samorì.

Anche il Centro sinistra avrebbe potuto avere il suo uomo nuovo: pacato, chiaro, sicuramente laico, che sa far sognare senza richiamare il vecchio parlare del comunismo, parlo di Vendola, ma ecco apparire il “gran parlatore”, il rottamatore, quello che un giorno dice di volersi allargare a destra e il giorno dopo dice di no, quello che è sempre contro qualcosa e qualcuno: Renzi. Così probabilmente per evitare che uno, che non convince i più, possa presentarsi come alternativa e diventare Primo Ministro, i voti convergeranno su Bersani, ma Bersani è il vecchio e non convince quel 50% di italiani che non vogliono votare Grillo e non vogliono il vecchio; così l'asse PD-SEL non riuscirà a richiamare alle urne gli scettici.

Grillo urla, sbraita, si agita, sembra sempre che stia per avere un collasso cardiaco. È la persona giusta per chiamare a se quelli che sono abituati ai comizi in piazza, alle disfide all'ultima parola dei talk-show televisivi, dove vince chi sopravanza a parole l'avversario, anche senza dire nulla di concreto. Grillo dalla parte sua ha squadre di giovani, che approcciano la politica con l'ideale della “pulizia”, della concretezza, dell'ordine. Persone che piacciono alla gente perché fanno discorsi puliti, al contrario del loro leader urlatore. Anche se Grillo può sembrare di destra sembra che piaccia di più agli elettori di sinistra che sono stufi delle strategie di D'Alema e del vacuo parlare di Ferrero.

Ora il quadro sembra essere completato con la “discesa in campo” di Montezemolo che ha detto “Dopo vent’anni sprecati, ora basta stare in tribuna: andiamo in campo per dare il nostro contributo, ma io non mi candido e non chiedo niente per me” e anche lui pensa a Monti come futuro Capo del Governo, ma non chiarisce con chi potrà sostenere un nuovo Governo Monti, visto che non parla di alleanze, come da canone del “nuovo”. Una presentazione, la sua, senza effetti speciali, senza urla rabbiose, che non piace di certo a chi si è abituato alla politica urlata, ma che può piacere ai “moderati” veri: quelli che vogliono la calma, la sicurezza, gli investimenti ed un governo forte, non prono alle richieste del clero, non solo per raccontare barzellette. Quel centro che più volte è stato valutato dai sondaggisti valere il 35% degli elettori, ma che non si è mai sentito rappresentato da un non laico Casini, che infatti non ha mai sfondato il 9% dei voti.

Così anche Renzi, che pensava di pescare in quel 35% di elettorato liberale insoddisfatto, è rovinato. Si apre la strada ad un effettivo rinnovamento della classe politica e forse, magari dopo un primo sbandamento, si spera che si potrà dar vita alla vera seconda repubblica. Il ventennio di Berlusconi non può essere considerato nuovo, ma solo la prosecuzione, portata all'estremo, del modo di governare inventato da Craxi.

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