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Critica Politica

Berlusconi: la disperazione lo affossa, scende in campo e così rilancia il Monti-bis

La sfiducia a Monti, espressa implicitamente da Alfano, genera un terremoto e modifica profondamente il quadro politico

Di Giovanni Gelmini

La decisione di Berlusconi di scendere nuovamente in campo non può che essere addebitata alla disperazione. Proviamo a metterci nei suoi panni, quelli di un vecchio drogato dal potere, circondato da persone che dicono solo dei si, che lo osannano e che, improvvisamente, deve lasciare la poltrona su cui si era ben abituato a sedere. Il suo gradimento scende al disotto di limiti accettabili, il suo partito, nelle mani di Alfano, da lui scelto, ma non da tutti stimato, perde consistenza e le “correnti” appaiono chiare, come è chiaro che non c'è un uomo carismatico che sia in grado di generare i consensi necessari per poter, se non vincere, almeno contare nel Parlamento.
Berlusconi sta andando verso la disfatta politica; a questa si aggiunge la possibile disfatta giudiziaria, con una condanna in primo grado e due processi che stanno giungendo a sentenza.

Ecco il vero motivo della sua discesa in campo! Un tentativo di ribaltare il corso delle cose, un tentativo che però non darà i frutti sperati e, credo proprio, sancirà la fine del Berlusconi politico.

Che si fosse in clima elettorale era ormai evidente già dai discorsi fatti alla Camera come dichiarazioni di voto venerdì 7 dicembre per la conversione in legge del Decreto “Costi della politica”. Bersani aveva delineato chiaramente come la coalizione guidata dal PD si sarebbe mossa per il prossimo quinquennio. Alfano, non ha parlato del programma se non ripetendo la storica frase no comunisti». Si è invece mosso in una critica all'operato di Monti esprimendo chiaramente un “giudizio negativo nei confronti di questo Governo”.

Monti ha colto la palla al balzo, probabilmente stufo dei ricatti subiti dal PDL, stufo di aver dovuto tamponare gli errori macroscopici di Berlusconi e Tremonti, di essere vincolato da un incredibile impegno internazionale, sottoscritto dal fantasioso Berlusconi, per il pareggio di bilancio nel 2013. Monti si è recato al colle ed ha annunciato le sue dimissioni appena il parlamento approverà la legge di “stabilità”; quindi ci sarà l'inevitabile scioglimento delle Camere ed elezioni a Febbraio.

Questo vuol dire una sola cosa: il Parlamento ha dimostrato ampiamente la sua incapacità; infatti, non è riuscito ad approvare le leggi di sua stretta competenza: legge elettorale e costi diretti della politica (stipendi dei parlamentari, numero dei parlamentari, rimborsi elettorali, ecc...), lasciando sulle spalle di cittadini e imprese il costo dell'azione per evitare il dissesto.

La conseguenza immediata di questa situazione è la perdita di credibilità dell'Italia e dell'Euro: lo spread vola di nuovo. Seconda conseguenza è che il Parlamento dovrà d'urgenza approvare una bella mole di decreti legge che non possono decadere, pena la paralisi della pubblica amministrazione.

La decisione di Monti, se mette in difficoltà il Parlamento, cambia però completamente il quadro politico.

Ora che il professore si è svincolato dall'abbraccio mefitico dei berluscones, può pensare di accettare di scrivere l'agenda politica di una nuova area di “centro destra” liberal-riformista. Credo che nascerà così un vera coalizione che recupererà tutti quelli, oggi nel PDL, che hanno teste e gambe proprie per camminare. Attorno a Berlusconi resteranno coloro che sanno solo osannare il padrone. Si spera che la politica possa tornare ad un confronto sulle idee e non sugli slogan da markettari.

Per il PD ci sarà un bel contraccolpo: non potrà più pensare di “rubare” voti a Casini e Fini strizzando contemporaneamente l'occhio per una futura possibile coalizione di governo. Dovrà invece chiarire in modo preciso il rapporto con Vendola e definire un programma che contenga anche le istanze di SEL. Bel problema, perché le divergenze appaiono notevoli.

Grillo, dopo il flop delle primarie, non credo potrà crescere ulteriormente e contrastare la presenza di un centro-destra nuovo nelle idee e nella credibilità.

Forse ci stiamo avviando veramente verso la Seconda Repubblica, con una destra vera e una sinistra altrettanto vera, senza l'appellativo “centro”, entrambe libere dalle posizioni ideologiche estremiste e utopiche. Se si raggiungerà, quanto c’è costatato!

Argomenti:   #berlusconi ,        #elezioni ,        #governo ,        #monti ,        #parlamento ,        #pd ,        #pdl ,        #politica



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