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Il restauro della collezione dei modelli in gesso di Lipchitz curato dall’Opificio delle Pietre dure

Scritto per "L’arte di gesso. La Donazione Jacques Lipchitz a Prato"

Di Rosanna Moradei

E’ con grande interesse che l’Opificio ha assunto l’incarico del restauro della collezione dei modelli in gesso di Lipchitz. Il restauro rappresenta, oltre lo specifico intervento di conservazione, che ha reso una decorosa leggibilità dei manufatti, anche l’occasione di studio e ricerca, sulla tecnica artistica e l’operare di questo grande scultore del novecento.

L’Opificio delle Pietre Dure si occupa della conservazione dei modelli in gesso da molti anni. L’alluvione di Firenze nel 1966 propose con drammatica urgenza il salvataggio delle ingenti raccolte di gessi di Lorenzo Bartolini e Luigi Pampaloni che andarono quasi completamente sommerse dalle acque alluvionali. In quella occasione l’Opificio che ne curò i restauri, mise a punto un’esperienza operativa sui gessi che è da allora proseguita con sistematicità su importanti collezioni ne cito alcune; Rinaldo Carnielo, Libero Andreotti, Marino Marini, ma data l’importanza che riveste la materia nel territorio, è stata inserita fin dalla istituzione della Scuola di Restauro dell’Opificio come materia didattica di laboratorio, un’esperienza fondamentale per gli allievi del nostro settore che andranno poi ad operare sul patrimonio Storico Artistico.

E’ noto come il gesso, raramente viene impiegato dagli artisti quale materiale autonomamente espressivo, la loro funzione è strumentale e intermedia, fra la prima idea plastica fermata dallo scultore in argilla e la realizzazione finale che viene affidata a materiali più nobili e durevoli quali il marmo e il bronzo.

Nonostante l’importanza storica e documentale che i modelli rivestono, le collezioni hanno sofferto in passato di una certa trascuratezza, in certi casi di un totale abbandono. Sulla sfortuna dei modelli in gesso, pesa indubbiamente l’innumerevole quantità di opere eseguite durante la vita dell’artista, che rappresentano nel suo atelier ingombranti residui di una realizzazione che aveva trovato altrove il suo compimento. Questi patrimoni con un grande valore tecnico artistico, alla morte dell’artista vengono spesso donati a enti pubblici e privati con la speranza di trovare loro una degna collocazione. Queste preziose ma ingombranti eredità rappresentano per gli enti pubblici e privati una responsabilità enorme, per un patrimonio che trova con difficoltà grandi spazi idonei alla conservazione e fondi per il loro restauro e manutenzione. E’ pertanto encomiabile l’impegno e la sensibilità con cui il Comune di Prato ha affrontato l’oneroso recupero dando una nuova collocazione ai modelli di Lipchitz, dimostrando grande sensibilità per la conservazione e fruizione di questo ampio corpus di opere impedendone forse, oltre al loro deterioramento, anche la loro dispersione.

La collezione si compone di diverse opere che si possono dividere in due tipologie quelle con dimensioni ridotte, realizzate direttamente in bronzo attraverso l’uso di due matrici mentre quelle di grande dimensione, realizzate appositamente per la fusione, sezionate nei loro volumi e preparate con tassellature per essere ricomposte e saldate in fonderia. Le indagini diagnostiche confermano sui modelli l’uso di distaccanti e residui di gelatine per l’esecuzione delle forme da cui si otterrà poi l’opera in bronzo e la stesura di patinature sui modelli per ottenere una prima impressione visiva dell’effetto dell’opera in bronzo.

Come molti altri artisti Lipchitz subisce il fascino del gesso nel suo progetto creativo, ed è emozionante durante il restauro, scoprire il significato di queste opere che riacquistano una loro autonoma identità consegnandoci la sua testimonianza tecnica e artistica. La conservazione di questa collezione è un’operazione culturale importante, che oltre ad accrescere la conoscenza della produzione artistica di Lipchitz, definisce lo stretto legame che hanno i modelli preparatori in gesso nel processo creativo delle sue opere.

Dr. Rosanna Moradei
Opificio Pietre dure, Firenze

Direzione tecnica: Rosanna Moradei
Restauratori: Chiara Gabriellini, Francesca Rossi, Filippo Tattini


Vedi anche
L’ARTE DI GESSO. La Donazione Jacques Lipchitz a Prato
Prato, Museo di Palazzo Pretorio (primo piano), dal 22 marzo al 26 maggio 2013

Argomenti:   #gessi ,        #restauro ,        #scultura



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