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Dopo il 27 novembre

Berlusconi ha perso, ma il berlusconismo è stato sconfitto?

Il berlusconismo è più che mai vitale e non sarà facile smantellarlo

Di Giovanni Gelmini

La giornata di ieri, come avevo già scritto, si può considerare storica per la Seconda Repubblica. Per la prima volta è stato sancito, fuori d’ogni dubbio, che anche i leader politici sono uguali davanti alla legge; un principio che negli ultimi vent'anni è stato più volte messo in discussione, con indagati e condannati addirittura proposti o nominati ministri.

Per mesi siamo stati bombardati da una propaganda falsa, che ci ripeteva che Berlusconi rappresentava la maggioranza degli italiani (cosa assolutamente non vera) e che quindi non poteva essere allontanato dal Parlamento. Incredibile come si possa credere che in uno Stato, che professa la legalità, come sancito dalla nostra Costituzione, si possa pensare che ci sia spazio per la “valletta dei principi” di dantesca memoria; eppure tutti gli aderenti al PDL l'hanno sostenuto e alcuni esponenti del PD si chiedevano se non era il caso di fare uno strappo a quanto previsto dalla legge. Per fortuna la commissione del Senato è riuscita a non far passare questa posizione e le pregiudiziali sono state bocciate nella seduta di ieri; così automaticamente Berlusconi ha perso la corazza protettiva del politico: oggi è finalmente come tutti i cittadini davanti alla legge ed è chiaro a tutti che si applica anche ai parlamentari.

È certamente una svolta importante, ma se il potere di Berlusconi è chiaramente in “decadenza”, non è altrettanto chiaro che lo sia il “berlusconismo”; anzi è molto probabile che non lo sia affatto e valga il detto: morto un re se ne fa un altro.

Il berlusconismo è fatto di molti fattori: vi è una componete soggettiva, che porta l'uomo debole ad ammirare il “famoso”, l'uomo bello, che ci affascina attraverso la finestra della TV oggi, ieri dai microfoni della radio o, prima ancora, durante il ventennio fascista, attraverso i discorsi riprodotti dagli altoparlanti nelle piazze e nei dischi. Ci si convince che lui solo è l'uomo “verità”, il “Duce”, che è l'unico capace di risolvere tutti i nostri problemi e per questo a lui si deve pur concedere qualche strappo alle regole.

Oggi costruire una figura così è molto più facile di ieri.
Ci sono gli specialisti della comunicazione che, foraggiati dai sondaggi demoscopici, possono stendere discorsi che piacciono a tutti, perché fanno dire al “leader” quello che la gente vuol sentirsi dire, senza preoccuparsi che la cosa sia fattibile, che abbia un senso, che non abbia gravi controindicazioni.

Qualcuno potrebbe obbiettare che è difficile dire cose che soddisfino tutti, perché spesso una cosa piace a una certa quantità di gente, ma ne danneggia altra, che certo così non è soddisfatta. Il problema però è facilmente risolvibile: basta dire il primo giorno una cosa ed il giorno dopo il suo contrario, così ognuno alla fine crederà a quello che gli fa piacere e tutti saranno felici e contenti, come alla fine di una fiaba

Non solo Berlusconi ha usato questo metodo, ma lo trovo molto usato anche da Grillo e da Renzi. Ecco che i successori di Silvio sono in lizza e il berlusconismo è probabile che non finisca, ma infetti completamente la politica italiana.

Dobbiamo chiederci se esista un modo per evitare questo.
Credo che il berlusconismo abbia meno facilità ad affermarsi se si torna al “mattarellum”, perché il suo sistema di eleggere i rappresentanti politici con il Collegio Uninominale rafforza il legame territorio – parlamentare eletto, riducendo l'importanza della figura costruita e artificiosa del leader carismatico nazionale.
Che sia per questo che non piace ai politici centralisti?

Argomenti:   #berlusconi ,        #decadenza ,        #giustizia ,        #politica



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