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L’Autoritratto a disegno di Tiziano quale dimostrazione della sua arte

Abstract del saggio, dal catalogo della mostra (Fondazione Mu.Ve./ Antiga edizioni) per la mostra "Tiziano, un autoritratto. Problemi di autografia nella grafica tizianesca"

Di Luba Freedman

 
TIZIANO VECELLIO (Pieve di Cadore, 1495 ca. - Venezia 1576) Autoritratto, 1570 ca. Gessetto nero su carta avorio, 120 x 99 mm. Collezione privata, U.S.A.
Questo disegno è il singolare prodotto di Tiziano, il quale nella sua epoca godeva la reputazione di sommo ritrattista ed eccelso pittore.

L’ineguagliata qualità dell’immagine e della sua esecuzione sono le ragioni che ci spingono a ritenere il ritratto opera originale del maestro. La scelta stessa del supporto è curata: una carta elaborata e tagliata (soprattutto lungo il bordo inferiore) in modo da somigliare a un foglio di durevole e costosa pergamena, solitamente utilizzata per redigere gli statuti corporativi, le cronache e le lettere diplomatiche della Repubblica di Venezia.

Questa imitazione estetica è collegabile allo status di Tiziano quale pittore ufficiale della Serenissima.

La testa dell’anziano artista è disegnata in modo da rivelare i segni tipici di un volto novantenne, ancora bello, in cui ogni tocco di gessetto nero è ingentilito da una suprema maestria. Quest’opera, di un’elaborata raffinatezza, è eseguita come fosse in alto rilievo, con la testa presentata in modo da assumere una plasticità tridimensionale.

Degni di nota sono gli elementi che circondano il capo, poiché la mano abile di Tiziano raffigurò l’abbigliamento con il mezzo, sottile e nel contempo possente, ell’allusione. La sopravveste di pelliccia e il farsetto sono appena delicatamente accennati, mentre il copricapo di seta e il colletto della camicia di lino sono messi in risalto per la loro maggiore prossimità alla testa. Particolare enfasi è riservata agli organi sensoriali: l’occhio penetrante, il naso aquilino e l’orecchio attento. Le rughe sulla tempia sono un esempio di come il segno a gessetto nero possa somigliare alla tipica pennellata tizianesca. La lividezza dell’immagine disegnata si armonizza con la vivacità associata alla pittura del maestro.

L’analisi del disegno va inserita nell’appropriato contesto. Per molti anni Tiziano lavorò sotto il peso di insinuazioni che la sua abilità e il suo rendimento professionale si stessero deteriorando in conseguenza dell’età avanzata. L’artista, tuttavia, sfruttò a proprio vantaggio l’immagine della vecchiaia suscitando, al riguardo, un’idea di nobiltà e saggezza.

Le dimensioni del disegno suggeriscono l’uso cui l’opera fu forse destinata: il disegno è sufficientemente piccolo da poter essere inserito in una lettera piegata, probabilmente quella inviata nel 1575 ad Antonio Pérez, che fu Segretario di Stato durante il regno di Filippo II, subentrando in questo ufficio alpadre Gonzalo. Antonio, come suo padre, considerava Tiziano un “gran Pintor” e acquistò molte opere dell’artista.

La geometria dell’Autoritratto è un richiamo al legame di Tiziano con i monarchi spagnoli; la forma quasi triangolare del collo sia della pelliccia sia della camicia dell’artista sono intenzionalmente simili a quelli del suo Ritratto di Carlo V seduto. In tal modo Tiziano rammentava ad Antonio il lungo e fedele servizio reso dall’artista alla dinastia asburgica. Tiziano ponderò ogni singolo tocco del suo gessetto nero o bianco alla luce del motto “Natura potentior ars” (“L’arte è più potente della natura”) tanto da far pensare ad Apelle, cui Antonio Pérez, nelle proprie memorie, paragona a il pittore veneziano.

Vedi la presentazione della mostra

Tiziano, un autoritratto -Problemi di autografia nella grafica tizianesca
Museo Correr, Venezia, 29 marzo – 15 giugno 2014
L’esposizione al Museo Correr di un affascinante Autoritratto a disegno recentemente ritrovato e riconosciuto a Tiziano Vecellio da autorevoli studiosi internazionali, tra cui David Rosand e Luba Freedman, già rivelato al pubblico per la prima volta nella Mostra Tiziano ultimo atto (Belluno, 2007, a cura di Lionello Puppi), costituisce una delle iniziative più interessanti tra le offerte espositive della prossima primavera veneziana............


LUBA FREEDMAN è Jack Cotton Professor di Architettura e Belle Arti alla facoltà di Storia dell’arte presso l’Università Ebraica di Gerusalemme.
Le sue pubblicazioni principali comprendono The Classical Pastoral in the Visual Arts, basato sulla dissertazione condotta dal professor Moshe Barasch tra il 1981 e il 1984 (Peter Lang, 1989); Titian’s Independent Self-Portraits (Leo S. Olschki, 1990); Titian’s Portraits Through Aretino’s Lens (Penn State UP, 1995); The Revival of the Olympian Gods in Renaissance Art (Cambridge UP, 2003), pubblicato in brossura nel 2010; Classical Myths in Italian Renaissance Painting (Cambridge UP, 2011) e Wege zum Mythos (Gebr. Mann, 2001), curato insieme a Gerlinde Huber- Rebenich, studiosa di filologia latina.
Per varie riviste accademiche e collezioni di studi critici Freedman ha scritto oltre cinquanta saggi e capitoli sull’estetica, la ritrattistica e i capolavori della letteratura e delle arti visive del Rinascimento italiano. Freedman fa parte del Comitato Consultivo di due riviste, «Renaissance Studies» e «The Sixteenth Century Journal». È stata Visiting Scholar alla Cornell Society for the Humanities, all’American Academy di Roma e al Toronto University Centre for Reformation & Renaissance Studies; ha inoltre ottenuto una fellowship presso The Folger Shakespeare Library (Washington, D.C.).



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