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Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana. Luglio 2015

ISTAT: l’economia italiana cresce a ritmo moderato



L’economia italiana cresce a ritmo moderato, in parte influenzata dal rallentamento del commercio internazionale. Ai segnali positivi provenienti dall’industria manifatturiera e dalla domanda interna si contrappongono i risultati negativi delle costruzioni e la mancata ripresa dell’occupazione. L’evoluzione dei prezzi rimane caratterizzata da una generale moderazione. La riduzione della produttività e del contributo del capitale per ora lavorata potranno costituire degli ostacoli alla ripresa.

Prospettive di breve termine

In T2 la quota dei settori manifatturieri in espansione, elaborata a partire dalle serie destagionalizzate per gruppo di attività economica, è risultata in ulteriore aumento Tuttavia le difficoltà di ripresa delle costruzioni e del mercato del lavoro contribuiscono a moderare gli impulsi positivi. Gli ultimi dati sulla fiducia delle imprese, inoltre, non mostrano segnali di particolare vivacità in nessun settore economico. L’indicatore composito anticipatore (Figura 9) dell’economia italiana segna a maggio una modesta diminuzione confermando il rallentamento degli ultimi mesi.

L’accumulazione di capitale rallenta e la produttività non decolla

Dalla metà degli anni Novanta, l’Italia cresce a tassi ridotti rispetto agli altri paesi dell’Unione europea. La distanza, misurata in termini di prodotto interno lordo per occupato, si è accentuata durante la fase recessiva e in particolare nel triennio 2012-2014.

Più in dettaglio nel periodo 2009-2014 la produttività del lavoro italiana, calcolata come valore aggiunto per ora lavorata, è cresciuta in media dello 0,6% a sintesi di una diminuzione del valore aggiunto (-0,4% in media d’anno) e di una riduzione più accentuata dell’input di lavoro (-1,0%). Nel 2014, l’input di lavoro è tornato a crescere (+0,2%) a fronte di una riduzione del valore aggiunto dello 0,5% determinando una riduzione della produttività del lavoro (-0,7%).

Nel periodo 2009-2014 alla variazione positiva della produttività del lavoro hanno contribuito sia la produttività totale dei fattori (+0,4 punti percentuali) sia il capitale per ora lavorata (+0,1 punti percentuali), quest’ultimo risultato determinato interamente dal contributo del capitale materiale non-ICT.

In particolare, nel 2014 la progressiva erosione dello stock di capitale (il contributo del capitale per ora lavorata è stato pari a 0,6 punti percentuali nel periodo 2003-2009), determinata dal forte rallentamento degli investimenti a seguito della crisi finanziaria, si è tradotta, per la prima volta dal 2006, in un contributo negativo del capitale alla crescita della produttività (-0,5 punti percentuali).

La significativa riduzione degli investimenti da parte delle imprese è una delle caratteristiche fondamentali della crisi economica italiana. Nel periodo 2009-2014, la quota degli investimenti sul PIL ha subito una contrazione di tre punti percentuali, a fronte di un incremento pari a un punto percentuale in Germania e a una diminuzione di 0,5 punti percentuali nella media dei Paesi europei.

La composizione della spesa per beni di investimento evidenzia le caratteristiche strutturali dell’economia italiana che, contrariamente ad altri paesi europei come Francia e Regno Unito, è prevalentemente ad alta intensità di capitale tangibile (macchinari e costruzioni).

In Italia, nel periodo 2010-2014, la quota media della spesa in macchinari sul totale degli investimenti è risultata pari al 33,4% mentre quella degli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale si attestava al 14%. In Francia le quote sono state rispettivamente il 22% (macchinari) e il 24% (proprietà intellettuale). In Germania, paese con una tradizione manifatturiera comparabile con l’Italia, la quota di investimenti in proprietà intellettuali è stata il 18%.

La progressiva riduzione del contributo alla produttività del capitale e in particolare di quello materiale non ICT riflette le debolezze dell’attuale modello produttivo italiano. Per stimolare la competitività, è necessaria una ripresa del processo di accumulazione del capitale, riorientandolo verso le attività ad alto valore aggiunto sostanzialmente basate su investimenti immateriali e ad alto contenuto tecnologico: ricerca e sviluppo, software, training e capitale organizzativo.


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Argomenti:   #economia ,        #imprese ,        #industria ,        #investimenti ,        #istat ,        #italia ,        #pil

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