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Visto per voi

31 artisti in “Colli[m]Azioni” all'ex monastero di Valmarina

A Bergamo dal 2 giugno al 29 settembre

Di Giovanni Gelmini e Natascia Zanon

Il Monastero di Valmarina: una stupenda collocazione per una mostra di opere di artisti che le loro opere, hanno, in gran parte, voluto rappresentare il valore dell'ambiente pulito e sano, com’è quello del Parco dei Colli: una gemma a fianco di una città troppo spesso caotica e inquinata.

Trentuno autori, qualcuno con più lavori presentati, fanno della mostra un vero e proprio spaccato dell'arte bergamasca attuale. Gli artisti coinvolti sono quasi tutti nati tra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni'60, cioè nella loro maturità artistica, ma non mancano dei veterani e un bel gruppetto di giovani e giovanissimi, che ben fanno sperare.

La mostra è ben disposta; un solo neo incredibile: il sito internet.


Ottima l'idea di non pubblicare un catalogo, ma di creare un sito internet che dia tutte le informazioni necessarie per ben leggere le opere presentate. Oggi con gli smartphone questa è di sicuro una via intelligente, peccato che chi ha realizzato il sito abbia curato solo la grafica, ottima, ma senza dubbio insufficiente a comunicare. Le foto delle opere non hanno didascalia, solo su alcune, passando il mouse, appare il nome dell'autore; non vi è collegamento tra profilo testuale dell'autore e le opere.

Il disastro totale lo si ha poi proprio utilizzando gli smartphone, perché è lento a caricarsi e non adatto ai browser dei cellulari. Praticamente non si può vedere nulla.

Peccato, perché credo che sarebbe stata una bellissima idea innovativa. Qualcosa si potrà certo sistemare, ma sarà molto difficile modificare la struttura studiata sbagliata.

Il risultato, per noi, si è tradotto in una vera lotta per reperire informazioni sulle opere, informazioni che per queste tipologia di lavori, sono assolutamente necessarie; non ci si può solo basare sull'emozione che si riceve. A causa di tutte queste complicazioni abbiamo dovuto limitare l'analisi solo a poche opere.



Giuliano Giussani, Astrazione del gufo, marmo di Botticino su base marmo di Zandobbio, 32 x 72 x 51

Fin dall'ingresso l'occhio cade su una scultura ben fatta dalle linee pulite: un gufo stilizzato di Giuliano Giussani, Astrazione del gufo; certamente il gufo è uno degli abitanti di questi luoghi che partecipa in primo piano all'equilibrio della natura. Opera sicuramente piacevole e di facilissima lettura; posta all'ingresso sembra che faccia da guardia a chi entra ed esce.

Luisa Bertocco, Scacco Al Re, La regina ci salverà

Pochissime sono così leggibili;, già a fianco troviamo Scacco Al Re, La regina ci salverà di Luisa Bertocco; due figure, che si vedono formate da vari materiali lastre di ferro, juta e foglie, come un gran vestito di elementi naturali, sembrano figure femminili, due colossi che danno il senso del potente, del robusto, affascinanti, imponenti, ma difficili da capire; il significato non è di certo chiaro. Che l'autrice faccia riferimento alle suore che hanno fondato il monastero?

La Bertocco chiarisce il significato di quest’opera:
 
    ‘Scacco Al Re’ è uno scacco ai poteri che ci sovrastano, chi lo può ottenere è la pedina più forte: la DONNA. La ‘DONNA’ con una corazza di ferro si fa guerriera e chioccia contemporaneamente diventa un nido, un riparo, un covone.

    L'immagine che propongo rappresenta due vesti-armature costruite con elementi naturali, simboleggiano le donne a salvaguardia della natura e della vita.

    Rappresentano la speranza per i cambiamenti culturali e sociali in armonia con la storia umana di cui abbiamo bisogno. L’opera è un omaggio a Máxima Acuña, la contadina peruviana nobel per l'ecologia 2016, la quale, analfabeta, ha sconfitto un colosso minerario per difendere il suo territorio.

Alfredo Colombo - Il crollo dei valori

A fianco di questi due colossi tre “tronchi” di ferro, tronchi incisi con cuori trafitti, il richiamo alla tradizione è qui molto evidente (Alfredo Colombo - Il crollo dei valori).
I tronchi non sono in legno, ma di ferro arrugginito, ai piedi di questi il ritaglio dei cuori trafitti, quasi fossero stati vomitati dagli alberi, gettati.
 

Alfredo Colombo - Il crollo dei valori, particolare














La ruggine corrode il ferro e i cuori di ferro! Un po' tutti possiamo identificarci in questi cuori vomitati, arrugginiti e trafitti.

Impressionante, quasi inquietante, come inquietante è l'altra opera dello stesso autore.

Per vederla saliamo la scala che porta al fienile; appena arrivati al piano la vediamo, eccola là: tantissime gabbiette per gli uccellini, quelle che vengono usate dai cacciatori per i richiami, che formano un blocco, quasi un piccolo muro.
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Alfredo Colombo - nessun titolo fornito (crape de oselì morcc?)

All'interno di queste, troviamo dei piccoli oggetti rotondi, che ci ricordano teste d’uccellini morti. Si, proprio quegli uccellini che sono tanto pregiati con la polenta, la famosa polenta e osei vanto della tradizione bergamasca e i Colli di Bergamo sono sempre stati usati dai cacciatori per la caccia agli uccellini “da polenta”.

Alfredo Colombo - nessun titolo fornito (crape de oselì morcc?)- particolare

Quasi a sottolineare il significato drammatico si trova, incastrato fra le gabbie, una figurina in creta: un uomo, che sembra in croce, coperto di segni di chiodi e sotto di questa un pezzo, sempre di creta con i chiodi conficcati; gli uccellini sono come Cristo in croce?

Tutto ci trasmette morte e dolore e sofferenza e ci impone una riflessione su tante cose che la nostra civiltà ritiene lecite; invece, se ci si pensa per benino, ci si accorge che sono cose malvagie e spesso inutili.

Quest'ultima opera di Alfredo Colombo non ha titolo, forse è una dimenticanza o forse ha voluto così, perché ognuno possa dare il suo titolo, secondo il proprio sentimento; ecco il nostro: crape de oselì morcc.

Salendo siamo stati attratti dall'opera di Colombo e non ci siamo accorti di un pilastro parlante, l'unica installazione sonora della mostra. Una voce si diffonde recitando... Verde... Il verde è il tema, in tutte le su sfumature, la ricerca del verde! Sul pilastro tanti bolli tondi di tutti i tipi di verde. L'installazione di Clara Luiselli, Transiti e il verde è certamente di casa a Valmarina.

Poco più in la, oltre le “crape de oselì morcc”, ecco una struttura semplice in tre blocchi , posta in un angolo, quasi un totem composto da tre parti sovrapposte. L'opera è di Maria Teresa Conti, il titolo Segnavie.

Si viene colpiti dai colori usati: il giallo che ricorda il sole e il rosso vivo, poi non riusciamo a dire di più.

Sempre sul tema del verde, poco più avanti, un'installazione sospesa: Audelio Carrara, 2m2 (cioè 2 metri quadri di verde sospeso).

Audelio Carrara, 2m2 (cioè 2 metri quadri di verde sospeso)

Insolitamente bella quest'opera, la natura che nasce e cresce ovunque può; la sua forza è nel ricrearsi come espressione di vita ! Inebriante la posizione sopraelevata, innovativa. La natura che, non solo sotto i piedi, ma anche sopra la testa vive e si moltiplica.

La natura che vive anche in condizioni difficili come nella parte inferiore. Quante volte abbiamo visto piante spuntare nei posti impossibili? Dalle crepe e magari anche fare fiori stupendi!

Che questa opera d'arte possa essere fruibile anche come idea di design architettonico?

Nel profilo dell'artista leggiamo:
    L’erba è il simbolo della vita, nella sua accezione più naturale, legata al principio di crescita ed evoluzione, che non va considerato come ritiro dalla vita, ma come sua accettazione incondizionata; quello che in altre parole chiameremmo “la Grande Madre”, ovvero colei che accoglie e fa germinare.
Il rame, il più antico metallo utilizzato dall’uomo, e da sempre carico di simbologie alchemiche, è qui associato a Venere e porta con sé i significati che fanno riferimento all’amore, all’equilibrio, alla bellezza femminile e alla creatività artistica.

Per ultimo i semi alludono alla dimensione del maschile in quanto elemento fecondatore. 2m2 vuole essere un’opera che si consegna interamente, senza reticenze, alla vita

Più oltre, sul fondo del fienile, c'è un'installazione particolare di Domenico Pievani - Paesaggio come luogo incerto : un tavolo rovesciato, la rivoluzione dei dogmi?

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Domenico Pievani, Paesaggio come luogo incerto

Il tavolo di legno, elemento naturale, non è più nella sua 'quotidianità', ma diventa “insolito” : infatti, capovolto diventa “la scatola” che contiene da una parte una pianta (nocciolo), in centro due mattoni con inciso il titolo su uno “luogo”, sull'altro “incerto” e in mezzo un libro: due mattoni pesanti. Sull'altro lato un foglio con un grande calice da vino capovolto che racchiude dei semi, simbolo della natura che cresce.

 

Domenico Pievani, Paesaggio come luogo incerto

Sotto il tavolo rovesciato troviamo delle aste metalliche, per l'autore simbolo della luce.

Tutto questo, all'inizio, stupisce, ma poi piano piano si incomincia a percepire il significato dell'opera. Per noi è un luogo dove tutto può essere altro, tutto si può fruire in altro modo, l'usuale diventa inusuale e viceversa; così il certo può diventare incerto, una grande realtà.

Si scende dal fienile, uno sguardo verso il cielo, ecco un cerchio e un uomo che vola attraversandolo; è Passaggio di Viveka Assembergs.

Volare oltre, un sogno di sempre dell'uomo, volare oltre le mura, oltre le chiusure, liberarsi delle costrizioni e godere l'aria pulita del cielo. Valmarina può anche essere questo: recuperare l'ambiente pulito vicino alla città inquinata, riavere la possibile natura libera da vivere e il suo bello.

La leggerezza dell'attimo in cui si acquista la libertà, e quindi si vola, si diventa leggeri e capaci di andare oltre, viaggiare sopra a ogni cosa come gli uccelli, ma il tutto è fatto con metalli fusi, quindi pesanti e ben solidi. Sta qui la capacità geniale dell'artista, che riesce a dare forma a materiali quasi indistruttibili e li rende leggeri, in grado di volare e ci comunica la voglia di uscire dagli schemi e tuffarci nel cielo azzurro della speranza del meglio per il futuro.

Viveka Assembergs, Passaggio

Anche in un'altra sua opera, presente nella Sala del Capitolo, ritroviamo la capacità di farci sognare.

Si tratta di un'opera composta da più elementi: rami di alberi, bacchette di ottone e colombe che sono rimaste prigioniere da questa barriera: si tratta di un Roccolo per le anime.

Viveka Assembergs,Roccolo per le anime

Il roccolo imprigionava gli uccelli nella tradizione dell'uccellagione, che era praticata ampiamente sui colli di Bergamo come in tutta la bergamasca, ma qui è un simbolo con cui Viveka Assembergs fa un racconto autobiografico.
Il roccolo sono le mura di Bergamo, con le sue quattro porte: quattro varchi nel muro di ramaglie e segnate dal un'asta di ottone; l'anima di Viveka, arrivata bimba dalla Svezia, è stata catturata da questo stupendo roccolo, da cui non si è più allontanata.

Ecco che le colombe volano all'interno del “roccolo”, sono libere, non catturate da reti traditrici e possono uscire perché ci sono le porte aperte; l'opera non trasmette timori o paure.

La scultrice, ormai naturalizzata bergamasca, sa bene trasmettere le sensazioni; nelle sue opere troviamo spesso la malinconia o il disagio dovuto alle difficoltà che incontriamo nella vita, difficoltà a volte drammatiche che inaspettatamente ci colpiscono; qui il disagio e la malinconia sembrano svanire, malgrado la cattura.
Forse il roccolo è diventato la casa prescelta.

Antonio Mangone, Profana – Azione

Proseguiamo la nostra visita entrando nella ex-chiesetta, dove l'abside è intatta e dà il segno dell'uso di questo spazio in origine.

Nell'abside, tra la luce delle due finestre, spicca un dipinto quasi coperto interamente da un verde; sul verde un rettangolo di color terra scura e sporca che lo penetra, lo deturpa, che rompe l'armonia del verde. Il titolo è esplicativo Profana – Azione ed è chiaro che l'azione profana non è aver messo un oggetto laico dove una volta doveva esserci un quadro sacro, ma è quello che l'uomo fa sulla natura.

Antonio Mangone, l'autore dell'opera, spiega quello che già ci appare ed aggiunge una riflessione importante:

    In questo dipinto ho voluto rappresentare in maniera simbolica l’azione distruttiva e sistematica che avviene nei confronti dell’ambiente naturale; è un’azione programmata, ma anche fisica che lascia un segno indelebile, devastante.

    La collocazione in chiesa, al centro dell’altare, la arricchisce di significati: il verde (sorella terra), sacro perché opera di Dio, viene deturpato da un’azione distruttiva che viene dall’alto, si sostituisce a Dio, avviene per l’appunto una profanazione.

    Italo Chiodi,Aspettando il maestrale, particolare

    Ho voluto realizzare un’immagine simmetrica per rendere la comunicazione più diretta considerando anche la collocazione dell‘opera.

    Da un punto di vista cromatico, ho cercato di evidenziare il contrasto tra un verde luminoso e un grigio sporco. Un sottile confine li mantiene separati, non ci può essere fusione.

A sinistra di questa opera un'altra rappresentazione della natura: Italo Chiodi, Aspettando il maestrale.
Quest'opera lascia stupiti; si capisce subito cosa vuol rappresentare l'autore: un pezzo di campo di spighe, simbolo di natura, di cibo, di vita, ma solo quando ci si avvicina l'opera prende forma , l'insieme delle spighe è fatto con bacchette di ferro con un ricciolo, ancora di ferro, sul culmine. Una forte sensazione di attesa.


Tutte le opere presenti qui, nella ex chiesetta, appaiono veramente interessanti e non possiamo parlare di tutte, ma a noi sembra impossibile non accennare a Sergio Pedrocchi, Sorgenti di acque sotterrane.

Sul quadro di grandi dimensioni, il colore azzurro che si mescola al bianco in un turbinio di pennellate quasi a voler imprigionare la forza dell'acqua; viene subito voglia di immergersi in questa acqua pura!

Acqua simbolo di natura e vita, elemento primordiale, necessità assoluta per la nostra vita.

Sergio Pedrocchi, Sorgenti di acque sotterrane


Quello che poi stupisce ancora di più è che questo dipinto sia la rappresentazione di un evento “archeologico” che ci riporta alla Bergamo romana. Allora, come oggi, la vita di una città dipendeva dagli approvvigionamenti di acqua, acqua pulita, acqua sicura. Bergamo ne ha sempre avuta e gli acquedotti della Città sono una parte importante della storia di Bergamo e sono ancora visibili. L'autore ci vuole ricordare questo e così scrive:

    Nel 1989, durante un restauro di un palazzo antico di via Salvecchio in Bergamo Alta , i muratori scoprono un canale di acqua corrente pulita, forse proveniente dalla collina del seminari. Il canale acquedotto è di epoca romana, come testimoniano le malte del suddetto canale.

    E’ sempre di epoca romana, il vicino ritrovamento di condotte in tubi di terracotta svasati e incastrati, in perfetto stato.
Usciti dalla ex-chiesetta saliamo nella sala riunioni, dove era in origine il dormitorio delle monache. Questa collocazione ha ispirato due giovani artiste Ludovica Belotti e Valentina Persico, ma ci fermiamo su quest'ultima che con Velari ci porta in un mondo senza dubbio fantastico. La fantasia di un dormitorio di suore credo possa aver colpito tutti e così la Persico ce lo ricorda:
    “corpi, preghiere, sogni, pensieri, desideri, censure, feritoie,…universi privati, intimi, segreti, che nel loro sigillo svelano aperture verso universi interiori.”

Valentina Persico, Velari

Usciamo sul grande ballatoio e ci avviciniamo alla scala che ci riporterà al piano terra, quando, proprio prima di imboccare la scala, ci appare un opera “luminosa”: investita dal sole, produce luminosità verdi e rilessi sui muri; una vera emozione che ci stupisce. Queste foglie verdi, in un primo momento ci ricordano i giochi appesi sulla culla, ma anche a gingilli sciamanici appesi alle porte.

Qua, però, siamo ben oltre. Ci ricorda il verde che dondola con il vento: è la natura che viaggia con l'aria per riprodursi.

Renzo Nucara e Carla Volpati,Arbre Magique “Dissemination”

Il gioco di riflessi che ti rilassa e ti incanta come una piccola magia.

È Arbre Magique “Dissemination” realizzato a Renzo Nucara e Carla Volpati con ritagli di plexiglas, un inno al verde della natura così da loro descritto:
    I semi viaggiano, non conoscono frontiere: trasportati dal vento, dalle correnti marine, dagli animali, dall’uomo. Uccelli, insetti, mammiferi, ma anche rettili come la tartaruga marina, sono tutti ‘trasportatori’ inconsapevoli di specie botaniche, a volte di lontana provenienza, capaci di trovare terreno fertile nei luoghi più inaspettati. Qui ci fermiamo.
Come detto all'inizio non possiamo parlare delle tante altre opere presenti. Qualcuna non ci ha ispirato nulla, ma per la maggior parte non abbiamo avuto a disposizione il materiale necessario per verificare l'idea che ci ha fatto sorgere. Un caldo invito a tutti a visitare questa esposizione e godere dell'ottimo ambiente di Valmarina per una bella passeggiata.

Vedi anche:
Valmarina: si inaugura “Colli[m]Azioni” mostra d'arte contemporanea
Di Giovanni Gelmini



Per informazioni:
http://www.collimazioni.it
https://www.facebook.com/Collimazioni/



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Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini e Natascia Zanon (n° articoli 1)
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