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La "Nota mensile" dell’Istat non può che registrare i segnali negativi per l’economia italiana

Il galleggiamento nello "zero virgola" prosegue imperterrito e la ripresa non si vede proprio

Di Giovanni Gelmini

Il commento

L’ISTAT non può che registrare i segnali negativi che provengono dall’economia reale, mondiale con la crisi della sicurezza, europea e, a maggior ragione, italiana

La Politica si è persa a ricorrere una modifica alla costituzione tale da rafforzare il potere dei gruppi dirigenti, invece di porre rapidamente in atto le riforme della burocrazia e della giustizia per permettere un ritorno all’efficienza e alla produttività degli investimenti.

Il risultato non può che essere quello di un'economia galleggiante, ma ondivaga, che può in ogni momento tornare in recessione.

Così l’ISTAT presenta la situazione attuale e mostra sempre con grande attenzione a non dire cose che dispiacciano a chi governa e che è alla fine il suo committente.

    In un contesto caratterizzato dal proseguimento della flessione del commercio internazionale e della crescita dell'economia statunitense, nel secondo trimestre l'area euro ha registrato un ral-lentamento dei ritmi produttivi.
    In Italia le imprese manifatturiere hanno registrato una diminuzione dei livelli di attività mentre l'occupazione ha continuato ad espandersi e le tendenze deflazionistiche si sono attenuate.
    L'indicatore composito anticipa-tore dell'economia italiana evi-denzia un ulteriore calo, seppur di intensità più contenuta rispet-to alle flessioni degli ultimi mesi.

Giovanni Gelmini


Estratto dal testo integrale

La congiuntura italiana

Imprese

Nel secondo trimestre l’indice della produzione industriale al netto delle costruzioni (Figura 3) ha segnato una diminuzione rispetto a T1 (-0,4%). In particolare a giugno si è registrato il secondo segnale congiunturale negativo (-0,4%, dopo -0,6% di maggio). La fase di debolezza del comparto industriale è confermata anche dai dati del fatturato e degli ordinativi: in maggio i primi hanno segnato una flessione congiunturale dell’1,1%, mentre i secondi del 2,8%. In confronto al fatturato, il calo degli ordinativi è risultato più accentuato considerando la media marzo-maggio (rispettivamente -0,3% e -3,1% la variazione sul trimestre precedente). Per entrambi gli indici la componente interna ha registrato la diminuzione più rilevante: -0,4% per il mercato interno e -0,1% per quello estero per il fatturato e -3,5% e -2,6% per gli ordinativi.

A maggio il valore delle esportazioni (Figura 4) è risultato in lieve calo (-0,2% sul mese precedente). La flessione delle vendite verso l’estero è stata determinata prevalentemente dalla contrazione dei beni strumentali (-3,3%) e di consumo durevoli (-2,7%). la dinamica delle esportazioni verso le economie extra Ue è risultata in flessione (-3,0%), mentre si è registrato un aumento significativo di quelle verso l'Ue (+2,1%). Anche il valore degli acquisti dall’estero ha segnato un arretramento (-1,2%) rispetto ad aprile, con cali significativi per i beni strumentali (-5,2%) e di consumo (-2,1% i non durevoli e -5,7% i durevoli). I dati più recenti relativi all’interscambio commerciale extra Ue di giugno indicano tuttavia un lieve incremento per le esportazioni (+0,3% rispetto a maggio) e una prosecuzione della caduta delle importazioni (-0,5%).

Dopo il recupero di aprile, l’indice della produzione delle costruzioni ha segnato una consistente diminuzione, arretrando a maggio del 3,6% su base congiunturale (Figura 5). Segnali contrastanti giungono dai dati sui permessi di costruire, che solitamente anticipano la produzione. Nel secondo semestre del 2015, i nuovi fabbricati residenziali hanno registrato una marcata contrazione rispetto allo stesso periodo del 2014 (-14,5% le abitazioni e -12,3% la superficie utile abitabile) con un calo più sostenuto nel IV trimestre 2015 (rispettivamente -18,3% e -16,2%). Per lo stesso periodo si è registrato un aumento della superficie della nuova edilizia non residenziale (+21,7%). Nel primo trimestre 2016 è proseguito l’andamento positivo sia delle compravendite sia dei mutui (rispettivamente +17,9% e +29,2% rispetto al primo trimestre 2015). A luglio il clima di fiducia delle imprese di costruzione, ha riportato un deciso miglioramento alimentato dai giudizi positivi su ordini e/o piani di costruzione (Figura 6). Anche il clima di fiducia delle imprese dei servizi di mercato è risultato in salita a luglio, sostenuto dal miglioramento di tutte le componenti. In particolare, a fronte di un miglioramento dei giudizi delle imprese nei servizi alle imprese, nei trasporti e magazzinaggio e nell’informazione e comunicazione si registra un peggioramento di quelli per i servizi turistici.

Famiglie e mercato del lavoro

Nel mese di maggio le vendite al dettaglio in volume hanno segnato un lieve aumento rispetto al mese precedente (+0,2%,dopo +0,1% di aprile).

L’aumento è stato più accentuato per le vendite di beni non alimentari (+0,3%) rispetto agli alimentari (+0,1%). Gli ultimi dati sui giudizi delle imprese del settore e delle famiglie evidenziano una tendenza positiva. A luglio è tornato a salire il clima di fiducia nel commercio al dettaglio con un miglioramento del saldo dei giudizi sulle vendite correnti e un lieve peggioramento di quello delle aspettative sulle vendite future. Anche il clima di fiducia dei consumatori è salito a sintesi di segnali positivi per il clima personale e giudizi negativi per il clima economico.

I dati mensili della rilevazione sulle forze di lavoro, relativi al mese di giugno (Figura 7), mostrano il proseguimento della fase di crescita congiunturale dell’occupazione, con un aumento del numero di occupati (+0,3%) rispetto a maggio (il quarto consecutivo su base mensile). A seguito di questo andamento gli occupati hanno evidenziato in T2 una netta accelerazione dei ritmi di crescita rispetto a T1 (+0,6% complessivo, rispetto al +0,1%). La dinamica positiva ha riguardato sia le donne sia gli uomini. Quanto alle tipologie contrattuali, si è osservato un aumento più marcato degli occupati dipendenti a termine (+2,6% rispetto al primo trimestre) e della componente indipendente (+1,1%) rispetto alla moderata crescita dei dipendenti permanenti (+0,2%).

A giugno il tasso di disoccupazione, in presenza di una significativa diminuzione degli inattivi, si è attestato all’11,6%, rimanendo quindi sui livelli osservati all’inizio dell’anno (11,7% a gennaio).

Prezzi

A luglio si è attenuata la fase deflativa dei prezzi al consumo. In base alla stima preliminare, la variazione tendenziale dell’indice dei prezzi per l’intera collettività nazionale è rimasta negativa (-0,1%), ma l’intensità è risultata più contenuta rispetto ai cinque mesi precedenti (-0,4% la variazione in giugno). Sull’andamento dell’inflazione complessiva continua a pesare la caduta dei prezzi energetici (-7,0% rispetto a luglio 2015); la dinamica della componente di fondo ha segnato una leggera risalita ma rimane molto moderata, scontando il debole andamento dell’economia e la trasmissione delle pressioni deflative di origine internazionale. Negli ultimi mesi l’inflazione italiana è risultata più bassa rispetto all’insieme dei paesi dell’area euro: negli ultimi due mesi il tasso tendenziale dell’indice armonizzato al consumo è, infatti, tornato positivo (+0,2% in luglio in confronto al -0,1 % per l’Italia).

La dinamica dei prezzi italiani si mantiene inferiore a quella europea sia per le componenti più volatili (beni alimentari ed energetici) sia per l’indicatore delle tendenze di fondo, come effetto del più debole quadro congiunturale. In particolare, l’inflazione nei servizi risulta costantemente inferiore a quella media dell’area euro dalla fine del 2013. Al contrario i beni industriali non energetici hanno rallentato con minore intensità rimanendo, fino a giugno, su ritmi di crescita superiori a quelli medi dell’area mentre a luglio il differenziale dell’Italia rispetto all’area euro è diventato leggermente negativo (Figura 8).

A giugno i prezzi alla produzione dei beni industriali venduti sul mercato interno hanno proseguito a scendere (-3,4% la variazione annua). In prospettiva, anche se l’inflazione potrebbe aver superato il suo punto di minimo, prevalgono ancora attese per una evoluzione moderata. Nell’ultimo mese si segnala la divergenza nelle aspettative degli operatori: tra i consumatori è nuovamente aumentata la quota di coloro che si aspettano prezzi stabili o in diminuzione (61,9% in luglio a fronte di 56,7% in giugno) mentre per le imprese che producono beni di consumo si segnala un nuovo lieve aumento di quelle che prospettano una ripresa dei propri listini di vendita.

Prospettive di breve termine

L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) ha segnato in luglio un incremento, sospinto prevalentemente dal miglioramento per le imprese di costruzione e per quelle dei servizi. L’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana (Figura 9), ricalcolato sulla base degli indicatori mensili più recenti, ha tuttavia evidenziato un ulteriore calo, seppur di intensità più contenuta rispetto alle flessioni degli ultimi mesi.


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Argomenti:   #economia ,        #istat ,        #italia ,        #pil



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