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L'Italia non cresce ma il debito pubblico sì! Perché?

ISTAT e Bankitalia suonano un campanello d'allarme

Di Giovanni Gelmini

Quasi ferragosto e l'ISTAT ci da una notizia, “da confermare”, che le cose non vanno tanto bene:

    Nel secondo trimestre del 2016 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del secondo trimestre del 2015.

La cosa era attesa perché gli indicatori indicano che l'economia non decolla, la produzione rallenta e l'occupazione stabile langue.

Le cose non vanno bene per tutta l'Europa:
    Nello stesso periodo il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% nel Regno Unito e dello 0,3% negli Stati Uniti, mentre ha segnato una variazione nulla in Francia. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,2% nel Regno Unito, dell’1,4% in Francia e dell’1,2% negli Stati Uniti. Nel complesso, secondo la stima diffusa il 29 luglio scorso, il PIL dei paesi dell’area Euro è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% nel confronto con lo stesso trimestre del 2015.

Non andiamo a cercare il Brexit per giustificare la cosa perché ancora non c'è stato. Se in tutta l'Europa l'economia non va bene, dobbiamo trovare la vera causa nella mancanza di una politica economica espansiva, mentre i controlli si concentrano sui saldi di bilancio dei Paesi senza guardare alla qualità della spesa pubblica, che dovrebbe essere sì non al di sopra delle possibilità, ma si dovrebbe orientare agli investimenti e all'innovazione e non alla conservazione degli sprechi.

Ed ecco che Bankitalia, proprio oggi, ci fornisce un'altra informazione negativa che credo spieghi abbondantemente il perché l'economia italiana resta sempre al palo: il debito pubblico è cresciuto nel mese di giugno del 2016 di 11.956 milioni di euro (N.d.R. una piccola bazzecola no?) e ha così raggiunto la ragguardevole cifra di 2.248,8 miliardi, nuovo record olimpionico.

Dobbiamo ringraziare Draghi se questo non è di più; infatti, grazie al quantitative easing della BCE, il Tesoro è riuscito ad emettere titoli sopra la pari che, sommato alla rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione del tasso di cambio euro, ha portato ad un risparmio di 4,4 miliardi di euro.

  La crescita del debito pubblico è quindi imputabile solo alla cattiva amministrazione. Questo vuol dire alcune cose importanti e non positive per noi:

     
  • il gettito erariale (tasse), che è aumento in giugno a 45,1 miliardi contro i 41 miliardi nello stesso mese del 2015, è insufficiente a coprire la crescente ingordigia della P.A., malgrado l'insopportabile pressione fiscale che impedisce il normale sviluppo dei consumi e del benessere;
  • non vi sono miglioramenti di efficienza della pubblica amministrazione, cioè le imprese (che sono quelle che producono il reddito, devono spendere troppi soldi e denaro per gli adempimenti richiesti dall'apparato statale) e i cittadini sempre più spesso devono provvedere a loro spese a colmare la carenza di servizi pubblici;
  • in autunno dovremo attenderci una manovra pesante (nuove tasse in qualche forma) o l'incremento della già elevata aliquota dell'IVA e delle accise, con un conseguente ulteriore rallentamento della crescita.

Se c'erano dubbi ora credo sia chiaro che il Governo Renzi ha fatto tante chiacchiere, ma l'unica riforma su cui si è concentrato è quella del “potere”, cioè la pessima, quanto inutile, riforma costituzionale approvata dal Parlamento.

Lo scenario allucinante prospettato da Confindustria nel caso di vincita del “NO” al referendum costituzionale è più da attribuire invece alla possibilità di un ulteriore peggioramento della situazione in Medio Oriente e alla prosecuzione delle politiche del “bla bla” di questo Governo.

La ripresa economica in Italia non c'è mai stata e non ci sarà mai se si mantiene una classe politica corrotta e ingiudicabile che impedisce qualunque ritorno all'efficienza e, quindi, alla corretta amministrazione dello Stato.



Argomenti:   #debito pubblico ,        #economia ,        #europa ,        #istat ,        #italia ,        #pil



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