Abbiamo sentito parlare negli ultimi giorni con maggiore interesse e insistenza dell’anoressia. Ancora una volta, però, perché media, opinione pubblica, politici soffermassero la loro attenzione su questa grave patologia c’è voluta la drammatica notizia della morte di una splendida ragazza, giovanissima appena ventiduenne. Si chiamava Ana Caroline Reston, brasiliana, di mestiere faceva la tmodella, 38 chili di peso. Era diventata anoressica e l’anoressia l’ha uccisa.
La storia di Caroline è solo una delle tante storie di donne che soffrono di questo disturbo le cui conseguenze, nelle forme più gravi, possono rivelarsi mortali. Secondo l'ultimo rapporto dell'Eurispes in Italia sono circa 2 milioni i giovani tra i 12 e i 25 anni che hanno disturbi del comportamento alimentare: anoressia, bulimia e bing eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata, Bed). Sono le donne le più colpite, tant’è che molti studiosi ritengono che l’anoressia sia “una malattia femminile”: circa il 5% delle giovani tra i 13 e i 35 anni ne soffre. L'incidenza però sta tornando a salire anche tra le quarantenni e tra gli uomini. Altra tendenza di questi anni, poi, è un abbassamento della soglia d'età di rischio, scesa per le ragazze dai 14-16 anni agli 11-13, con casi di insorgenza precoce già a 7 anni.
Ma cos’è in dettaglio l’anoressia?
Si tratta di un grave disturbo psicopatologico, caratterizzato da una percezione alterata dell'immagine corporea, incentrato sul rifiuto più o meno esteso di alimentarsi. Porta in breve tempo a una cospicua perdita di peso, la persona si lega al cibo con un rapporto quotidiano che occupa la sua mente e altera il suo corpo. Chi ne soffre è ossessionato da un’ intensa paura di aumentare il peso e di perdere il controllo sulla propria forma, a tal punto che anche un aumento di pochi etti può provocare profondo disagio e angoscia. Per cui l'umore, l'autostima dipendono direttamente dal peso. Si comincia con l’evitare tutti i cibi ritenuti grassi e a concentrarsi su alimenti ‘sani’ e poco calorici, poi si aumenta freneticamente l’attività fisica e i chili che la bilancia segna diventano una sfida per dimagrire sempre di più. Il sottopeso diviene l'unico vero grande valore dell'esistenza e lo si può raggiungere volontariamente con vomito autoindotto, uso eccessivo di lassativi e diuretici, metodi per eliminare le calorie assunte. Il corpo viene percepito e vissuto in modo alterato: vi è un deciso rifiuto ad ammettere la condizione di estrema magrezza e di sottopeso.
Siamo di fronte ad una vera e propria malattia di tipo psichiatrico, diventata insieme alla bulimia un’emergenza:gli effetti che hanno sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti sono devastanti. Se non curata adeguatamente e in tempo, l’anoressia può diventare una condizione permanente, e nei casi gravi portare alla morte, che solitamente avviene per collasso cardiaco o per suicidio.
L’anoressia ha un volto, ed è riconoscibile perché chi ne soffre mostra sintomi visibili di estrema magrezza e patimento.
Recentemente ci è capitato di vedere in tv o leggere sui giornali di corpi esili, sottili fragili quasi a spezzarsi. Abbiamo visto con i nostri occhi immagini di corpi trasfigurati, scheletrici e denutriti al limite della sopravvivenza.
Ci chiediamo perché.
Molti ritengono che la causa principale sia dovuta a modelli standard di bellezza che celebrano l’eccessiva magrezza. Sotto accusa è il mondo della moda e dello spettacolo che mostrano in continuazione stereotipi di donne filiformi dalla taglia 38. Modelle, vallette, veline e quant'altro sembrano dominare perché rappresentano i canoni di magrezza-bellezza; quasi a dimostrare che per essere vincenti ed avere successo occorre aderire a questi schemi di estetica, perché raggiungerli significherebbe essere accettati nel mondo della perfezione, del successo e della fortuna.
E allora ecco adolescenti ad imitare il modello di donna perfetta che la tv e la moda diffonde; ecco la mamma che esige dalla figlia un corpo bello e perfetto e la sottopone a cure dimagranti, così magari potrà vincere un concorso di bellezza; ecco la ragazza disoccupata che per ottenere lavoro ritiene che non valga più di tanto l’intelligenza o la capacità ma piuttosto il bell’aspetto, e allora giù con diete di ogni tipo per perdere peso.
Ma siamo sicuri che la moda e lo spettacolo siano i principali colpevoli del fenomeno?
Alcuni studiosi ritengono che essi costituiscano un plus che si aggiunge ad una condizione di fragilità psicologica dell’anoressica/o. Infatti l’anoressia è una malattia complessa, i fattori che la causano sono molteplici ed eterogenei, sono sociali, biologici, psichiatrici e psicologici. «La letteratura clinica riporta con grande frequenza una genesi dovuta ad un vissuto traumatico. Lutti e perdite affettive, maltrattamento e abuso sessuale intra-familiare in età precoce. All’origine di questi disagi sono riscontrabili inoltre rapporti conflittuali con i genitori o tra di loro».
Dunque l'insicurezza e la bassa autostima nell’affrontare la vita, il senso di oppressione, la sensazione di essere trascurati dai propri familiari, la paura di non essere accettati o di essere derisi per la propria forma fisica sono i fattori individuali alla base della malattia. Alessandra Arachi, giornalista del Corriere della Sera e autrice del libro “Briciole, storia di un’anoressia” precisa che «depressione, anoressia, personalità bipolare sono spesso facce della stessa medaglia. Non si scherza, siamo di fronte ad una malattia di tipo psichiatrico» (Il Sardegna, 26 novembre 2006). La moda - aggiungiamo noi - non è né il primo né l’ultimo dei colpevoli. I disturbi alimentari sono la spia di un disagio profondo dovuto all'insieme delle variabili complesse.
Ora la politica italiana sembra essere davvero interessata a porre rimedio. Nei giorni scorsi il ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili Melandri sulle pagine di alcuni giornali nazionali ha ribadito la necessità di proporre nuove tipologie di modelli ai giovani. La proposta del Ministro si basa sulla condivisione di un Codice di autoregolamentazione per la moda, il cui contenuto è sintetizzato dalla Melandri:
«Prima di tutto, andrebbe adottato come in Spagna il controllo medico che definisca l'Indice di massa corporeo delle modelle: chi lo ha sotto il 18,5% non lavora perché è a rischio di anoressia. Secondo, basta modelle sotto i 16 anni. Anche se io le preferirei tutte sopra i 18. Terzo: chiederemo agli operatori della moda di diffondere modelli di bellezza all'italiana. Se le nostre bellezze canoniche partono da Sofia Loren e arrivano a Monica Bellucci e Sabrina Ferilli, perché in passerella sfilano solo ragazze emaciate?».
Non resta che condividere questa importante presa di posizione da parte del nostro governo, nel frattempo però non dimentichiamo che gli specialisti sono a disposizione per aiutare e curare le persone colpite da disturbi dell’alimentazione, e che ai primi campanelli d’allarme sarebbe opportuno rivolgersi a loro.
Perulteriori approfondimenti si consiglia di visitare:
www.epicentro.iss.it www.ABA.it
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