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 Anno V n° 9 SETTEMBRE 2009    -   FATTI & OPINIONI



Ruolo insostituibile delle Assemblee parlamentari
Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'incontro con una delegazione dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi partecipanti al G8



Palazzo del Quirinale, 12 settembre 2009

Signore e signori Presidenti,
ringrazio voi e ringrazio il Presidente Gianfranco Fini per l'occasione di incontro che mi si è offerta con i più alti rappresentanti dei Parlamenti nazionali dei paesi del G8, che si riconoscono negli istituti della democrazia parlamentare. Pur nella diversità dei sistemi di governo - taluni presidenziali altri no - in tutti i nostri paesi si attribuisce un ruolo insostituibile alle Assemblee parlamentari.

E permettetemi di insistere sull'aggettivo "insostituibile". E' qualcosa in cui credo profondamente, avendo - come la signora Nancy Pelosi ha avuto la cortesia di ricordare - dedicato una parte molto grande della mia vita all'impegno nel Parlamento italiano e da ultimo nel Parlamento europeo. In effetti, non vedo altro luogo in cui si incarni il principio fondamentale della rappresentanza come nelle assemblee elette dai cittadini, a suffragio universale, per esercitare il potere legislativo e per svolgere funzioni di controllo nei confronti del potere esecutivo.

In un'epoca di intense continue trasformazioni e in un mondo sempre più interdipendente, chi governa, per libera scelta della maggioranza degli eletti dal popolo, deve poter assumere decisioni tempestive ed efficaci. E' questa una necessità comune ai nostri paesi, che non può essere ignorata dai nostri Parlamenti. Ma ciò non significa che si possa sfuggire a un corretto rapporto tra l'esecutivo e l'assemblea parlamentare, a un equilibrio che si fondi sul reciproco rispetto e su uno spirito di autentica cooperazione.

Tale equilibrio - lo sappiamo - non è facile a realizzarsi ; esso richiede uno sforzo tenace, anche da parte dei Parlamenti. Se ne ribadisco ed esalto il ruolo insostituibile, non ne ignoro infatti le difficoltà, le debolezze, le criticità. Preoccupa soprattutto l'indebolirsi della loro capacità di informare e coinvolgere i cittadini, di comunicare e di intessere relazioni sistematiche e feconde con la società civile. Saluto perciò come particolarmente importante la riflessione, qui anticipataci dal Presidente dell'Assemblea nazionale francese, Bernard Accoyer, sulle possibilità che vengono offerte ai Parlamenti dalle nuove tecnologie comunicative. Così come indubbiamente importanti sono gli altri temi che figurano all'ordine del giorno dei vostri incontri di domani, innanzitutto quello del ruolo dei Parlamenti nella promozione del dialogo interculturale e dell'integrazione sociale e la relatrice, signora Nancy Pelosi, Speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, ci ha già suggerito spunti di grande interesse. Perché i Parlamenti possono e debbono essere anche i luoghi in cui si discutono questioni di fondo del divenire e dell'evolversi delle nostre società, e si formano visioni lungimiranti e comprensive del nostro futuro democratico.

Anche il vostro incontro si aprirà alla partecipazione di paesi non membri del tradizionale G8, come già si è fatto a L'Aquila nello scorso luglio. E così anche il discorso sul ruolo dei Parlamenti si allarga a nuove realtà e a nuove prospettive di cooperazione sul piano globale. Le barriere nazionali e ideologiche del passato non hanno più ragion d'essere, non possono più dividerci e impedirci di assolvere grandi compiti comuni. Abbiamo già da tempo sperimentato il superamento delle vecchie barriere e di troppo angusti confini nazionali, su scala europea, facendo nascere e vivere il Parlamento di Strasburgo, come assemblea rappresentativa dei cittadini europei nel loro insieme. E sono lieto di salutare qui il suo nuovo Presidente, nella persona del Signor Buzek, che ben esprime e simboleggia una lunga lotta per la libertà e l'unità dell'Europa. L'esperienza europea di un'assemblea rappresentativa sopranazionale già ispira, credo di poter dire , approcci simili e coraggiose sperimentazioni in altri continenti.

Certo, se guardiamo alle sfide globali del nostro tempo, e all'impegno che si richiede non solo ai paesi del G8, ma a tutti - ai 20 del prossimo incontro a Pittsburgh e ai ben più numerosi che saranno rappresentati nei prossimi giorni nell'Assemblea delle Nazioni Unite - constatiamo che la posta in giuoco è molto alta, la prova è molto ardua. Ma, come ho detto a L'Aquila ai Capi di governo e di Stato lì convenuti, "nella riconciliazione tra le civiltà che si sono incontrate e scontrate nella storia, nella cooperazione tra le civiltà che ci appaiono oggi in tutta la loro ricchezza e diversità, possono trovarsi le risorse necessarie per assicurare il futuro della convivenza umana, la pace e la giustizia tra le nazioni".



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