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 Anno V n° 12 DICEMBRE 2009    -   FATTI & OPINIONI


Commento politico
Situazione gravissima, ma sembra che il centro sinistra non abbia occhi, né orecchie e parli a braccio
Il messaggio di Napolitano, per il modo, per la brevità e per i contenuti è un campanello d'allarme molto grave. C'è una exit-strategy dalle accuse dei PM a Berlusconi: ci deve preoccupare?
Di Giovanni Gelmini



Situazione irrituale sicuramente: Giorgio Napolitano convoca una conferenza stampa, al termine dell'udienza con l'Associazione Nazionale dei Mutilati ed Invalidi del Lavoro, e i giornalisti vengono raccolti nella sala di rappresentanza; segno che il messaggio che vuole dare è ritenuto dal nostro Presidente della Repubblica assolutamente urgente e importante.

Il messaggio contiene poche parole, difficilmente equivocabili (N.d.R. Il testo, in sostanza completo, lo trovate in documenti) eppure le interpretazioni date dai nostri politici sono molto diverse.

Fini ha una dichiarazione “piatta” degna di un politico che non vuole dire cosa pensa e così non dice nulla: “C'è piena condivisione è un messaggio che va letto e apprezzato nella sua totalità ”. A ruota lo segue Schifani: “Come sempre il capo dello Stato dice parole profondamente sagge. Il presidente Napolitano invita ogni componente del sistema istituzionale ad assumere toni e atteggiamenti responsabili nell'esclusivo interesse della nostra serenità democratica" ma non si limita a questo e aggiunge "Siamo certi che questo invito non cadrà nel nulla e che la crescente drammatizzazione alla quale fa cenno il presidente Napolitano avrà necessariamente termine, con risposte concrete, aprendo così la strada a quel clima che il Paese ci chiede per modernizzarlo attraverso le grandi riforme ormai indifferibili. ” Così apprendiamo che tutto verrà risolto con le riforme, ma quali riforme e come verranno fatte?

Il testo parla chiaro “esaminare, in un clima più costruttivo, misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia”, ma non sembra che il “clima costruttivo” sia un punto all'ordine del giorno oggi né che il problema che si pone il governo sia “definire corretti equilibri tra politica e giustizia”. Ormai tutti lo dicono: il punto vero è salvare Berlusconi dai numerosi processi in corso e da quelli futuri fortemente temuti, come ci dicono i giornali della famiglia Berlusconi: “Libero” e “Il Giornale”.

Di poco conto sono le dichiarazioni di Bossi (“Bisogna stare più tranquilli”), Casini (“Questo e' un paese che sta andando nel baratro. Il monito del capo dello Stato è chiaro: fermatevi... non pensare che tutti i guai del paese siano dovuti ai magistrati”; gli esponenti del Pd non sembrano rilevare quale sia il vero problema su cui Napolitano ha voluto dire, in modo chiaro, la posizione della Presidenza della Repubblica; infatti parlano di “Centralità del parlamento” (Bersani), Rosy Bindi ritiene che “un doppio monito che vale per tutti coloro che in questi giorni ingiustamente hanno fatto polemiche dissennate contro i vertici delle istituzioni, anche contro il Capo dello Stato

Certamente c'è un doppio monito a cui i chiamati in causa hanno risposto in modo diverso; Berlusconi si scansa affermando “Non sono certo io ad alzare i toni dello scontro. Sono semmai alcuni pm a tenere un comportamento che, in qualunque democrazia, non sarebbe tollerato ”. La controparte parla per bocca di Luca Palamara, Presidente dell'ANM, che dopo, aver apprezzato le parole di Napolitano, dice: “Noi non siamo in guerra con nessuno, però chiediamo di non essere aggrediti ”.

Ma è pensabile che Napolitano sia ricorso a un metodo inedito per dire semplicemente: figli miei fate la pace?
È evidente che c'è qualcosa di grosso che bolle nel pentolone della politica di oggi, qualcosa che forse mai si è verificato da quando la Costituzione è nata.

Dal 1994, quando Berlusconi è andato al potere, ha fatto di tutto per evitare che la magistratura lo mettesse nei guai. In parte la cosa gli è riuscita, ma da un po' di tempo continua ad affermare che è in atto un golpe per fare in modo che lui, che ha il consenso del popolo, non possa governare. Se si trattasse solo delle leggi, di cui si sta parlando, non ci sarebbe nulla di nuovo. C'è un iter parlamentare da seguire e eventualmente una Corte Costituzionale.

Ma allora ci deve essere dell'altro: la fifa nera di un’accusa infamante fa parte del quadro?

A questo Napolitano dà una risposta istituzionale e precisa: “ nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento, in quanto poggi sulla coesione della coalizione che ha ottenuto dai cittadini-elettori il consenso necessario per governare ”. Le crisi si fanno solo se il Parlamento sfiducia il Premier! Nessun magistrato può fare cadere il governo, come non lo ha mai fatto cadere. Berlusconi ricorda sempre l'avviso di garanzia nel 2004 durante il G8, ma non dice che non fu quello a farlo cadere, ma la sfiducia del parlamento ottenuta durante una votazione in cui Bossi votò contro, perché dichiarò decaduto l'accordo elettorale, in quanto Berlusconi non aveva fatto nulla per il federalismo.

Forse c'è qualcos'altro che preoccupa Napolitano e che ci dovrebbe veramente preoccupare se quelle cose che si dicono fossero vere.

In un articolo comparso su “La Stampa”, Marcello Sorgi ci rende edotti che esiste una exit-strategy nel caso che le procure dovessero veramente inquisire il premier per mafia, sulla base delle accuse dei pentiti, e scrive “Il Cavaliere non lo ha detto a voce alta, per evitare che finisse sui giornali, ma la risposta potrebbe perfino arrivare a dimissioni in massa di tutti i parlamentari di maggioranza, per far sciogliere il Parlamento e arrivare a nuove elezioni politiche.”.
È evidente che il Cavaliere sa che nessuno ora vuole andare alle elezioni e che succederebbe quello che è successo nel 2004: a lui succederebbe un Governo di “transizione”, magari guidato da Fini. Questo lo taglierebbe fuori definitivamente dalla politica. L'unico modo che ha per evitarlo è far decadere il Parlamento, evitando le consultazioni per la formazione di un nuovo Governo.

Il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi ha smentito che Berlusconi e Dell'Utri siano stati iscritti nel registro degli indagati, ma a Palermo il procuratore aggiunto Antonio Ingroia tergiversa e dice: “non diciamo niente". Anche Cicchitto ha ben chiara la situazione e afferma: “se non è oggi sarà domani, il circo mediatico-giudiziario non molla certo la presa. ”.

Se dovesse avvenire quanto ipotizzato da “La Stampa” possiamo immaginare quale sarà il programma elettorale di Berlusconi: cambiare radicalmente la costituzione e così il golpe sarebbe perfetto, perché vincerebbe sicuramente; infatti il PD non sa ancora chi è e cosa fare.

Lasciatemi fare un'ultima considerazione; se ci troviamo in questa situazione è perché il centro sinistra, durante il governo Prodi, non ha voluto mettere mano a quello che era il suo programma di base: cancellare le leggi ad personam, riscrivere la legge elettorale e fare la legge contro il conflitto di interessi. Per di più ha messo in campo un Veltroni, che certamente rappresentava chi lo ha eletto, ma che non ha mai capito che con Berlusconi non si tratta: o si dice si o si deve combattere.



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