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 Anno VII n° 10 OTTOBRE 2011    -   FATTI & OPINIONI


La linea politica di questo Governo
La giustizia... di parte, bavaglio e tasse per tutti
Ad ascoltare i discorsi dei politici siamo “a cavallo”, ma, se li analizziamo per benino, ci accorgiamo che, se va bene, si tratta di un asino imbizzarrito
Di Giovanni Gelmini


Alfano continua a proporre un profilo del “politico del PDL” che, se veramente applicato, vedrebbe il suo partito decapitato di tutti i principali esponenti, partendo dal fondatore Berlusconi, mentre l'Italia sta soffrendo per una crisi economica di dimensioni non ricordabili, che getta le famiglie nella povertà o nella paura del futuro e non crede più a nessuno.

La politica, guidata da Tremonti, succhia, come un’idrovora a funzionamento continuo, i pochi euro che restano per raggiungere il pareggio, ma non affronta i veri nodi del bilancio: la spesa inutile. Anche del decreto imposto dall’UE per lo sviluppo non ci si può fidare. In tutta l'attività politica in cui Tremonti ha gestito il ministero (N.d.R. in sostanza in tutto il periodo in cui Berlusconi è stato al Governo, ad esclusione del Berlusconi I, che aveva alle leve il fabulatore Pagliarini e un brevissimo intervallo gestito da Siniscalco) nessun provvedimento serio è stato preso per lo sviluppo, se non la prima legge Tremonti sugli investimenti nelle aziende. Cosa ci possiamo attendere da un Governo che vive solo con tasse e sprechi in opere faraoniche come il Ponte di Messina?

E la piazza, da destra a sinistra, protesta.

Ma gli interessi di Berlusconi sono sempre stati chiari è la giustizia è il primario. I problemi dell'economia lo toccano marginalmente, mentre la giustizia gli produce ferite sanguinanti. I processi si accumulano in modo inesorabile.
“Processo breve”, “Processo lungo”, riforme costituzionali sono i mezzi che inutilmente Berlusconi ha messo in campo per bloccare l'iter della Giustizia in un paese che ha già molte carenze in questo campo, ma la sua traballante maggioranza, coesa solo dagli interessi, non sopporterebbe queste prove e si disgregherebbe e così i provvedimenti vengono messi nel cassetto.

Ma è possibile che si possa sapere di conversazioni “private” del Premier?
È possibile che il popolo d’internet metta in ridicolo Berlusconi e i suoi ministri più attenti, come la Gelmini (N.d.R. con me non c'entra minimamente e sono ben felice di non conoscerla!), che qualunque idiozia detta da loro è riportata attentamente e diffusa a tutti; le immagini “mitiche” di politici scadenti appaiono in tutta la loro pochezza.
Con internet tutti sanno che il Re è nudo, se non ha vestiti veri.

E così il Premier è molto irritato dalle “sommosse” fatte dal popolo d’internet: subito occorre bloccare definitivamente questi attacchi con una legge.

Il primo attacco ad internet con la delibera AGCOM: attacco fallito!

Allora si passa ad inserire la censura totale per internet nel decreto sulle intercettazioni telefoniche. Carcere per i giornalisti e multe salatissime per chi non rispetta le regole della censura in internet, ma il popolo del blog si solleva. Avaaz.org lancia una raccolta di firme contro il Bavaglio e in pochi giorni raggiunge e supera le 500.000 adesioni, il segno che una legge di questo tipo andrebbe subito a referendum abrogativo.

Che fare?
Ecco che arriva in soccorso il PD e viene accettata la proposta di togliere dal Bavaglio i blog. Valigia Blù gioisce per questa vittoria, anche se solo per la “modalità”, e non capisce che non è stata proprio una vittoria, perché in questo modo hanno zittito la massa, per colpire liberamente la fonte: la libera stampa.

La censura restante per le testate giornalistiche registrate rende difficile l'esercizio della libertà di stampa per i micro-editori: quelli che sono assolutamente liberi, che non ricevono contributi, che non hanno praticamente introiti dalla pubblicità per essere più liberi, come noi.

Ma perché il PD si è compromesso con una simile iniziativa?

È facile la risposta: questa legge piace a tutti i poteri, sia di destra sia di sinistra, e piace come la “porcata” di Calderoli: infatti, già la legge “Mastella”, elaborata con il Governo Prodi, prevedeva un bel bavaglio e la “porcata” di Calderoli non fu abrogata durante lo stesso Governo.

La verità è questa: il “Potere” non vuole essere controllato, sia che si dica di destra, sia che si dica di sinistra e in questa sinistra c'è troppa gente di potere troppo vicina, come intenti, a Berlusconi.



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