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 Anno VIII n° 3 MARZO 2012    -   TERZA PAGINA


Tra mito e scienza
Il mago della pioggia: un mito antico oggi con il “camice bianco”
Dalle antiche divinità ai moderni scienziati troviamo il desiderio di controllare e modificare il clima. L'acqua è sempre stata un elemento di potere, ma le modifiche del clima devono fare paura e chiedono molta attenzione
Di Cricio


L'uomo ha sempre cercato di porre sotto controllo i fenomeni meteorologici, in particolare la pioggia, che, se troppa o troppo violenta, crea danni, se troppo prolungata impedisce, specialmente nell'antichità, il lavoro dei campi e la caccia e, più in generale, l'attività umana, ma se assente porta con sé la siccità, la perdita dei raccolti, la moria degli animali e, di conseguenza la fame.

Quando si scatena il temporale i tuoni mettono una gran paura e i fulmini possono arrecare enormi danni: incendi e anche morti. Appare ovvio che fin dall'antichità si sia cercato di controllare i fenomeni meterologici.

Il dio atzeco Tlaloc

Certamente un modo fu assegnare ad una divinità il ruolo di “dio della pioggia”. Così tra le divinità adorate da tutti i popoli troviamo quella cui è affidato tale compito. Per i greci era addirittura Juppiter, il nostro Giove, che spesso è rappresentato con le saette tra le mani ed era il dio preposto al tempo meteorologico.

Per molti popoli i dio della pioggia è anche quello del tuono e della guerra. Così è per i Romani con Marte, figlio di Giunone, ma non di Giove. Nella mitologia nordica troviamo Thor, con una storia della nascita molto simile a Marte, e anche tra le divinità azteche troviamo Mextli, da cui trae il nome l'attuale Messico, come dio della guerra e delle piogge, ma c'è anche Tlaloc, dio della pioggia e della fertilità. Anche nell'induismo Indra è dio del tempo meteorologico e della guerra.

In altri casi non troviamo l'abbinamento della pioggia con la guerra. Nello scintoismo ci sono due dei separati; per il tuono Raijin, e per la pioggia Kura-Okami; nell'area del Medio Oriente c'è come dio della pioggia Hadad.

Non è che con l'avvento della religione cristiana la gente abbia perso l'abitudine di legare la pioggia alla divinità; infatti, fino a qualche decennio fa, in caso di siccità erano fatte processioni per chiedere la pioggia e ancora nel 2003 a Lodi fu portato in processione il miracoloso Crocifisso della Maddalena, in una cerimonia voluta per invocare la pioggia e presieduta dal parroco. Il Crocifisso, opera lignea di Jacopo Oldi che risale al 1400, non lascia che raramente la chiesa, ma questo avviene per invocare la protezione contro le calamità naturali.
Ci sono sempre stati anche i “maghi della pioggia” che in vario modo cercavano di controllare gli eventi meteorologici.

Nella seconda parte del secolo scorso le cose sono cambiate.

La scienza ha fatto grandi passi nell'ultimo mezzo secolo nello studio della metereologia e oggi, grazie anche ai satelliti artificiali, si riescono a fare previsioni molto attendibili, anche per periodi relativamente lunghi e, cosa ancora più importante, è stato possibile costruire dei modelli matematici delle perturbazioni.

Un sistema più “scientifico” rispetto a quelli dei “maghi della pioggia” lo troviamo negli anni '50: il “cannone antigrandine”, un dispositivo con cui, all'avvicinarsi della grandine, l'agricoltore spara delle cariche esplosive e manda così un'onda d'urto verso l'alto per respingere la grandine, e impedirne la formazione. L'effettiva capacità di questo sistema di evitare la grandine è molto dubbia, ma si sa che la speranza...

Il cannone antigrandine, vista la sua dimensione minima d’impatto territoriale, non ha certo stimolato l'applicazione di modelli matematici per chiarirne i benefici e ottimizzarne l'uso, ma è del luglio 1946 un’intuizione fortuita fatta da Vincent Schaefer: l'inseminazione delle nuvole, che è di ben altra portata.

L'inseminazione delle nuvole si basa sull'idea di immettere nell'aria alla giusta quota qualcosa che permetta l'aggregazione di gocce d'acqua. Inizialmente Schaefer usò delle microfibre, ma poi gli scienziati che si occuparono di questa nuova possibile tecnologia passarono a prodotti in grado di raffreddare la nuvola come giaccio secco, sale marino e joduro d'argento, che ancora oggi si usano.

Il clima fu modificato per la prima volta da Schaefer già nel 1946, quando produsse una precipitazione nevosa presso il monte Greylock, nel Massachusetts orientale. Oggi la tecnica è usata in modo abbastanza diffuso per innescare sistemi piovosi ai fini dell'irrigazione agricola, ma, non è l'unica applicazione.

Negli anni '60 l'esercito USA cercò di modificare gli uragani atlantici. Il progetto non ebbe però un buon proseguo, perché fu fermato dal timore che quel tipo di intervento potesse modificare le rotte degli uragani creando disastri inattesi.

Questa tecnologia si presta però ad usi non solo “civili” e per il benessere della popolazione.

Si sa per certo che gli Usa, durante la guerra del Vietnam, tra il marzo 1967 e il luglio 1972, inseminarono con argento iodato la zona del Sentiero di Ho Chi Mihn per prolungare la stagione monsonica. Quest’operazione aumentò la pioggia di 30 - 45 giorni.

Si dice che anche la pioggia caduta quasi in continuità nel 1969 sul festival di Woodstock fosse causata da inseminazioni delle nuvole. Nulla fu dimostrato, ma resta una teoria possibile tra quelle propagandate allora dal movimento hippy.



Oggi diventa sempre più diffusa la ricerca per “modificare il clima” specialmente nelle regioni aride e la Cina è sicuramente il paese più interessato a ciò.

In parallelo alla crescita di interesse a questo, aumenta il timore di una possibile alterazione mondiale del clima con conseguenze imprevedibili, probabilmente catastrofiche, nelle regioni che oggi vivono bene.

Vi è anche la possibilità che, usando l'inseminazione delle nuvole, un paese possa essere ridotto sul lastrico, con evidenti vantaggi per i suoi nemici, nemici che non devono essere necessariamente Stati.

Sappiamo che ogni scoperta scientifica è portatrice di vantaggi per l'umanità e di rischi anche molto grossi.

L'esempio più bello lo abbiamo da Alfred Nobel, chimico svedese inventore della dinamite, che si rese conto che la sua invenzione, utilissima se usata bene, diventava disastrosa se usata male; così per compensare i danni prodotti, alla sua morte lasciò tutti i suoi enormi redditi legati alla dinamite all’omonima fondazione che ogni anno distribuisce i famosi premi a chi opera per il bene dell'umanità.

Oggi la modellistica matematica riesce a simulare quanto succede dopo una certa azione, ma non è ancora in grado, né lo sarà per i prossimi anni, di simulare azioni globali e le possibili recessioni. Ecco perché le tecnologie di modificazione del clima, se usate localmente in modo sporadico non creano problemi, ma, se diffuse e usate in modo continuo, possono produrre effetti non desiderati, non prevedibili dai modelli matematici disponibili e pericolosi, anche per gli stessi luoghi dove sono utilizzati per risolvere un problema come la siccità.

Insomma questi scienziati col camice bianco, malgrado siano molto preparati, restano dei “maghi della pioggia”.



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