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Storia di una ricerca nata da una curiosità Bergamo: il mistero della Cappella della Peste e le Muraine La Cappella della Peste di Via Palma il Vecchio, una testimonianza antica. Ma non era troppo vicina alla cinta daziaria di Bergamo, chiamata Muraine? Dove passavano le Muraine attorno al Borgo di San Leonardo? La Cappella è stata spostata quando negli anni ’80 sono stati abbattuti i complessi industriali Zopfi e Arti Grafiche e realizzato il complesso del “Triangolo”? Di Giovanni Gelmini
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Nel sistemare la biblioteca mi capita in mano un libro che era di mio padre: “S. Alessandro in Colonna” di mons. Lumina.
È vero che le Muraine non erano una fortificazione militare, nate solo con lo scopo di controllare gli accessi alla città, sia per un controllo civile, sia per l’esazione dei Dazi, ma ricordiamoci che i Veneziani per costruire le Mura di Città Alta non esitarono ad abbattere chiese e abbatterono perfino la Cattedrale della città.
Quindi il primo mistero è risolto: la Cappella della Peste non era a ridosso delle Muraine, ma distava più di cento metri e, non avendo le Muraine un carattere difensivo militare, non creava problemi. Parliamo ora della Cappella. Per questo abbiamo un documento completo a nostra disposizione: il decreto di “interesse culturale” che è stato emanato dal Ministero il 4 marzo 1985. In questo documento leggiamo che è stata “costruita nel 1670 su una struttura preesistente”, quindi qualcosa c’era prima della realizzazione della cinta muraria e l’opera arrivata a noi è stata realizzata dopo la costruzione della stessa, quindi a maggior ragione è confermato che non interferisse con essa.
Dai racconti di mio padre sapevo che l’acqua della roggia era utilizzata lì come forza motrice da un mulino (N.d.R. era in quella costruzione che ancora oggi si vede a sud della roggia) e dallo stabilimento delle Arti Grafiche. Da nessuna parte ho trovato traccia di un canale che si dipartisse dalla roggia Serio. Solo in una mappa ottocentesca, vista nella visita alla “Archivio Dall’Ovo”, ho visto riportato un corso d’acqua; poi, leggendo trovo che questo è connesso alla storia della Cappella e quasi sicuramente, come vedremo, all’evento religioso. Si tratta quindi di un elemento di ambiente del luogo molto importante. Cercando sulla foto aerea della zona del 1924 l’ho perfettamente identificato e si vede anche la derivazione usata dallo stabilimento delle Arti Grafiche. La chiusa di collegamento della seriola con la Roggia Serio è ancora visibile, purtroppo non sembrano più visibili le cose successivamente descritte:
La Cappella sorge su un precedente edificio, di cui sono ancora visibili i resti di un casello quadrato dal quale venivano azionate delle piccole chiuse per regolare la quantità d’acqua destinata agli orti della zona. Sono rimaste visibili, nel muro, delle nicchie che un tempo servivano per appoggiare le lampade con cui i manovratori si facevano luce, poiché le operazioni di irrigazione venivano effettuate prima dell’alba.” Leggiamo anche che: “Nelle immediate vicinanze del casello esisteva un’immagine precedente al 1630, come risulta da un documento, individuato dal mons. Mario Lumina, riguardante un evento religioso che si verificò il 5 agosto 1536 presso l’immagine sacra della madonna del Muro, posta dove oggi sorge la cappella.” Ecco cosa scrive mons. Lumina:
l racconto, estremamente stringato, presenta una dinamica che lascia qualche dubbio. Mi immagino il Grippo che “serra” la Porta Broseta. Serrare una porta di questo tipo non vuol dire dare qualche mandata di chiave, ma mettere chiavistelli e magari anche un palo e la porta resta bloccata e non apribile. Mi immagino ora il tapino avvolto in una cerata scura che esce da una porticina e si avvia verso porta Osio lungo lo sterrato che congiunge le due porte, senza munirsi di una lampada che permetta di vedere dove sta andando. C’è da chiedersi perché si sia avventurato così al buio su una strada di campagna, sicuramente infangata e “allagata” dal violento temporale, invece di percorrere, all’interno della cinta delle Muraine, Via Broseta fino al ponticello sulla roggia a fianco della Chiesa di San Rocco, scendere poi per via San Lazzaro, via Carrozzai e via Osio. Il primo percorso è di circa 400 mt il secondo di 700 mt, ma sicuramente più sicuro e si può certo dire che la differenza di percorso non sia significativa, ma tutto questo non inficia l’avvenimento che deve aver avuto risonanza nel posto dove è avvenuto e che quindi a loro che ne ascoltarono il racconto non lasciava dubbi. Una cosa di tutto questo racconto mi interessa sottolineare: c’era “in un muro dipinta l’immagine di Maria Vergine” e che questo muro era fuori dalla cinta delle Muraine. Troviamo così che già allora c’era un muro che chiudeva il “triangolo” di orti, esterno alle Muraine, tra Porta Osio, Porta Broseta e San Rocco e questo lo troviamo in parecchie mappe settecentesche e ottocentesche (vedi immagine precedenete della mappa Manzini). Questo muro potrebbe aver tratto in inganno alcuni cartografi del passato che hanno errato nell’indicare il percorso della cinta daziaria in questo luogo. Devo anche notare che troviamo questo errore, seppure in modo marginale, anche nel decreto di “interesse culturale”. Infatti, viene riportato un passo dopo una citazione di Andrea Pasta in “Pitture Notabili di Bergamo” a pagina 104 che data l’edificazione della Cappella nel 1670. Il passo dice “la cappella mostra i due fronti allineati sui lati opposti di un muro perimetrale che circondava i borghi.”, sembra che anche questa affermazione sia del Pasta, ma non è così perché non appare nel testo originale; forse esce dalla documentazione presentata, che non conosco, quindi da un superficiale scrivano che non si è peritato di informarsi sulla realtà delle cose, fidandosi delle dicerie. Sappiamo molto bene ora che la cappella non è allineata al muro che “circondava i borghi”, ma casomai al muro di recinzione degli orti e alla strada che congiungeva Porta Broseta a porta Osio all’esterno delle Muraine.
Resta l’ultimo mistero da chiarire: la Cappella è ancora al suo posto o è stata spostata negli anni ’80 quando è stato edificato il complesso del Triangolo? Mentre facevo le mie indagini qualcuno mi ha detto: “Ma lo sai che è stata spostata? A me sembrava sempre al suo posto, ma in molti mi hanno ripetuto la stessa cosa e qualcun’altro ha addirittura precisato: “È stata spostata di 4 metri!” All’osservazione che ho fatto che sul retro c’è un affresco ancora intatto, mi precisano: “Ma non è stata smontata è stata fatta scivolare.” Interessante tecnica, ma chissà che costi! Ne valeva la pena?
Il complesso del Triangolo è enorme, un progetto rispettoso della storia non l’avrebbe toccata recuperando le volumetrie in altro posto e lasciando uno spazio congruo e piacevole attorno, non lasciandola, invece, sacrificata tra la strada e la nuova costruzione, come è ora. Evidentemente l’architetto progettista era troppo concentrato sulla sua idea per tenere conto delle realtà da conservare; grave questo per un professionista che vorrebbe essere considerato importante. Per di più tutto quello che c’era prima dell’intervento di recupero, elencato come rilevante nelle decreto di “interesse culturale”, oggi è scomparso. Nulla c’è più di quanto faceva la Cappella una testimonianza importante di quasi un millennio di vita: i resti delle Muraine, “… di un casello quadrato dal quale venivano azionate delle piccole chiuse per regolare la quantità d’acqua destinata agli orti della zona. Sono rimaste visibili nel muro delle nicchie, che un tempo servivano per appoggiare le lampade con cui i manovratori si facevano luce, poiché le operazioni di irrigazione venivano effettuate prima dell’alba”. Nemmeno le nicchie sono state lasciate!. Oggi la cappella è un edificio poco interessante e ingombrante, di cui nessuno può intuire la sua storia. Preciso che non sono uno storico, ma solo un curioso che cerca di capire. Tutte le informazioni sono tratte da libri e non da documenti originali, ad esclusione del decreto di “interesse culturale” emanato dal Ministero il 4 marzo 1985 e del richiamo di Andrea Pasta alla Cappella da lui indicata come “Cappella dei Morti”. Il testo Sant’Alessandro in Colonna di Mario Lumina, edito da Greppi nel 1977, che è stato il motivo di partenza della ricerca, l’ho donato alla biblioteca del “Museo delle Storie di Bergamo” dove può essere consultato. Aggiornamento del 2 gennaio 2018 Proseguendo nelle mie ricerche, ho trovato queste foto della cappella in cui si vede come era negli anni ’70; c’è un’aria campestre nello spazio dietro al muro che la separava dal via Broseta, ma non è questa la cosa importante per me. La cosa che voglio segnalare è che la costruzione sul retro della Cappella non era un deposito a sevizio della Cappella stessa, ma conteneva le chiuse per regolare le acque di irrigazione provenienti dal canale della Roggia Serio. Il confronto con la situazione attuale mostra chiaramente come il tutto sia stato snaturato e non abbia più alcun significato. Dalle immagini sembrerebbe che il vano dietro la cappella sia stato ridotto, ma questo potrebbe essere solo un effetto ottico. Resta che il significato storico si è completamente perso, quello artistico non è eccessivo ed è importante solo se lo si lega a quello storico delle acque e della visione miracolosa. Credo che si sia persa una occasione per trovare una collocazione, magari all’interno del parco, che per lo meno permettesse una memoria storica con, nel possibile, la ricostruzione dell’ambiente ante-investimento di riqualificazione, ma l’intelligenza non è di tutti gli investitori immobiliari. Vedi anche: Argomenti: #apparizione , #arte , #arte antica , #bergamo , #cappella della peste , #mura , #muraine , #saggio , #san leonardo , #triangolo Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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