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Il Mezzogiorno al centro dell'attenzione

Intervento di Draghi:Quali politiche per il Sud?

La disamina presentata è la sintesi di uno studio della Banca d'Italia di cui abbiamo già parlato. Draghi indica le vie per risolvere la “Questione Meridionale”, ma sono percorribili?

Di G.G.

Il Mezzogiorno al centro dell'attenzione Intervento di Draghi:Quali politiche per il Sud? La disamina presentata è la sintesi di uno studio della Banca d'Italia di cui abbiamo già parlato. Draghi indica le vie per risolvere la “Questione Meridionale”, ma sono percorribili?
Un sentiero di crescita più elevato di quello dello scorso decennio è essenziale per la stabilità finanziaria; per abbattere il debito pubblico; per potenziare le nostre infrastrutture: l’istruzione, la protezione sociale, la giustizia; per ridurre il prelievo fiscale. Questo è lo scopo delle ricerche che presentiamo oggi: riesaminare il problema che ha segnato la storia economica d’Italia fin dalla sua Unità. Abbiamo tutti bisogno dello sviluppo del Mezzogiorno.

Con questa frase esordisce Mario Draghi nell'intervento d’apertura del convegno "Il Mezzogiorno e la politica economica dell'Italia" organizzato dalla Banca d'Italia. Avevamo già anticipato la situazione di fallimento, denunciate dalla Banca d'Italia, delle politiche economiche territoriali intraprese negli ultimi vent'anni ( Quali politiche per il Sud? Spaziodi Magazine, Settembre 2009); oggi Draghi è drastico nelle sue affermazioni.

Parte da una osservazione: “Il divario di PIL pro capite rispetto al Centro Nord è rimasto sostanzialmente immutato per trent’anni: nel 2008 era pari a circa quaranta punti percentuali. Il Sud… rimane il territorio arretrato più esteso e più popoloso dell’area dell’euro.

La scarsa integrazione con il resto del mondo, da cui “viene meno di un decimo delle esportazioni italiane”, ha portato il Mezzogiorno a risentire maggiormente della crisi. Le commesse di sub fornitura verso le aziende del nord si sono contratte fortemente e i pagamenti si sono allungati oltre ogni sopportabilità.

Draghi definisce “allarmante” lo scarto “di qualità fra Centro Nord e Mezzogiorno nell’istruzione, nella giustizia civile, nella sanità, negli asili, nell’assistenza sociale, nel trasporto locale, nella gestione dei rifiuti, nella distribuzione idrica.” e considera un caso “emblematico” quello della sanità perché “il divario deriva chiaramente dalla minore efficienza del servizio reso, non da una carenza di spesa.

Draghi indica come il punto cruciale. “Grava su ampie parti del nostro Sud il peso della criminalità organizzata. Essa infiltra le pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del libero mercato concorrenziale, accresce i costi della vita economica e civile. ” e ricorda le risorse di analisi messe già a disposizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, per un'indagine sul costo economico della criminalità, che è elevato ed è da addebitarsi alla carenza, al sud, di quello che Draghi chiama il “capitale sociale

Questa carenza si ripercuote anche alla farraginosità del sistema bancario e nei tassi praticati, giustificati dall'elevata insolvenza delle imprese al Sud, ma che non giustificano appieno la scarsa capacità dei banchieri di valutare e selezionare il merito di credito con prudente lungimiranza; in questo modo si giocano le sorti delle nostre imprese migliori e della nostra competitività nel lungo periodo, e questo vale pure per il Nord.

Draghi afferma: “Le politiche regionali – quelle esplicitamente finalizzate a promuovere lo sviluppo delle aree in ritardo, con interventi specifici – nell’ultimo decennio si sono volte anche all’obiettivo di innalzare il capitale sociale, attraverso miglioramenti nella trasparenza informativa, nella rendicontazione, nel controllo e nella valutazione dei risultati dell’azione pubblica, ma hanno ottenuto risultati scarsi. Ne hanno indebolito l’azione i localismi, la frammentazione degli interventi, la difficoltà di individuare le priorità, la sovrapposizione delle competenze dei vari enti pubblici.- e arriva alla conclusione - le politiche regionali possono integrare le risorse disponibili, consentirne una maggiore concentrazione territoriale, contrastare le esternalità negative e rafforzare quelle positive. Ma non possono sostituire il buon funzionamento delle istituzioni ordinarie.

Le politiche regionali per essere positive devono “anche prevedere meccanismi correttivi, che operino quando la qualità del servizio fornito alla collettività è inadeguata” e Draghi porta come esempio la minore capacità delle scuole e delle università del Sud di stimolare l’apprendimento degli studenti. L'elevata disoccupazione esistente al sud presenta “tassi di occupazione tra i più bassi d’Europa.

Ma c’è un altro motivo - prosegue Draghi - “ per concentrare l’attenzione sulle politiche generali: la spesa pubblica primaria che viene convogliata a vario titolo nel Sud è imponente al confronto delle risorse utilizzate per le politiche regionali, che ne rappresentano solo il 5 per cento. Oggi una politica che persegua l’obiettivo di accelerare lo sviluppo del Mezzogiorno non deve sovrapporsi alle politiche generali; deve essere in primo luogo la consapevole e sapiente declinazione di queste ultime sul territorio.

Draghi esclude anche che la politica dei “sussidi alle imprese” possa essere efficace (n.d.r cosa che invece piace molto ai politici perché rafforza il clientelismo), ma sostiene che si deve invece investire “in applicazione”, cioè “ Si deve puntare a migliorare la qualità dei servizi forniti da ciascuna scuola, da ciascun ospedale e tribunale, da ciascun ente amministrativo o di produzione di servizi di trasporto o di gestione dei rifiuti.

Per questo si deve arrivare a valutare l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, Draghi continua: “Servono rilevazioni indipendenti, sistematiche, frequenti, su cui misurare i progressi delle amministrazioni, stabilire un corretto sistema di incentivi, indirizzare le risorse pubbliche. “Conoscere per deliberare” è massima aurea, dall’attualità permanente, che dobbiamo al primo Governatore della Banca d’Italia nel Paese liberato, Luigi Einaudi.
Ovviamente, occorre poi deliberare. Si tratta di reimpostare norme e prassi antiche. Spostando l’enfasi dalla quantità delle risorse alla qualità dei risultati e facendo fruttare le risorse che ci sono già, che i bilanci pubblici trasferiscono dalle aree più ricche. I lavori presentati oggi mostrano che i margini per un utilizzo più efficiente delle risorse pubbliche sono significativi, in particolare nel Mezzogiorno. La spesa pubblica pro capite per i farmaci è per esempio in questa area largamente maggiore che al Centro Nord. Nel contempo, bisognerebbe riconoscere e premiare il merito di coloro che servono il Paese con distinzione in un ambiente particolarmente difficile.


Per Draghi il federalismo fiscale, che si dovrebbeconiugare con una maggiore responsabilità, sarà un’occasione per rendere più efficace l’azione pubblica, ma questo avverrà “solo se l’imposizione e la spesa a livello decentrato premieranno l’efficienza, solo se gli amministratori locali saranno capaci di indirizzare le risorse verso gli usi più produttivi e le priorità più urgenti.

Nel Sud questi obiettivi sono più difficili da raggiungere - afferma Draghi _ ma, se raggiunti, i benefici saranno grandi, probabilmente maggiori che nel resto del Paese. Altrimenti i divari si aggraveranno. A Sud come a Nord lo scopo del nostro agire deve essere garantire la funzione pubblica per eccellenza, quella che definisce una cornice, un clima uniformi nel Paese: scuole, ospedali, uffici pubblici che assicurino standard comuni di servizio da un capo all’altro d’Italia.

Ci chiediamo se la classe politico – amministrativa esistente oggi, sia al Nord, sia al Sud, sia in grado di gestire un cambiamento così radicale quando non ci è riuscita in più di mezzo secolo.

Argomenti:   #bankitalia ,        #draghi ,        #economia ,        #italia ,        #politica ,        #politica economica ,        #sud



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